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L’area politica di Laforgia, senza l’apparentamento, è condannata all’irrilevanza

L'ex rivale di centrosinistra del sindaco Leccese è ancora incerto tra l'ingresso organico delle sue liste in giunta o limitarsi all'appoggio esterno

Il neo sindaco di Bari, Vito Leccese, ha firmato la convocazione del Consiglio comunale, eletto lo scorso giugno, per mercoledì 21 agosto, con inizio alle ore 9,30. A presiedere la prima seduta sarà il cosiddetto “consigliere anziano”, ossia quello con “cifra individuale” (voti di lista + voti di preferenza) più alta, ovvero la consigliera Elisabetta Vaccarella del Pd. I punti all’odg sono la convalida degli eletti, il giuramento del sindaco e l’elezione del presidente e dei due vice presidenti d’Aula. Al momento non è noto se Leccese nominerà la nuova Giunta prima dell’insediamento del nuovo Consiglio oppure dopo. In quest’ultima ipotesi la “Giunta di scopo”, nominata (in maniera irregolare!) subito dopo la sua proclamazione a sindaco (perché prima del giuramento, quindi senza i necessari requisiti di legge del Primo cittadino per insediarsi nel pieno esercizio delle pubbliche funzioni), dovrebbe essere revocata prima del Consiglio, visto che tra gli assessori in carica figurano alcuni eletti nella nuova Assemblea cittadine e sarebbero incompatibili, quindi, se facenti parte del Consiglio. Pertanto, è verosimile che la “Giunta di scopo” venga revocata prima del 21 agosto p.v. o che i soli assessori eletti si dimettano prima della seduta consigliare, per poi decidere di dimettersi successivamente dal Consiglio, se fossero (come è probabile per alcuni) rinominati assessori. Però, il “nodo” politico più importante per il sindaco Leccese sarà quello di capire se il nuovo esecutivo cittadino, oltre ai rappresentanti eletti con le sigle facenti parte della sua coalizione, annovererà anche qualcuno (o solo quello del M5S) dei rappresentanti della coalizione che al primo turno sosteneva a sindaco l’avvocato Michele Laforgia. Perché quest’ultimo, al momento in cui scriviamo il presente servizio, non ha ancora chiarito definitivamente se la coalizione della “Convenzione per Bari” entrerà a pieno titolo a far parte della maggioranza consigliare di Leccese, portando quindi anche qualche rappresentante nel prossimo esecutivo, oppure si limiterà solo ad un appoggio esterno, ossia senza alcun esponente in giunta. Infatti, secondo alcuni indiscrezioni, la coalizione di Laforgia (ad eccezione del M5S che pare abbia comunque già deciso di entrare nella giunta Leccese) starebbe sfogliando ancora i “petali” della margherita per decidere “se entrare ….o non entrare in giunta”. Anzi, come è noto, ci sarebbe stato addirittura un momento in cui Laforgia avrebbe lasciato intendere che le liste della sua coalizione avrebbero potuto anche non appoggiare più Leccese in Consiglio, o di sostenerlo in maniera non organica, ossia di volta in volta, a seconda dei provvedimenti da approvare. A questo punto è ormai chiaro a molti che l’annunciata intesa programmatica tra Leccese e Laforgia, fatta prima del turno di ballottaggio, era solo un “ballon d’essai” (pallone indicatore), per catturare anche al secondo turno l’intero elettorato di centrosinistra del primo turno. Quando, in realtà, non era stata invece perfezionata alcuna intesa programmatica concreta di governo della città. In altri termini, si sarebbe trattato solo di un’intesa di massima, basata solo sul collante politico-ideologico, ma non sul programma e sul futuro assetto di governo della città. “Allora – si chiede con sconcerto qualche addetto ai lavori della politica cittadina – chi esce penalizzato (o sarebbe, forse, meglio dire “gabbato”) da un’intesa politica generica e sicuramente priva di punti fermi sul programma e sui posti nell’esecutivo?”. Un’intesa, tra l’altro, fatta – come è noto – non con un apparentamento formale al secondo turno, ma con un semplice sostegno che ha comportato l’attribuzione del premio di maggioranza (22 consiglieri su 36) alla coalizione di Leccese (47% al primo turno) e soli 6 consiglieri a quella di Laforgia, i cui seggi – come è noto – sono stati assegnati in quota opposizione. Vale a dire che la coalizione di Laforgia, con il suo 22% circa al primo turno, si è suddivisa insieme alla minoranza di centrodestra (circa 29,3% al primo turno) il restante 40% dei seggi del Consiglio comunale barese, ovvero 14 su 36. In tal modo è vero che l’opposizione di centrodestra ha conseguito 8 seggi anziché 11, però è anche vero che, senza apparentamento formale tra Leccese e Laforgia anche la coalizione di quest’ultimo è risultata penalizzata in termini di posti in Consiglio comunale. Infatti, ha rilevato qualche esperto in materia, la coalizione di Laforgia con il suo 22% di consensi, con l’apparentamento, avrebbe conseguito qualche seggio in più (uno o forse due!), poiché le due coalizioni avendo ottenuto al primo turno complessivamente circa il 70% dei voti, il turno di ballottaggio avrebbe determinato solo l’elezione del sindaco, perchè la ripartizione dei seggi sarebbe dovuta avvenire per legge (sempre a detta di qualche esperto!) con il criterio proporzionale puro, in quanto i consensi delle due coalizioni apparentate avevano conseguito il 69% dei voti validi, superando il limite del 60% previsto, in base alla legge, per l’applicazione del proporzionale puro. Se così fosse realmente, allora senza apparentamento formale la coalizione di Leccese si è avvantaggiata del premio di maggioranza, mentre quella di Laforgia ha perso 2 seggi in meno di quelli che avrebbe potuto ottenere con l’apparentamento. Ma c’è di più! E’ vero che la maggioranza di centrosinistra avrebbe conseguito in tutto 24 o 25 seggi, però in tal caso gli 8 rappresentanti dell’area Laforgia sarebbero stati determinanti in Consiglio per la maggioranza a sostegno del sindaco. E, quindi, Laforgia con la sua coalizione sarebbe stato sicuramente, oltre che indispensabile per Leccese, anche più incisivo per il realizzando programma di centrosinistra e per ogni altra decisione collegiale. Cosa, questa, che ora non è. Infatti, “Leccese, – hanno anche esclamato gli addetti ai lavori – forte del suo 47% del primo turno, avrebbe potuto anche rifiutare l’apparentamento formale con l’area Laforgia, però a quel punto sarebbe state chiare le sue intenzioni!” Ossia quelle a volersi sedere, successivamente al ballottaggio, al tavolo con Laforgia da una posizione di forza e non certo paritaria. E sarebbe basto ciò a far capire a Laforgia che, a quel punto, con i suoi 6 consiglieri già acquisiti al primo turno sarebbe stato forse meglio rompere subito la pre-intesa raggiunta prima dell’8 e 9 giugno, piuttosto che proseguire con un accordo politico (e verosimilmente poco programmatico) che avrebbe portato poi alla situazione attuale. E cioé alla eventuale totale irrilevanza dell’area politica di Laforgia  nel governo della città di Bari.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 16 Agosto 2024

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