Cultura e Spettacoli

L’artiglio del mare scava…

Una porzione del cimitero di Camogli, a due passi da Genova, è franata in mare tre giorni fa ‘liberando’ in acqua circa duecento bare. La mesta operazione di recupero si presenta complessa. Il crollo è da attribuire all’erosione della falesia su cui ancora si affaccia quanto sopravvissuto di quell’area cimiteriale… Lo spiacevole episodio è l’occasione per tornare sul tema dello sgretolamento delle coste e della conseguente avanzata del mare. Una piaga ecologica diffusa a livello planetario, specie là dove è favorita dall’azione dissennata dell’uomo. La soffocante antropizzazione delle coste (con la costruzione di porti, abitazioni, strutture e infrastrutture) e la cattiva qualità degli interventi di difesa, come certe infelici barriere frangiflutti, stanno agevolando un fenomeno antico quanto il mondo. Un fenomeno che non esclude i litorali di casa nostra. Il livello del mare è salito da noi di quindici centimetri negli ultimi mille anni. Dati forniti da Legambiente indicano la Puglia come la terza regione italiana quanto ad erosione, stimata nella misura del 65% dello sviluppo costiero. Degli eventi più vistosi l’ultimo risale a luglio di due anni fa, quando a Torre dell’Orso si dovette ‘affrettare’ il crollo di una parete rocciosa prima che la stessa rovinasse sui bagnanti. Le dune di Torre Guaceto si presentano rosicchiate per metà. C’è poi il caso Torre a Mare : fra Cala Colombo e Cala Sant’Andrea il lungomare Trulli si presenta interrotto da una decina d’anni. Per duecento metri è vietato il transito anche ai pedoni. Più in basso, non è consentita la balneazione, ma la relativa ordinanza è disattesa dai bagnanti. Motivo del divieto, lo strapiombo di diversi metri creatosi a suo tempo per effetto del crollo di una vasta porzione di roccia. I geologi mettono in guardia : Ogni mareggiata può strappare altri lembi di terraferma, questa volta coinvolgendo abitazioni vicinissime (e la zona conta molti residenti). Passiamo a   Polignano a Mare. Il borgo antico poggia interamente su un ripido costone roccioso contro cui il mare, quando infuriato, si frange con violenza preoccupante. E quel costone è costellato di cavità naturali – di cui la Palazzese e la Monachile sono soltanto le più note – il cui insieme rende il sistema particolarmente vulnerabile. Si calcola che i comuni pugliesi affacciati sul mare ed esposti a rischio idrogeologico siano settantotto, per un complesso di oltre centomila abitanti. Siamo di fatto impotenti. Mancano i soldi per gli interventi e manca l’intelligenza per scegliere gli interventi più efficaci. Teniamoci perciò lo spettacolo di transenne, di zone interdette alla balneazione, di lavori da fare o, peggio, di lavori avviati e poi interrotti.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 25 Febbraio 2021

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