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L’affluenza al voto è la vera sfida per le primarie di domenica prossima

E’ l’affluenza alle urne delle primarie la vera sfida da vincere per il governatore uscente, Michele Emiliano, prima ancora che la vittoria delle stesse, che appare alquanto scontata e, forse, anche scarsamente significativa sotto l’aspetto politico all’interno del centrosinistra. Infatti, ad azionare la macchina elettorale delle primarie di domenica prossima in Puglia più che i movimenti ed i partiti della coalizione che ha promosso le primarie, segreteria regionale del Pd in testa, è l’intero apparato politico-elettorale che ruota intorno al Presidente della Regione, Emiliano, che le primarie le voleva celebrare addirittura con circa due anni d’anticipo rispetto alla scadenza del mandato di governatore con il chiaro intento di auto-legittimare la propria ricandidatura alla guida della Puglia, ben sapendo di essere in grado di vincerle a mani basse e senza neppure troppi sforzi, grazie alla consolidata posizione di potere acquisita in Puglia ed al controllo diretto che da tempo ha sul maggior partito della coalizione, il Pd, nella nostra regione. Quindi, per le primarie trattandosi quasi esclusiva mene di un’azione di marketing elettorale, è importante non tanto il nome del vincitore, che è (quasi) scontato, quanto il numero di coloro che si recheranno ai gazebo a scegliere il candidato governatore della coalizione di centrosinistra che ha organizzato le primarie. Infatti, un flop nella partecipazione sarebbe già un primo inquietante segnale negativo per chi domenica 12 gennaio vincerà le primarie. Ed il vincitore –  come innanzi riferito – è verosimilmente già noto. Per questo, dei quattro candidati delle primarie (Fabiano Amati, Elena Gentile, Leonardo Palmisano ed Emiliano) il governatore uscente è quello che più si sta agitando e che con tutto il suo apparato sta attivandosi per portare il maggior numero possibile di pugliesi al voto dei gazebo. Ma nonostante gli sforzi di Emiliano a non recarsi a votare domenica prossima nel centrosinistra saranno probabilmente in parecchi, visto che a non far mistero per il “non voto” nello stesso centrosinistra ci sono in primis i renziani pugliesi, e quindi “Italia Viva” la cui leader regionale è la salentina Teresa Bellanova, ministro alle Politiche agricole e forestale in carica, ma ci sono anche alcuni esponenti Dem, come il senatore Dario Stefano, vice-capogruppo del Pd a Palazzo Madama, e molti esponenti della sinistra più radicale, come il fondatore dell’associazione politico-culturale “La giusta causa”, il penalista barese Michele Laforgia, ritenuto politicamente molto vicino all’ex governatore Nichi Vendola, che – secondo alcuni – sarebbe anch’egli per il diserta mento delle primarie, ma che per Emiliano invece non sarebbe proprio così almeno per Vendola, stante ciò che quest’ultimo ha dichiarato in una recente intervista rilasciata al maggior quotidiano pugliese. Sta di fatto, però, che Vendola si è sfilato da ogni possibile appello al voto o al “non voto”, dichiarando che lui non si recherà a votare alle primarie perché in quella giornata sarà fuori dell’Italia. Insomma, un chiaro segnale pilatesco, quello di Vendola, nei confronti delle primarie pugliesi di domenica prossima. Invece, un segnale molto netto ed in equivoco nei confronti di dette primarie è quello giunto dal ministro Bellanova, che parlando lunedì mattina a Foggia con i giornalisti, a margine di un convegno, si è soffermata sull’argomento primarie di domenica prossima affermando: “Non andremo a votare perché sono le primarie del Partito democratico. Invece là bisognerebbe fare un lavoro per individuare un candidato che tenga insieme la coalizione. Non un candidato che divide”. “Io – ha aggiunto il ministro – l’ho già detto nelle scorse settimane e l’ho ripetuto in queste ore è il Partito democratico nazionale che deve decidere se è il partito di Stefano Bonacini che noi sosteniamo con tutte le nostre energie, o se il partito di Michele Emiliano per il quale noi riteniamo ci sia una pratica di governo abbastanza opaca”. Inoltre, ha precisato Bellanova, “con Emiliano non c’é odio. C’è solo un confronto che è andato avanti e che ci vede non condividere la sua modalità di gestione del potere”. E, continuando, il ministro ha aggiunto: “Noi riteniamo che il consenso vada conquistato sulle azioni di programma, sulle scelte amministrative e, invece, c’è stato una raccolta di consenso attraverso personale politico che viene da altre realtà. Noi abbiamo detto che le primarie sicuramente sono uno strumento importante. Ma il Partito democratico ha in queste primarie tre candidati e francamente mi pare che siano più le primarie di un partito che le primarie di una coalizione”. Ed in fine Bellanova, rivolgendosi evidentemente ai vertici nazionali del partito guidato da Nicola Zingaretti, ha dichiarato: “Noi (ndr – di Iv) continuiamo a chiedere al Partito democratico di fare una scelta” ossia, precisando, “se  vuole andare avanti con una rottura, che non riguarda solo Italia Viva, ma che riguarda tanti pezzi della coalizione di centro sinistra, o se invece ritiene di dover avviare un confronto per avere una ricomposizione dell’area di centrosinistra, del riformismo democratico di questa regione, dei moderati per un governo che deve guardare al futuro”. Scelta, quest’ultima, che evidentemente non vedrebbe, per ItaliaViva, come opzione la riconferma della candidatura al governatore pugliese uscente. Pertanto, Emiliano è quasi sicuro che (prescindendo dal numero dei partecipanti che è l’unica vera incognita) vincerà le primarie di domenica prossima, ma per le secondarie dovrà “remare” sapendo di avere contro in Puglia non solo il vento di Matteo Salvini (Lega) e Giorgia Meloni (Fdi), che anche nella nostra regione si preannuncia con forti ed impetuose raffiche.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 8 Gennaio 2020

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