Cultura e Spettacoli

Languisce il locotender

La ruggine la ricopre, le erbacce la soffocano, il tetto del padiglione che l’avvolgeva non esiste più. Una volta sfolgorava, non sfuggiva allo sguardo. Ora al contrario per vederla devi andare a cercarla. Era il vanto della stazione di via Oberdan delle Ferrovie del Sud-est. Stiamo parlando di una motrice a vapore, l’ultima rimasta in servizio sulle linee di quell’Ente prima dell’avvento delle automotrici diesel. Costruita nel 1901 dalla società belga Saint Léonard, una volta collocata a riposo nel 1960, quella locomotiva a tre assi venne elevata a monumento alla storia del trasporto ferroviario. Abbiamo detto ‘locomotiva’. Il termine è improprio. Tecnicamente, quello è un locotender, ovvero una locomotiva a vapore in cui il tender – veicolo porta acqua e porta carbone – è accorpato sullo stesso carro anziché essere rimorchiato. Nei locotender il carico di combustibile trovava posto in un vano a caricamento verticale posto alle spalle della cabina di guida, mentre la scorta d’acqua era conservata in cassoni collocati intorno alla caldaia (vedi immagine). Assai più corti delle grandi locomotive a vapore, i locotender potevano affrontare le curve più strette, immancabili in collina e soprattutto in montagna. Ciò ne giustificò l’impiego sulle tratte della Valle d’Itria. A volerli fu la Società Anonima delle Ferrovie Sussidiate, costituita nel 1905 allo scopo di rilevare e gestire alcune linee della Puglia in precedenza concesse ad una società londinese (The subventioned railways corporation limited) ; nel 1931 l’Anonima Sussidiate confluì nelle Ferrovie del Sud Est. Relativamente potenti e dotati di scarsa autonomia, i loco tender potevano percorrere al massimo un centinaio di chilometri senza fare rifornimento, trainando ad una velocità inferiore ai cinquanta km/h non più di tre-quattro carrozze passeggeri o l’equivalente in peso di carri merci. E ora questo locotender languisce. Fino a quando durerà lo sconcio ? Tutto è legato all’andamento dei lavori per la variante del nodo ferroviario. Il faraonico progetto stravolgerà anche la stazione FSE di via Oberdan. Essendo allora impensabile che quel locotender rimanga al posto suo, che fine farà ? L’aspetta un altro padiglione, magari meglio pensato di quello che, fatiscente, ancora l’accoglie ? Sarebbe dura da mandare giù la ‘scomparsa’ della gloriosa motrice, che potrebbe essere acquisita a prezzo di ferraglia da qualche grosso collezionista estero o dirottata al Museo Ferroviario della Puglia di Lecce. E se invece venisse lasciata a marcire definitivamente su un binario morto ? Ne siamo capaci.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 10 Aprile 2021

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