Cronaca

Lampade votive, ma quale aumento Iva…gaffe o bugia?

Non c’è solo un cittadino barese (Giovanni Tanese) lettore del quotidiano “Epolis Bari” a smentire l’affermazione dell’assessore al Patrimonio Vincenzo Brandi (e ribadita anche dal sindaco Antonio Decaro nel corso di una trasmissione in onda su “Telebari”) che il canone annuale per le lampade votive, presenti nei sette cimiteri del capoluogo (Bari, Carbonara, Ceglie, Loseto, Palese, Santo Spirito e Torre a Mare), non era stato aumentato negli ultimi 19 anni. Infatti, a smontare clamorosamente le affermazioni del Primo cittadino e del suo assessore al Ramo, nonché suo Vice, ci sono anche alcuni residenti delle ex frazioni che, con tanto di bollettini postali alla mano risalenti agli ultimi 15 anni, sconfessano i due massimi esponenti dell’Amministrazione barese. E tra di essi c’è pure un dirigente in pensione di una ex Municipalizzata che mostra financo la lettera con cui, nel 2010, la società “Ariete” ha comunicato agli utenti il passaggio di gestione del servizio a suo favore dalla ditta “Sme spa”, che – come già reso noto con un nostro precedente servizio del 20 Aprile scorso – nel 1994 era a sua volta subentrata praticando un ribasso del 78% (a seguito di una gara pubblica) alla srl “Luce perpetua” di Bologna, detentrice dell’appalto fin dall’istituzione del servizio stesso di illuminazione elettrica delle lampade votive, agli inizi degli anni Ottanta. Ma ciò che ora ha suscitato ancor più sconcerto nei tanti cittadini ancora in possesso dei bollettini di pagamento dei vecchi canoni delle lampade votive è sicuramente la risposta rilasciata, attraverso l’edizione di sabato scorso dello stesso giornale, dall’assessore Brandi sulla questione degli aumenti avvenuti dal 2000 del canone delle lampade votive. Questione denunciata e documentata pubblicamente, come innanzi detto, da Tanese a cui, infatti, l’assessore Brandi ha (a suo modo!) chiarito, affermando: “Confermo quanto dichiarato, ovvero che negli ultimi 19 anni il canone (ndr – delle lampade votive) non era stato aumentato”. E, proseguendo, il vice di Decaro spiega: “A determinare gli aumenti è stata l’Iva” e seccamente conclude: “ma è cosa indipendente dall’Amministrazione”. Ma vedendo nel dettaglio sia il resoconto degli aumenti praticati dall’anno 2000 in poi, effettuato da Tenese sull’edizione di venerdì scorso di “Epolis Bari”, sia la sequela di bollettini postali esibiti da alcuni cittadini baresi delle ex frazioni, si rileva che il costo annuale del canone per ogni singola lampada, negli ultimi 15 anni, è passato da Euro 3,80 (compreso Iva) degli anni 2000 e 2001 fino a costo più recente di Euro 9,50 del 2010 ed anni successivi. Dal 2000 al 2010, infatti, ci sono stati aumenti progressivi che hanno visto innalzare il costo da gli iniziali Euro 3,80 a 4,73 fino al 2005; poi ad Euro 5,47 nel 2006 ed a Euro 7,20 nel 2007 e 2008; ad Euro 8,00 nel 2009 (ultimo anno di gestione della “Sme spa” del servizio. L’assessore Brandi dimentica, però,  che l’Iva tra il 2000 ed il 2011 non è mai aumentata, essendo l’aliquota tenuta ferma, dai vari Governi succedutisi in quel periodo, al 20% e che solo dal 2011 in poi l’aliquota è passata prima al 21% e, poi, con il Governo Monti è aumentata fino all’attuale 22%. Infatti, gli stessi contribuenti che esibiscono i vecchi bollettini, con fin troppa evidente sorpresa, si chiedono: “Come è possibile che ben 5,70 Euro di differenza, calcolata tra i 9,50 del 2010 ed i 3,80 del 2000, sia imputabile esclusivamente agli adeguamenti Iva verificatisi nello stesso arco temporale che – da non dimenticare  – non è affatto aumentata ?” In effetti, se fosse attendibile il chiarimento, e quindi la giustificazione fornita dall’assessore Brandi, ci troveremmo di fronte alla più che sgradita sorpresa che l’aliquota Iva per tal genere di servizio sarebbe, calcoli alla mano, a dir poco fantasiosa perché corrisponderebbe a circa il 200%. Infatti, considerato che il costo imponibile del canone nel 2000 era di circa 3,20 Euro, solo con un’aliquota Iva del 200 % si giungerebbe ad un canone complessivo di Ero 9,50 del 2010 ed anni seguenti. Pertanto, si sono inoltre domandati gli stessi cittadini: “Una clamorosa gaffe o bugia quella sostenuta dall’assessore Brandi sul fatto che la tariffa del canone per le lampade votive è ferma a 19 anni fa e che i comprovati aumenti dal 2000 al 2010 sono solo frutto di adeguamenti dovuti all’aumento dell’Iva?” I più propendono per la seconda ipotesi. Ma anche se fosse vera la prima, non sarebbe meno grave, visto che stiamo parlando di un assessore, nonché vice sindaco di un Comune come Bari (città con oltre 340mila abitanti) e non di quello di un Comune come Poggiorsini o Binetto (di poco più di 1500 anime!), dove financo per quegli amministratori locali (con tutto il rispetto per gli amministratori dei piccoli centri!) commettere un errore così evidente denoterebbe sicuramente male a livello di logica e buon senso, oltre che per la competenza  degli stessi. E che, nello specifico di questa questione, solleva negli ignari però attenti contribuenti non pochi dubbi. Ma tralasciando quest’ultimo aspetto e quelli, a dir poco grotteschi, della vicenda, ciò che emerge dall’esame dei pregressi bollettini dei canoni è che il raddoppio concesso nel 2015 dall’amministrazione Decaro alla società Ariete è avvenuto sulla base dell’ultimo canone corrisposto dai contribuenti baresi alla “Sme spa”, ovvero quello del 2009, quando il costo del servizio per ciascuna lampada votiva era di 8 Euro comprensivo di iva. Poco  convincenti – per molti utenti baresi  – sono pure la altre giustificazioni addotte dall’assessore Brandi e dal sindaco Decaro circa il consistente aumento autorizzato in un’unica soluzione alla ditta Ariete, per tal genere di servizio cimiteriale in concessione. Infatti, le giustificazioni aggiuntive che la tariffa è stata allineata a quella già praticata per analogo servizio in altri grandi città e quella che la maggiorazione servirà al concessionario per l’efficientamento energetico degli impianti sono del tutto opinabili e da approfondire in termini concreti, con opportune verifiche e raffronti contrattuali che finora non sono mai stati tirati in ballo, in via documentata, dall’Amministrazione barese. “Anzi – rileva giustamente uno dei cittadini che si lamenta per il raddoppiato costo delle lampade votive – ciò che il Primo cittadino ed il suo assessore al Patrimonio avrebbero dovuto e potuto fare sin da quando è scoppiata la polemica su questa vicenda, sarebbe stato quello di far chiarezza con la massima trasparenza possibile sulle tante cose poco chiare che ancora incombono su questo servizio e sul suo recente, e forse inopportuno, raddoppio tariffario”. E possibilmente in maniera veritiera, senza “gaffe” o “bugie” di circostanza. Diversamente sarebbe un’altra offesa collettiva all’intelligenza dei baresi, come ha fatto l’assessore Brandi con l’inesistente “aumento di Iva”.

 

Giuseppe Palella                  


Pubblicato il 31 Maggio 2016

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