L’amor gitano è rosa
I gitani costituiscono un popolo di lingua romanì da secoli stanziale nella penisola iberica. Volgarmente, sono gli zingari di Spagna. Integrati con una certa difficoltà nel tessuto sociale, i gitani sono oggetto di discriminazione. Ciò li spinge a restare chiusi in un pensiero arcaico e intransigente, ostinati nella conservazione di costumi soffocanti. A queste condizioni, qualunque trasgressione di gusto ‘occidentale’ diventa scandalo. E siccome nella società gitana le donne patiscono molto, molto più degli uomini, il ‘peccato’ femminile è imperdonabile. E se già è peccato, per esempio (e questo è il caso di Lola), pretendere di voler diventare insegnante e di non volere andare sposa, appena ragazza, a un altro gitano per involvere in una madre seriale e donna di casa succube del marito, figurarsi l’amor lesbico. Non ci sono speranze, sono in arrivo botte da orbi, la clausura domestica, addirittura il ricorso all’esorcista. Ma l’amore, quando è vero, è più forte di tutto e tutti. E questa è una legge eterna, che non concepisce latitudine come differenze di genere. Ecco le premesse di ‘Carmen y Lola’ (2018), opera prima di Arantxa Echevarria, che avantieri è stata proiettata al Multicinema Galleria nell’ambito del dodicesimo festival del cinema spagnolo. Un film potente, giustamente premiato col Premio Goya per la Migliore Opera Prima. In una Madrid gitana e periferica l’amore tra Lola e Carmen sboccia con la stessa irresistibilità con cui le margherite spuntano tra cumuli di rifiuti. Uno sbocciare lento, raccontato con i tempi giusti e con una tale credibilità da far smarrire nello spettatore la linea di confine tra finzione e realtà. Il film della Echevarria è di quelli che, come si diceva una volta, ti inchiodano alla poltrona e – oggi aggiungeremmo – ti fanno dimenticare il ronzio del cellulare silenziato (mica poco). Una direzione sorprendentemente sicura per un’esordiente, un montaggio che detta i ritmi necessari a che la tensione drammatica non conosca flessioni e due interpreti di prim’ordine : Zaira Morales (Lola) e Rosy Rodriguez (Carmen), consegnano un film di prepotente bellezza, persino elegante in certe ruvidezze composte dalla necessità di fotografare il mondo gitano sullo sfondo di una storia d’amore (e prestando attenzione a non slittare nel documentaristico). Un amore irresistibile, mai torrido, leggero come gli uccelli in volo che nel film tante volte Lola disegna, dipinge o graffita sui muri. Intorno alle due giovanissime e talentose protagoniste si muove un cast di efficaci caratteristi tra cui spicca Carolina Yuste, cui è stato meritatamente conferito il Premio Goya come Miglior Attrice Non protagonista.
Italo Interesse
Pubblicato il 19 Ottobre 2019