L’Alquerque di Troia
Su una delle facciate della cattedrale di Troia, visibile solo nella parte dei due quadrati superiori, risalta la riproduzione di un tavoliere da Alquerque (nell’immagine lo stesso tavoliere è stato improvvisato raschiando solchi su un basamento roccioso; al posto delle pedine qui vengono adoperati frammenti di ceramica). L’Alquerque o Quirkat, gioco antichissimo di origine mediorientale, è l’antenato della dama. Ognuno dei due giocatori dispone di 12 ‘pezzi’ (bianco contro nero), i quali inizialmente sono posizionati sulle caselle – corrispondenti ai punti d’incrocio delle linee – in modo da formare due ‘L’ contrapposte, mentre la casella centrale resta libera. A turno ogni giocatore sposta uno dei propri pezzi in una casella adiacente, purché libera. Come nella dama, un pezzo può catturare uno o più pezzi avversari. Vince chi cattura tutti i pezzi dell’avversario o riduce l’avversario all’impossibilità di movimento. Detto questo, perché disegnare un alquerque sulla facciata di una chiesa?… La prima cosa che viene in mente è che sulla facciata di un’altra chiesa del foggiano, quella del SS. Sacramento di Ascoli Satriano è scolpito il quadrato del Sator. E’ quest’ultimo un’iscrizione in forma di quadrato magico, composta dalle seguenti cinque parole : SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS. La loro collocazione nell’ordine indicato dà luogo a un palindromo, vale a dire una frase che rimane identica se letta da destra a sinistra o viceversa. Nonostante le varie ipotesi formulate, rimane ancora oscuro il senso del Sator. Tutti gli studiosi dell’occulto, però, concordano su un fatto : da tale quadrato gli iniziati, e solo essi, possono ricavare le formule verbali necessarie all’evocazione di superiori forme di energia. Ora, il tavoliere dell’alquerque considera venticinque caselle, lo stesso numero del quadrato del Sator. Può essere allora che allo stesso modo in cui si muovono i pezzi all’alquerque sia possibile ricomporre le parole segrete contenute nel Sator… Un’ultima considerazione : La cattedrale di Troia presenta un’altra caratteristica, il rosone e undici spicchi. I rosoni a numero dispari non sono una rarità. Ma undici è numero primo, come tale non consente un suddivisione perfetta di 360, che è il numero dei gradi di un cerchio. Questa imperfezione simboleggerebbe il complesso degli Apostoli all’ultima Cena dopo l’allontanamento di Giuda. In questa visione delle cose Gesù è al centro del rosone, nel quale convergono le undici colonne che separano gli undici spicchi. Quanto, poi, al collegamento fra rosone e alquerque, chi abbia idee si faccia avanti.
Italo Interesse
Pubblicato il 21 Novembre 2017