Cronaca

L’Adisu ‘secreta’ gli atti col silenzio-rigetto: cos’hanno da nascondere?

Nessuna volontà di licenziare i dipendenti dell’agenzia pugliese al diritto allo studio (Adisu) come invece hanno affermato Assessore regionale Sasso e Presidente del Consiglio d’Amministrazione, avvocato Sbarra commentando la recente sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità delle stabilizzazioni d’una quindicina d’unità alle dipendenze Adisu-Puglia. Per fare chiarezza sulla questione per il commissario regionale dell’Unione Generale del Lavoro, Pasquale Angelillo, bisogna riavvolgere il nastro e ripartire dall’inizio. L’Agenzia per il Diritto allo Studio Universitario della Puglia, nata sulle ceneri dei vecchi Edisu provinciali, sconta la gestione nel periodo che va tra il 27 giugno 2007, giorno in cui è stata pubblicata la Legge Regionale n. 18, istitutiva del nuovo Ente strumentale e il 16 aprile 2009, quando s’insedio’ il Consiglio d’Amministrazione. Un periodo di quasi due anni, in cui alcune sedi territoriali approfittarono del vuoto amministrativo ed in cui le gestioni commissariali furono caratterizzate da denunce, interventi e interrogazioni in Consiglio Regionale. Un periodo tinto a colori scuri che terminò con la rimozione dell’assessore regionale al Diritto allo Studio, Mimmo Lomelo. Concorsi, progressioni verticali, assunzioni a tempo determinato, assunzioni con contratto di lavoro interinale, l’abnorme moltiplicarsi d’attribuzione di posizioni organizzative, dirigenti con doppio incarico dirigenziale o di direzione in una sede e di commissario in un’altra hanno contrassegnato  il passaggio verso la nuova Agenzia a suon di atti caratterizzati, come emerge dalle denunce di tanti dipendenti, da mancanza di trasparenza. E adottati in un periodo (quello del commissariamento) nel quale era possibile gestire soltanto l’ordinaria amministrazione. Con il subentrare dell’Adisu-Puglia poco o nulla è cambiato. “”Situazione congelata e trasparenza zero””, taglia corto Angelillo, che ha seguito la vicenda fin dall’inizio. La cartina di tornasole, la prova che l’attuale gestione amministrativa dell’Agenzia avesse aggravato le pericolose dinamiche, già introdotte, punitive del personale transitato nel nuovo Ente, sono apparse in tutta la loro evidenza in occasione dell’applicazione del Contratto Integrativo Decentrato. Una fase contrattuale che, risentendo di tutte le componenti negative inserite e lasciate proliferare, è terminata attribuendo un trattamento di salario accessorio che non arriva neanche alla metà di quanto riconosciuto negli anni precedenti agli stessi dipendenti dei disciolti Edisu, oggi Adisu. “”A tutto questo aggiungiamo –chiarisce ancora il commissario Ugl- che i costi di gestione dell’Ente strumentale continuano ad aumentare e a risultare di gran lunga superiori ai benefici erogati agli studenti: nei giorni scorsi è stata rinnovata la procedura per la selezione di un’Agenzia di somministrazione di lavoratori interinali, per un importo complessivo dell’appalto superiore al milione di euro, per un triennio. Insomma, invece di valorizzare il personale già esistente, l’Adisu continua a gonfiare la spesa della struttura””. 
E la Regione rifiuta gli atti, in barba alla trasparenza….
 
Normale quindi che, ad ogni notizia che metta in discussione l’operato dei vertici dell’Agenzia e pregiudichi l’efficienza del servizio, i dipendenti penalizzati, soprattutto quelli storici (con più di trent’anni di servizio), vanno in fibrillazione. Ed e’ quanto puntualmente accaduto dopo la dichiarazione d’illegittimità costituzionale dell’art. 23 della Legge Regione Puglia 25 febbraio 2010 n. 5. La Corte Costituzionale, con sentenza n. 127 del 4 aprile ha bocciato l’automatica trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato di alcuni dipendenti Adisu, ricordando che sono state violate le norme per l’accesso al pubblico impiego e il criterio dell’eguaglianza sostanziale e della ragionevolezza nella previsione di trattamenti differenziati. Affermando, inoltre, che il decreto-legge n. 78 del 2009 ha precluso a tutte le pubbliche amministrazioni, a partire dal gennaio 2010, ogni diversa procedura di stabilizzazione del personale non di ruolo che non sia un concorso pubblico con parziale riserva dei posti in favore del personale precario. E allora, che accadrà adesso a quei dipendenti? Proprio per fare chiarezza, dunque, l’Unione Generale del Lavoro ha formalizzato alcune richieste di accesso agli atti dell’Agenzia relative al personale, trovando, però, un ostacolo insormontabile. Accesso negato, nessuna risposta. Silenzio assoluto, pur sapendo di infrangere le norme sul diritto di accesso agli atti della Pubblica Amministrazione. Tradotto: i lavoratori transitati nell’Adisu non hanno alcun diritto di sapere come è organizzato l’Ufficio di cui fanno parte, non devono in alcun modo intuire che il deludente, negativo trattamento riservato dal Contratto Integrativo Decentrato 2010 può ripetersi e addirittura peggiorare. Ma, soprattutto, non possono esprimersi in alcun modo. D’altronde, l’Agenzia, non ha neanche rispettato il termine perentorio indicato per la pubblicazione dell’Albo Pretorio online. Una omissione che determina, di fatto, una evidente difficoltà di accesso agli atti che sono, ad oggi, pubblicati in forma tradizionale solo nell’Albo Pretorio cartaceo dell’Adisu-Puglia con sede in Bari. L’atteggiamento ‘ostativo’ messo in campo dalla dirigenza dell’Adisu-Puglia la dice lunga sulla trasparenza di chi amministra la Regione, continuando ad alimentare il sospetto che sul personale si giochi una partita che fa comodo solo a chi muove le fila prima delle assunzioni e poi delle relative stabilizzazioni. Per capire che sta accadendo nell’agenzia martedì scorso l’Ugl ha depositato, presso la presidenza del Consiglio Regionale, un ricorso ai sensi della legge regionale sulla Trasparenza contro il “silenzio-diniego per l’accesso agli atti”, sistematicamente applicato dal management Adisu contro l’Ugl stessa, sindacato maggiormente rappresentativo tra gli stessi dipendenti. Poco da meravigliarsi, dunque, se per gettare nel panico lavoratori appena stabilizzati, vittime incolpevoli di manovre che nulla hanno a che fare con la chiarezza, c’è chi preferisce alzare le barricate, agitando lo spauracchio dei licenziamenti….
 
Francesco De Martino
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 19 Aprile 2011

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