L’Angelo, Jennifer e Annie
In tempi di femminicidio la riflessione sulla solitudine della donna è d’obbligo. A questa chiamata alle armi risponde Vito Signorile che interseca due testi (‘Le cinque rose di Jennifer’ di Annibale Ruccello e ‘Prima di colazione’ di Eugene O’Neill) e dà vita all’ultima produzione del Gruppo Abeliano : ‘Annie & Jennifer’. Lo spettacolo è stato in cartellone presso la struttura di via Padre Kolbe l’ultimo fine settimana nell’ambito della rassegna ‘To the theatre’. I temi di partenza sono noti : Jennifer (Mino Decataldo) è un omosessuale che vive nel rimpianto del suo Franco e nel terrore di un serial killer omofobico, Annie (Tina Tempesta) è una donna invecchiata precocemente che, incupita e allucinata, continua a dialogare con un marito ‘assente’ da anni. Le due figure condividono lo stesso ambiente domestico che nella regia di Signorile passa dall’uno all’altro ‘inquilino’ allora che il pathos tocca l’apice e suggerisce l’avvicendamento. Ma Annie e Jennifer hanno qualcos’altro in comune : una terza figura femminile (Betty Lusito) che ‘vive’ a margine delle loro esistenze, una donna giovane e fatale che dondola mollemente in altalena in un angolo del palco. Una presenza in apparenza lieta, innocente. In realtà la bellissima sconosciuta è l’Angelo della Morte. Come un uccello da preda vola alto e in tondo sulla teste di Annie e Jennifer, a suo modo annunciando il colpo inesorabile. In tre intense prove d’attore trova sintesi il percorso del teatro nostrano. Se una Tina Tempesta conferma l’inossidabilità della vecchia guardia e un Mino Decataldo entra nella maturità attorale con un acuto, la leggiadra e versatile Betty Lusito è garanzia per il futuro : le nuove leve sono in grado di raccogliere un testimone pesantissimo, e nel momento peggiore. Signorile definisce il suo uno spettacolo ‘al femminile’. A noi è parso un lavoro sull’assenza di sorriso ‘al femminile’ : Jennifer ostenta brio per mascherare il magone di Franco e del serial killer ; Annie sembra non aver mai conosciuto la gaiezza ; lo stesso Angelo, pur tagliente e rancoroso verso i primi due, non manifesta gioia nell’esercizio del suo ufficio. Cupezza e mestizia intridono un testo che tra le righe condanna l’ostracismo di fatto ancora vivo a carico della donna (la mancanza di perdono verso Jennifer, rea d’incerta identità sessuale, verso Sorella Morte, colpevole solo di fare un lavoro ‘sporco’, verso la povera Annie, affetta dall’unica malattia inguaribile : la vecchiaia). Costumi di Francesco Capece – Prossimo appuntamento al Nuovo Abeliano : giovedì 31 ottobre (ore 21). Per la rassegna ‘Prima Ribalta’ sarà in scena la compagnia brindisima Motumus diretta da Maurizio Ciccolella con ‘Candido talmente cieco da vedere’ ; drammaturgia di Antonio De Mattia.
Italo Interesse
Pubblicato il 30 Ottobre 2013