Cultura e Spettacoli

L’agenzia viaggi? La scuola accanto!

Come Insegnano i “Guru” del Giornalismo, un Articolo giornalistico, che Si Rispetti, inizia, Dando al Lettore le seguenti coordinate: quando, dove, il probabile perché qualcosa, a volte, di tragico è avvenuto, l’ ”attore” o gli “attori” protagonisti di ciò che è avvenuto. Ebbene: gabriele russo, residente a san giovanni la punta (ct), di anni 15, figlio unico, da madre insegnante e da padre direttore di banca, studente (???) del liceo scientifico(???) ”Ettore Majorana” (Come s’infangano i Nomi di Grandi Uomini e di Grandi Scienziati!), alle 2,30 di lunedì, 31 marzo 2014, è morto a barcellona (non pozzo di gotto), città della spagna, dopo essere caduto dal ponte più alto della nave della “grimaldi lines”. Il ragazzo si era imbarcato a civitavecchia con altri giovani provenienti da tutta l’italietta verso barcellona, in spagna, per lo stage letterario “amare leggere” (???), che ha visto coinvolti (???) oltre cinquemila studenti (???) di tutta l’italietta. “Si è trattato di una tragica bravata”- ha spiegato il dirigente del liceo, carmela maccarrone (nomen omen!) – I ragazzi una decina, che erano sul ponte, raccontano di un modo di scherzare, andato, per così dire, un po’ oltre. Pare che Gabriele si sia messo a saltellare e poi a dare spintoni e manate a caso. Dopodiché avrebbe preso la rincorsa e si sarebbe poggiato con le mani sulla ringhiera e sbilanciandosi, così è caduto dal ponte: oltre 10 metri d’altezza”. Il sindaco di san giovanni la punta, andrea messina, dal dirigente scolastico informato dell’accaduto, ha fatto la seguente dichiarazione: ”Sembra che i ragazzi la notte scorsa siano tornati intorno  alle due da un’escursione a barcellona. Si trovavano al decimo piano della nave. I ragazzi un po’più vivaci si sono messi a giocare sul ponte e questo ragazzino, che è forse uno dei più vivaci, é caduto in acqua”. Lo studente (???), rappresentante d’istituto, ragguagliato dal fratello di 14 anni, che era sulla nave, ha dichiarato: ”Al ritorno da un’escursione i ragazzi erano sul ponte e a un tratto questo ragazzino, che sicuramente non era lucido, si è voltato di scatto verso il bordo della nave, ha cominciato a correre e si è buttato in mare”. Quindi, non è da scartare l’ipotesi che gabriele si sia inabissato in mare, volontariamente; che, pertanto, non sia stato un incidente, sebbene  un suicidio. La polizia, come al solito, indaga! Chiusa l’Istruttoria Giornalistica CI Chiediamo: “Quanto sono preoccupati della vita dei loro figli i genitori di oggi ? Quanta voglia hanno essi, quanto sono in grado essi, non tanto di controllarli, sebbene di Iniettare nella loro mente Valori e Consigli che possano Difenderli dall’addensarsi su di loro di qualsiasi alea negativa” ? La fascinazione del Male (l’elenco delle definizioni di ciò che è Male è interminato, oggi. I nostri 25 Lettori in un immaginario canestro inseriscano tutti gli episodi, a loro conoscenza, non, eticamente, esaltanti, mettiamola così, in cui sono stati, sono compromessi i fantoli, i putti, gli imberbi)  non è insolita nell’adocchiare gli adolescenti, i giovani e nel ghermirli, irrimediabilmente! Pertanto, oggi più che mai, Si Rende necessaria la “Parola” degli Addetti alle Agenzie Educative che nell’attuale momento storico, complesso, problematico, di dimensioni globali, planetarie, non possono essere dispensatori di banalità, ma devono Comunicare agli “educandi”, loro affidati, ”Doxai”, Opinioni che Si Basino sull’Autorevolezza (da “augeo” che fa Crescere) dell’Osservazione, dell’Esperienza personali, del “Provare e Riprovare” a Risolvere, il più possibile, scientificamente, i problemi che emergono dal vissuto sociale, politico, economico, culturale, di costume, non sull’autorità di un qualsivoglia ”ipse dixit” o del passato, o della pigra abitudine. E’ ricca di Scienza o di Metodo Scientifico, di autonoma Consapevolezza e di non coristica acquiescenza, di Coscienza Etica, della Maestà dei veri Maestri la parola dei genitori di oggi, degli insegnanti di oggi (anche, dei preti di oggi, quale che sia la religione, da essi coltivata, dei dirigenti di partiti, anche) ? Non ai “posteri l’ardua sentenza”, “tamen”, non possiamo eludere la sentenza che ci pronunciano i fatti tragici del presente di cui, quotidianamente, abbiamo contezza. Deprivati, mancanti di Oraziani Maestri,  cioè di Genitori, Insegnanti, “Plagosi”, non facili ad incollerirSi, a stizzirSi, sebbene, amorevolmente, Esigenti l’ottimo dai loro Figli, dai loro Allievi; non permissivi, non Disposti a transigere sull’Importanza dell’Istituzione “Scuola”, senza soluzione di continuità nella sua diuturna Missione, per il futuro dei loro Parti, dei loro Discepoli, i ragazzi di oggi sono sbattuti tra i marosi della vita, quali corpi, carcasse di naufraghi senza Vita Spirituale che dia la “dritta” al loro viatico esistenziale; naufraghi il cui unico destino è l’abisso nel foscoliano “Nulla eterno” o negli abissi, di varia drammaticità, in cui sprofondano i “minus habentes”. Come non comprendere il dolore inconsolabile della madre di federico aldovrandi, della sorella di stefano cucchi, dei famigliari di pino uva, massacrati da malavitosi in divisa, a cui uno stato, in o per nulla pensoso della salute, della incolumità dei suoi consociati più vulnerabili,  affida, non di rado, la custodia, la protezione di essi! “Tamen”, la madre di federico, ad esempio, s’è mai chiesta cosa lei ha fatto per impedire che suo figlio, pur diciottenne, ma non della Saggezza di Matusalemme, non cadesse, alle 5 di un mattino maledetto, tra le grinfie di 4 poliziotti energumeni, transfughi da qualsiasi Giustificazione Etica e da qualsiasi Legge ? Può, tranquillamente, una madre riposare alle 5 del mattino, sapendo che suo figlio dovrà fare ritorno, facendo “slalom” tra mille incogniti pericoli, tra le sue braccia, armate, giammai, di un nodoso mattarello, metafora di braccia incapaci di un gesto di irredimibile dissenso dalla irresponsabile indolenza del proprio pargolo nei riguardi di regole che ogni buona madre o padre stabiliscono per la felicità della propria famiglia ? E alle 2,30 di lunedì, 31 marzo 2014, è concepibile che i genitori di gabriele russo, stessero a letto spaparazzati, senza, ansiosamente, impensierirsi se, a quell’ora inconsueta per qualsiasi escursione, chi aveva il dovere di vigilare avesse voglia, fosse in condizione, avesse interesse di farlo ché il loro unico figlio di, appena, 15 anni non corresse pericolo alcuno ? Infatti, a quell’ora, gabriele russo, definito dalla sua insegnante, vicaria del liceo (???) da lui frequentato, ”ragazzo normalissimo”, era a “farsi”, in compagnia di altri adolescenti, “normalissimi”, come lui, all’ “hard rock cafè” di barcellona, ovviamente, uno di quei locali ove si diventa, necessariamente, alticci con reiterati “mix” di alcol e fumo. Dov’era il dirigente scolastico e gli altri insegnanti del liceo, mallevadori della gita d’istruzione (???) a barcellona ? Avevano dato loro ai ragazzi il permesso della notturna escursione nello “scannatoio”, di cui sopra, senza adoprarsi ad alcuna vigilanza ? Il sindaco di san giovanni la punta, evidentemente, ben avvisato, ha detto che i ragazzi erano, al momento della non fatale disgrazia, vivaci e una vivacità, Diremmo, più alticcia, mostrava gabriele, mentre lo studente (???) rappresentante d’istituto ha ascritto il “volontario” tuffo, da irresponsabile inconsapevolezza, in mare alla scarsa lucidità del ragazzo sfortunato. Sfortunato ? Andreotti con la sua cinica improntitudine avrebbe detto che il ragazzo la morte “se l’era cercata”! Certo, certo, si nota dalla fotografia (lontana, però, da NOI la taccia di cultore della “fisiognomica, pseudoscienza che arguisce dall’osservazione del  volto il carattere di una “persona”, cioè, quale “personaggio” un individuo interpreta e interpreterà nel corso della sua esistenza) del faccino di gabriele che egli era “normalissimo” nel senso che  per essere “tale” un ragazzo di oggi  non può non  porre tra sé e le “sudate carte”, tra sé e “gli studi matti e disperatissimi” del Grande Giacomo una distanza stellare sì che, nel  totale menefreghismo dei suoi maggiori (ai quali solo preme la carta straccia di un diplomino che, in futuro, sperimenteranno inservibile all’inserimento del loro infante in qualsiasi opportunità lavorativa. Non a caso, precedentemente, in questo Scritto, abbiamo scomodato il punto di domanda: sono i genitori di oggi capaci di Amare, veramente, i loro figli, se sono “imbecilli” nei riguardi della loro vita fisica, mentale, culturale ?) frequenta, quando non c’e altro da fare, l’istituto scolastico, al quale si è iscritto, non per, interiormente, Abbellirsi, per Acquisire Maturità Civica e Competenze, da usare nell’età adulta quale particolare contributo al miglioramento della società, sebbene per, noiosamente, aspettare che, trascorsi i mesi, gli uni dopo gli altri, arrivi il momento di esigere, con le buone o con le cattive, dal dirigente scolastico di trasformare la scuola in “agenzia viaggi”, formalmente, giustificati dal complemento di specificazione “d’istruzione”, anche se tutti sanno, dal bidello al ministro della p.i., che in aggiunta al “casino”, ferialmente, piazzato nella scuola, i pulzelli e le pulzelle ambiscono a trasportarlo “fuori casa”, non per, moralistico pudore, che la società in cui vivono da essi non richiede, ma per viverlo in luoghi, in situazioni “aliene”. Del resto, il Divino non c’Insegnò che “dopo il pasto vien più fame che pria”, da saziare, magari, in luoghi che non hanno mai accolto gli escrementi dei nostri pasti ? E i dirigenti scolastici, immantinente, si mettono al lavoro, diligenti nell’organizzare, presti nel prenotare mezzi di trasporto e alberghi; si autonominano capi delle armate brancaleone il cui unico scopo è far conoscere “urbi et orbi” di quale modesto spessore è la “paideia” della scuola che dirigono(???): tra l’altro c’è da mangiare, dormire, a sbafo; ci sono indennità di trasferta, viaggi all’estero ”a gratis” e, non CI meraviglieremmo, se essi non sperassero in qualche regalia da qualche intrapresa turistica interpellata. In mezzo a tanto squallore, ci sta, ci può stare (così, oggi, si bofonchia: è una locuzione che funziona quale espediente consolatorio per sciacquarci la coscienza!) la morte di gabriele russo, di quindici anni, appena, di san giovanni la punta, non nel patrio mar siculo, ma nel lontano mare ispanico, senza che la famiglia, la scuola abbiano fatto alcunché per evitarla. Alle 2,30 di un lunedì del mese di marzo dell’anno di Lucifero 2014, papà, mammà, la cattiva garante, “fidejussora” della gita con morto, la papessa del liceo (???) “Majorana”, russavano: quale colpa chicchessia avrebbe potuto loro imputare se i fumi dell’alcol, forse, avevano spinto gabriele alla “finis vitae” ? D’altronde, a quell’età chi avrebbe potuto negare (loro, già rassegnati, proclamavano) che fosse il modo più felice e migliore, “tempestosamente gioioso o gioiosamente tempestoso”, per Dirla con Sciascia, di  farsi traghettare da Caronte all’Inferno ?

Pietro Aretino, già Detto Avena Gaetano

pietroaretino38@alice.it

 


Pubblicato il 8 Aprile 2014

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