Cronaca

Lamie, pagliare, casedde, torrette, neviere, jazzi…

I turisti che frequentano la Puglia sono attratti da numerose offerte immobiliari o di locazione. Spesso però si trovano in difficoltà con i termini. Finché si tratta di trulli, masserie e case coloniche, nessun problema. Ma quando si parla di lamie, rustici, pagliare, ricoveri, casedde, torrette, neviere e jazzi si vedono costretti a chiedere lumi. Non sempre ricevono risposte esatte. In ogni caso parliamo di fabbricati rustici, ovvero ambienti costruiti in economia componendo a secco blocchi di calcare  ricavati spietrando i terreni o attingendo da cave locali. La maggior parte di questi fabbricati trova posto in campagna. Le lamie, dette anche impropriamente ‘casali’, si distinguono per la volta a stella e sono tutte a pianta quadrata. I rustici presentano invece la volta a botte e la pianta rettangolare. Le pagliare consistono in due rustici sovrapposti, con l’ambiente superiore adibito a fienile e ricovero per le persone, mentre quello inferiore ospitava le bestie. Poi ci sono i ricoveri, strutture abitative una volta connesse ad attività agricolo-pastorale : somigliano abbastanza ai trulli da cui si distanziano per lo sviluppo tronco-conico e per il fatto di avere i tetti non lastricati a chianche ma ricoperti da un impasto di terra e pietrisco su cui cresce un rivestimento erboso. Con ‘casedde’, termine mai adoperato al singolare, si intende un complesso ibrido di ambienti, frutto di accorpamenti successivi : un trullo adiacente ad una lamia, una pagliara collegata ad un rustico… Le torrette ricordano un poco le pagliare, con la differenza di presentare ambienti a pianta quadrata, con la volta a stella, uno sviluppo verticale più accentuato e una inferiore destinazione agricolo-pastorale. Le neviere sono ambienti quasi totalmente interrati dove una volta si conservava la neve (stesa su un letto di paglia e protetta da spesse mura, la neve era pronta in estate per essere venduta a pescivendoli e gelatai). Infine lo jazzo, questo recinto in pietra a secco tipico della Murgia pensato per custodire le greggi e dotato di un rustico che faceva da alloggio per i pastori. Differenti le condizioni in cui versano questi immobili. Quelli destinati alla locazione sono tutti ristrutturati. Quelli in vendita hanno sempre bisogno di interventi, più o meno pesanti. Interventi che sul piano tecnico si annunciano delicati. Un muro a secco si regge sul miracolo dell’incastro dei blocchi di pietra per cui assottigliarlo, risollevarlo, aprirvi una porta, una nicchia o una finestra richiede competenze specifiche. Attenzione perciò a quegli operai comuni che per impudenza si spacciano per ‘mastri paretari’. – Nell’immagine, un classico esempio di ‘ricovero’ sull’altopiano murgiano.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 11 Giugno 2016

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