E’ ancora peggio di quel che appariva di primo acchito, la situazione di sfascio totale e di pericolo reale in cui versa da mesi e mesi l’archivio centrale della Regione Puglia, in via Corigliano. Tuttavia, quel che sembra ancora peggio, la cosa non solo pare non interessare nessuno ai piani alti dell’Ente, ma anche non avere alcun funzionario o dirigente responsabile. Se non altro per avere spiegazioni sui quintali e quintali di fascicoli e faldoni abbandonati alla mercè di tutti, senza alcuna tutela delle rigorose norme a tutela della sicurezza in quell’enorme deposito. “Io sono responsabile dell’archivio di deposito della Regione Puglia, mentre quello di cui parlate voi riguarda l’archivio corrente, che è competenza di un altro dirigente e dei rispettivi funzionari: che ne so di ciò che accade da quelle parti, alla zona industriale?”, si giustifica pur essendo in riunione l’ingegner Giovanni Vitofrancesco, contattato telefonicamente ieri dal giornale. Eppure è strano che proprio lui, in qualità di dirigente del Servizio Demanio e Patrimonio della Regione, è uno dei firmatari dell’ambizioso piano di fattibilità tecnica e modalità di realizzazione dell’archivio generale dell’Ente, sempre all’interno del complesso di via Corigliano, n. 1. Un’opera assai ambiziosa, dunque, per l’allestimento del nuovo archivio regionale che la giunta retta fino a sei mesi fa da Nichi Vendola, aveva approvato e ripromesso di realizzare dopo una lunga serie di lavori, ammontanti complessivamente a oltre 6 milioni di euro, chiavi in mano. Un progetto che avrebbe fornito all’Ente un contenitore moderno e all’avanguardia per puntare direttamente all’informatizzazione e al contenimento della produzione di “carte” (delibera di giunta n. 25 del 29 gennaio 2013) così come prescritto dalle più recenti norme in vigore anche in tema di risparmio energetico. Ma in attesa che si reperiscano i fondi e che si concretizzino i sogni dell’ex capo della giunta pugliese sui depositi del futuro, il presente è a dir poco preoccupante. Ciò che, difatti, balza oggi agli occhi dall’archivio dovrebbe aver già messo in allarme proprio quegli enti e organi deputati a controlli e verifiche sulla sicurezza: alle pile di carte e cartoni, documenti, fascicoli, scartafacci e raccoglitori abbandonati dappertutto (di cui ci siamo occupati ampiamente nell’edizione del giornale di ieri, NdR), a uno studio più approfondito delle immagini raccolte nell’ex capannone/laboratorio del Ciapi, abbiamo rintracciato finanche siringhe e carogne di volatili. Segno che l’archivio generale della regione Puglia ubicato alla Zona Industriale di Bari abbandonato al suo triste destino, forse senza manco un usciere che controlli chi esce ed entra, ogni tanto diventa allegro ritrovo di tossici e drogati. Ai quali, a scanso di equivoci, sicuramente non importa di dati sensibili, privacy o processi di sfoltimento e scarto della documentazione cui dovrebbero essere sottoposti luoghi apparentemente proprietà di pubblica amministrazione….
Francesco De Martino
Pubblicato il 13 Gennaio 2016