L’appello al Governo: “No al ‘payback’ sui dispositivi medici”
Si allunga la catena di associazioni e federazioni contro gli ulteriori pagamenti chiesti dagli enti regionali
Dilaga la protesta di associazioni di medici e fornitori ospedalieri dopo l’ennesimo balzello piovuto in capo alle imprese che operano nel delicato settore sanità, non solo in Puglia: ora ci sono anche le associazioni dei pazienti, a fianco della comunità medico-scientifica a livello nazionale che hanno aderito all’appello lanciato delle imprese che forniscono gli ospedali. Mirino sempre puntato, dunque, sulle esose richieste di rimborso inviate dalle Regioni ai fornitori ospedalieri dopo le direttive del Governo per risanare una fetta di bilancio sganciata dalle previsioni dell’anno scorso. Un autentico ‘balzello’, insomma, che arriva tra capo e collo in chi opera -come detto all’inizio – nel settore dei dispositivi medicali che servono per curare malati cronici. A protestare con particolare veemenza, dunque, le imprese che forniscono a ospedali e case di cura i dispositivi medici e adesso, al fine di scongiurare una crisi già definita ‘irreversibile’ dal comparto – con gravi conseguenze anche sulle forniture al servizio sanitario nazionale e sull’accesso alle cure da parte dei pazienti – a vergare una lunga e dettagliata nota direttamente al Presidente del Consiglio Meloni, ci hanno pesato ben diciassette associazioni riunite dall’Aforp che, appunto, hanno chiesto un <<intervento urgente e indifferibile>> nel corso della sessione di bilancio appena avviata. Lo scopo? Bloccare il meccanismo del ‘payback’ e salvare una filiera produttiva e distributiva che opera a livello internazionale, tenendo sempre presente qualità del servizio sanitario pubblico e tutela della salute dei pazienti e dei cittadini italiani. “Gli effetti sulla filiera della salute, all’interno degli ospedali e sull’intero servizio sanitario pubblico – si legge nella lettera a Giorgia Meloni – sarebbero disastrosi: la crisi e il blocco delle catene di produzione distribuzione significherebbero una minore disponibilità di dispositivi medici all’interno degli ospedali, un limitato livello di innovatività a disposizione dei medici, con impatto immediato sulla qualità del lavoro dei medici in corsia e nelle sale operatorie, sulla capacità di diagnostica preventiva, sulla quantità di percorsi formativi per i clinici”. In ultima istanza, secondo l’associazione che i rappresentanti di medici, fornitori e ospedalieri, con questi pagamenti richiesti dal comparto sanitario pubblico, verrebbe meno <<…una pedina delle tre fondamentali sulla scacchiera del diritto alla salute (istituzioni, imprese, personale medico e sanitario) significherebbe colpire pesantemente il Servizio sanitario nazionale a scapito delle persone più deboli o che non possono permettersi cure private>>. L’appello al Presidente del Consiglio inviato ieri è stato firmato come detto da diverse federazioni, associazioni e comitati, a partire da Aforp; Confapi salute università ricerca; Confimi industria sanità; Confindustria dispositivi medici; Coordinamento filiera; Fifo Confcommercio e Pmi Sanità. E all’appello trasmesso al capo del Governo hanno aderito anche Associazione chirurghi ospedalieri italiani; Associazione italiana stomizzati con le associazioni di volontariato in oncologia e Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia.
Francesco De Martino
Pubblicato il 31 Ottobre 2024