Cronaca

“L’Acquedotto siamo noi”, l’ultimo appello per evitare la privatizzazione

“L’Acquedotto siamo noi” è l’ultimo slogan o, ancora meglio, manifesto-appello rivolto ai parlamentari pugliesi per ottenere la modifica della legge nazionale che fissa al 31 dicembre 2018 la scadenza della gestione del servizio idrico in capo all’Ente Acquedotto Pugliese e l’obbligo della Regione Puglia di vendere le azioni.L’appello, aperto alla sottoscrizione di tutti i Cittadini, è stato promosso da Fabiano Amati, Umberto Fratino, Ernesto Sticchi Damiani, Corrado Petrocelli, Graziana Brescia, Gianluigi Pellegrino, Roberta Maria Rana, Michele Laforgia, Gabriella Genise, Mario Aulenta, Federica Cotecchia, Franco Gagliardi La Gala, Francesca Portincasa,  Nicola Lamaddalena, Mauro Bolognese. Di seguito  il testo del manifesto. Punto di partenza, dunque,una data ben precisa e cioè dicembre 2018, quando scade la concessione del servizio idrico integrato ad Acquedotto pugliese.In base alla legge vigente il futuro concessionario dovrebbe essere selezionato con una gara pubblica, da svolgersi tra imprese private nazionali e internazionali del settore. Questa prospettiva – pur formalmente legittima – non è convincente per i neososstoscrittori pugliesi dell’appello ai politici regionali, e dovrebbe essere impedita. A renderlo credibile una valutazione di diritto naturale.Le particolari condizioni idro-geo-morfologiche della Puglia (“sale al cielo l’afa della Puglia sitibonda”) determinarono la necessità di costruire un sistema di distribuzione idrica sostanzialmente unicursale e interconnesso, dipendente per l’approvvigionamento da fonti generalmente extra regionali. Ed ancora oggi è così, né potrà mutare.Se a questo si aggiungono le notevoli complicazioni sulla gestione dell’imponente sistema di collettamento fognario, cioè raccolta, depurazione e scarico dei reflui, in uno con la difficoltà di definire recapiti finali coerenti e compatibili dal punto di vista normativo ed ambientale, la scelta di una gestione totalmente pubblica si trasfigura in necessità inderogabile.<> si legge nel manifesto –appello di Amati  compagni.E poiché il tempo vola e 31 dicembre 2018 è già domani, il Parlamento nazionale dovrebbe cominciare a provvedere a modificare la normativa vigente, cancellando sia la data di scadenza della concessione in favore di Acquedotto pugliese, sia l’obbligo della Regione Puglia di vendere le sue azioni.A nessuno di noi verrebbe in mente di richiedere tutto questo, e per di più condizionando il “sacrosanto” diritto di concorrenza, se non si trattasse di un argomento che per la Puglia si materializzò – più di un secolo fa – in stretto connubio con la libertà, la giustizia e le norme che si scrissero assecondando le leggi della natura. Se restassero in vigore norme “montate” con la pretesa di derogare alle leggi della natura, sarebbero in pericolo sia la libertà, che la giustizia. E questo non è consentito, perché l’acqua è un bene pubblico, anzi, bene comune come recitava un altro abusato manifesto-appello molto semplice da ricordare, per il quale si sono sprecati parecchi slogan, tavolini, gazebo, referendum e manifesti-appello dei quali s’è persa memoria e traccia. Ma sempre rivolti a politici e amministratori pugliesi e nazionali….

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 7 Marzo 2014

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio