Laforgia ha gettato la “pietra”, ma ora tenta di sminuirne gli effetti
Il rischio connesso alle primarie, denunciato dall'aspirante sindaco è solo parte di ciò che non funziona con l'attuale sistema di elezione diretta dei Primi cittadini
Il candidato sindaco in pectore del gruppo di associazioni e partiti che lo scorso mese di luglio hanno dato vita alla “Convenzione per Bari 2024” e che a breve potrebbe diventare il candidato dell’intera coalizione dei progressisti baresi, il noto penalista Michele Laforgia, nonché presidente dell’associazione politico-culturale “La Giusta causa”, parlando del motivo della sua indisponibilità a partecipare alle primarie, caldeggiate dal Pd e in particolare dal governatore pugliese Michele Emiliano, ha – come suole dirsi – gettato la pietra, ma ora prova a nascondere la mano. Infatti Laforgia, che durante un incontro pubblico ha annunciato la sua disponibilità a candidarsi a sindaco di Bari, ha ribadito la sua contrarietà alle primarie, poichè l’esito potrebbe essere inquinato dai compratori e portatori di voto. Fenomeno, questo, che a Bari vedrebbe verosimilmente protagonista la criminalità organizzata barese e che solleva, quindi, non pochi interrogativi non solo per il futuro, come ha alluso Laforgia, ma anche per il passato. Difatti, se le primarie, così come concepite e realizzate finora dal Pd, possono essere condizionate nell’esito da fattori inquinanti, poiché non circoscritte ad una fascia ben definita di soggetti ideologicamente noti per la loro appartenenza politica, allora è chiaro che le primarie, più che un “esercizio di democrazia”, sono un “esercizio di populismo”, per altro, anche discriminatorio se si si considera che per partecipare al voto occorre versare un corrispettivo monetario di uno o due euro che, come è noto, non tutti possono permettersi, soprattutto tra le fasce di cittadini disagiati e meno abbienti. Ed invece, guarda caso, il più delle volte la stragrande maggioranza di coloro che partecipano in massa alle primarie è costituita proprio da coloro che in teoria (ma quasi sicuramente anche in pratica) sono tra quelli che meno possono permettersi di “regalare” soldi per un’espressione di voto alle primarie. A ben vedere, in taluni di questi casi, si riscontrano addirittura interi nuclei famigliari che hanno partecipata alle primarie sottraendo qualche decina di euro alle proprie esigue tasche per un mero esercizio di democrazia. In tali casi si tratta o di voler credere ancora alla Befana, oppure c’è qualcuno che i voti li compra anche per le primarie, visto che per le secondarie ci sono ormai numerosi casi di cronaca giudiziaria che confermano tal malcostume politico, oltre al relativo reato connesso. Quindi, come ha dichiarato con una nota il deputato barese Davide Bellomo (Lega), se le dichiarazioni di Laforgia gettano un’ombra per il futuro sulle primarie della sinistra per la candidatura a sindaco di Bari, un identico sospetto non si può escludere per il passato. E, come ha evidenziato lo stesso Bellomo, non si può di certo dimenticare che in precedenza “anche la candidatura del sindaco Decaro è passata proprio attraverso quello strumento che oggi è oggetto di una disamina, frutto evidentemente di un’esperienza maturata sul campo professionale, che arriva da un osservatorio non banale”. Il deputato leghista ha poi precisato: “Non sto certo dicendo che Decaro è stato scelto dalla criminalità, ma è evidente che parole così infuocate meritano un approfondimento e non vanno archiviate come espressione di chi non vuole partecipare a una gara che, evidentemente, ritiene truccata”. Per concludere, in fine, con l’affermazione che “se queste affermazioni, pontieri permettendo, trovassero riscontri concreti, saremmo costretti a riscrivere la storia istituzionale dell’intera città” di Bari. Laforgia, replicando alle dichiarazioni del deputato barese della Lega, ha invece dichiarato: “Antonio Decaro gode di largo consenso anche perché è stato un protagonista della lotta alla criminalità, oltre che garante della legalità. Nessuno lo sa meglio di me, perché questa battaglia, in questi anni, l’abbiamo fatta insieme. Bisogna, semmai, garantire che chi verrà dopo di lui non subisca condizionamenti di sorta né prima, né dopo le elezioni”. Pertanto il presidente e fondatore del “La Giusta causa” ha poi aggiunto: “Nessuno pensi quindi di strumentalizzare quello che ho detto sui rischi delle primarie per gettare discredito o, peggio, per offendere chi, nei partiti, nelle associazioni e nelle organizzazioni civiche opera per la buona politica e per la buona amministrazione”, perchè “il nostro scopo è esattamente opposto”. Ossia “rafforzare tutti coloro che si oppongono alla criminalità economica, comune e organizzata, che da tempo ha tra i suoi obiettivi il condizionamento della politica. Tutte le forze sane della città dovrebbero lavorare per questo scopo”. “Il rischio del voto inquinato è noto – ha concluso Laforgia – come dimostrano gli atti giudiziari e i recenti allarmi lanciati da autorevolissime istituzioni. Non può essere esorcizzato e non deve essere occasione di propaganda di parte”. Insomma, per Laforgia, le primarie sono o no a rischio “trucchi” per come sono state finora effettuate? E se lo sono per il futuro, perché tali rischi si possono escludere per il passato? Per la cronaca, da non dimenticare che in passato, prima di Decaro, attraverso le primarie per le regionali è passato anche Nichi Vendola e dopo Michele Emiliano. Ma non va neppure dimenticato che nel 2019 a Bari le primarie sono state utilizzate dal centrodestra per individuare il candidato sindaco alle comunale e che il vincitore di dette primarie del centrodestra, l’ex dem Pasquale Di Rella, oggi accasatosi nuovamente tra le fila del centrosinistra nel gruppo di “Con” dell’aula “Dalfino”, è stato il candidato sindaco con il peggior risultato (27% dei consensi) per il centrodestra barese, da quando è entrata in vigore (1993) l’elezione diretta del Primo cittadino. Infatti, come si ricorderà, le ultime amministrative baresi che hanno visto confermato Decaro a sindaco al primo turno, con circa il 67% dei consensi, sono passate alla storia anche per il fatto che il candidato sindaco scelto dal centrodestra con le primarie, Di Rella per l’appunto, paradossalmente si eclissò subito dopo aver vinto le primarie, fino a scomparire quasi del tutto durante l’ultimo mese di campagna elettorale. Anche tale vicenda dovrebbe far riflettere i baresi sull’uso delle primarie per la scelta di un candidato sindaco, sia che le primarie le faccia il centrosinistra che il fronte opposto di centrodestra. Ma dubbi, sospetti ed interrogativi a parte sulle quelle ed altre primarie, un fatto è certo che taluni elettori che avevano partecipato alle primarie del centrodestra barese a febbraio del 2019, per la scelta del candidato sindaco, tre mesi dopo erano candidati al Comune nelle fila del centrosinistra a sostegno di Decaro. Anche questo genere di episodi contribuisce a gettare non solo ombre, ma anche discredito sulle primarie. Peccato, però, che nessuno lo dica chiedendosi il perché accadono tali fatti? I dubbi, però, non sono forse soltanto quelli sollevati dal penalista Laforgia che, con qualche anno di ritardo, si è accorto che a Bari le primarie sono un rischio per la democrazia sostanziale, a causa dei trucchi che possono celarsi dietro tale esercizio populistico del voto, poiché la verità sta verosimilmente anche nel fatto che l’intero impianto dell’elezione diretta del sindaco, introdotto con la legge n. 81 del 1993, ha comportato per il nostro Paese un ritorno ad un passato ante-fascismo, che comunque rappresenta una involuzione democratica ed assai critica rispetto al vecchio sistema di elezione del sindaco, insieme ai componenti di Giunta, da parte del Consiglio comunale, sia per i troppi “rischi” connessi alle pratiche di scelta e di successiva elezione diretta del Primo cittadino, sia per i “compressi controlli” a cui quest’ultimo è sottoposto da parte del Consiglio comunale con l’attuale sistema. Infatti, le conseguenze di ciò sono sotto gli occhi di tutti. E non soltanto per quanto denunciato recentemente sulle primarie dall’aspirante sindaco Laforgia, ma soprattutto per l’affievolita “qualità” di gran parte della popolazione dei politici succedutisi a livello locale anche a Bari negli ultimi trent’anni. Altro che…abolizione del limite al secondo mandato!
Giuseppe Palella
Pubblicato il 10 Novembre 2023