Cronaca

L’accordo di filiera tra Coldiretti e Federolio fa “infuriare” il Cno

L’accordo di filiera firmato la scorsa settimana tra Coldiretti, Unaprol, Federolio e Fai (Filiera agricola italiana)Spa,  per imbottigliare e commercializzare sul mercato nazionale un quantitativo di 100mila quintali di olio extravergine di oliva da produrre in Puglia nella prossima annata olivicola 2018-2019, mette in agitazione, facendoli forse “infuriare”, i vertici del Cno (Consorzio nazionale olivicoltori) che, con le dichiarazioni del suo presidente, il bitontino Gennaro Sicolo, nonché presidente dell’O.P. (ndr – Organizzazione di produttori) “Oliveti Terra di Bari”, ha duramente  criticato l’intesa recentemente promossa ed anche sottoscritta dalla principale Associazione agricola nazionale e la Federazione italiana dei più importanti gruppi commerciali di confezionamento dell’ olio d’oliva. Infatti, l’accordo di filiera contestato dal Cno, con una nota, coinvolge le principali aziende confezionatrici italiane di olio d’oliva e consentirà di mettere a disposizione dei consumatori nazionali di extra vergine, sugli scaffali della Gdo (Grande distribuzione organizzata), ben 2 bottiglie su 3 (dei marchi presenti) di olio nazionale e, in particolare, pugliese. Ma per il presidente del Cno (l’Organizzazione di produttori olivicoli che fa capo alla Cia, ossia un’altra  significativa associazione rappresentativa del mondo agricolo italiano), “l’accordo di filiera Coldiretti-Federolio non riconosce il giusto valore all’olio extravergine d’oliva pugliese e serve a sdoganare le miscele di oli italiani con oli comunitari ed extracomunitari” e Sicolo sull’accordo di Coldiretti promette: “la Puglia olivicola darà battaglia per tutelare la dignità dei produttori, il futuro del prodotto e la salute dei consumatori”. Infatti, secondo quanto afferma il principale esponente del Cno, “alcune industrie, grazie a questa filiera farlocca acquisterebbero olio extravergine d’oliva italiano a 4 euro/Kg, (ndr – vale a dire 400 Euro il quintale)”. Un prezzo, questo, che è “ben al di sotto dei costi medi di produzione che in Puglia si aggirano intorno ai 4,80 euro/Kg” – ha sottolineato Sicolo, che ha aggiunto: “Il nostro prodotto, simbolo del Made in Italy, emblema di storia e cultura del territorio, come si evince da interviste e dichiarazioni verrebbe utilizzato per sdoganare il progetto ‘Italico’, (ndr – ossia) miscela di oli italiani con oli comunitari ed extracomunitari, tanto caro ad alcune aziende e ai vertici di Coldiretti”. Perciò, il presidente del Cno ha di seguito commentato: “Dopo la Xylella e le gelate, che hanno messo a repentaglio il futuro del comparto olivicolo, arriva questo accordo a dare il colpo di grazia definitivo alle aziende olivicole pugliesi”, per poi concludere: “Questa filiera è un fake (ndr – ovvero un falso) che ha un unico obiettivo: uccidere la produzione olivicola”, poiché con tale accordo, per Sicolo “é a rischio il futuro di centinaia migliaia di famiglie pugliesi che vivono grazie all’eccellenza di questo prodotto, simbolo della dieta mediterranea”. In definitiva, delle vere e proprie “dichiarazioni di guerra” queste rilasciate dal presidente del Cno sul recente accordo commerciale di Coldiretti con Federolio, il cui valore complessivo dovrebbe aggirarsi intono ai 50milioni di Euro, per una quantità di olio extra vergine da commercializzare sul mercato interno italiano di circa 100mila quintali, prevalentemente provenienti dalla Puglia. E, come si suole dire: “fin che c’è ‘guerra’ (di filiera), per i ‘poveri’ olivicoltori e produttori oleari pugliesi  dovrebbe esserci anche un briciolo di ‘speranza’, per i ‘poveri’ olivicoltori e produttori oleari pugliesi”. Ma, purtroppo, esperienze passate ultradecennali insegnano che per i produttori olivicoli ed oleari pugliesi spesso ci sono state le ‘guerre’ tra chi si contende le rappresentanze del comparto e le organizzazioni di filiera, ma poi nel concreto i risultati, e quindi le speranze, sono sempre state assai ridotte rispetto alle aspettative. E questo perché tra il ‘dire’ ed il ‘fare’ nel settore c’è sempre stato di mezzo un ‘mare’. Ossia, il ‘mare’ di olio d’oliva immesso (con accordi di Governo che quasi sempre danneggiano gli olivicoltori e produttori oleari italiani!) sul mercato nazionale da Paesi comunitari, come Spagna, Grecia e Portogallo, ma anche extracomunitari, quali la Tunisia, il Marocco e la Siria.

 

Giuseppe Palella

 

 


Pubblicato il 3 Luglio 2018

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