L’Artaserse di Hasse con Franco Fagioli nel ruolo di Arbace
Caso emblematico nel repertorio barocco, l’Artaserse di Hasse (su libretto di Metastasio) deve la sua fortuna alla bellezza delle arie, che hanno portato fortuna agli interpreti della rappresentazione al XXXVIII Festival della Valle d’Itria. Primo tra tutti l’attesissimo Franco Fagioli, presente per il terzo anno consecutivo al Festival, impegnato in un ruolo molto complesso, già cavallo di battaglia di Farinelli. Fagioli ha interpretato impeccabilmente le arie del protagonista del dramma metastasiano, caratterizzate da una difficoltà tecnica crescente fino al funambolismo vocale, rivestendole anche di una grande espressività e finezza recitativa. E, in onore del mitico castrato originario di Andria, si è aperta l’ultima edizione del Festival, nell’ambito di una scenografia davvero lussureggiante, all’apparenza moderna, ma in realtà ispirata alle macchine barocche nella riproduzione del senso dell’incantesimo teatrale nello spettatore. La struttura – firmata da Alessandro Camera– è rappresentata da un’enorme scultura dalle forme architettoniche, che si apre su bande scorrevoli per formare le diverse aree del palazzo regale dell’antica Persia. Fortemente evocativa la materia: metallo abraso dall’acido (a simboleggiare il potere corroso dalla violenza) e rivestito di foglia d’oro anticata, per un effetto da sfondo di un’icona orientale. Qui lo spettacolo ha preso vita, illuminato da luci “sapientemente” teatrali, a cui ha lavorato personalmente da Gabriele Lavia, che ha presentato una regia molto tradizionale dell’opera. L’unica “innovazione” rispetto all’ambientazione storica del dramma nell’antica Persia- ma ormai una costante presenza nelle recenti messe in scene di opere barocche- è stata introdotta dai costumi di Andrea Viotti: militari per i personaggi maschili (un misto tra le divise dei carabinieri e delle S.S.), stile impero per quelli femminili. Ritornando agli interpreti, ha registrato grande riscontro, accanto a Franco Fagioli, una straordinaria Sonia Prina nel ruolo en travesti del padre di Arbace, Artabano (al tempo di Farinelli interpretato dal contralto castrato Nicolino Grimaldi), ma tutto il cast si è rivelato eccezionale a cominciare da Maria Grazia Schiavo nel personaggio di Mandane (che fu di Francesca Cuzzoni) e dai tre giovani Anicio Zorzi Giustiniani (Artaserse), Antonio Giovannini (Megabise) e Rosa Bove (Semira). Corrado Rovaris (direttore musicale dell’Opera di Filadelfia), ha diretto e contemporaneamente ha accompagnato al cembalo i lunghi recitativi, già tagliati in parte nella ripresa martinese curata da Marco Beghelli. Il musicologo si è basato su una precedente trascrizione di Calvin Wells (eseguita a Londra in forma di concerto nel 2009), mentre Raffaele Mellace ha condotto un’indagine sulle diverse fonti manoscritte della partitura, tutte copie visto che il manoscritto autografo è considerato perduto. Artaserse è stata la prima delle quattro opere in cartellone che costituiscono il nucleo dei ventinove appuntamenti di scena tra Palazzo Ducale, Basilica di San Martino, il Chiostro di San Domenico, i teatri Verdi di Martina Franca e Paolo Grassi di Cisternino e l’Abbazia di Noci. Secondo titolo operistico in cartellone è Nûr, di M. Taralli (14/18/27 luglio 2012 ore 21,00, Teatro Verdi), opera da camera in un atto dell’aquilano Marco Taralli, su libretto di Vincenzo De Vivo. Info: www.festivaldellavalleditria.it
Mariapina Mascolo
Pubblicato il 17 Luglio 2012