Cultura e Spettacoli

L’assedio di Pietragalla

José Borjes è stato un generale spagnolo che tra il 1860 e il 1861 guidò una spedizione filo-borbonica volta alla riconquista del perduto Regno delle Due Sicilie in favore del detronizzato Francesco II di Borbone. Sbarcato in Calabria con pochissimi uomini, non avendo incontrato tra la popolazione locale il seguito che si attendeva, Borjes dovette scendere a patti con Crocco, il più potente capobanda del momento. L’accordo prevedeva di trasformare la formazione del condottiero lucano in un esercito regolare che puntasse come primo obbiettivo alla conquista di Potenza, principale roccaforte sabauda della regione. Opportunista qual era, Crocco accettò la proposta pur non fidandosi di Borjes, giacché temeva che costui volesse sottrargli le altre bande e i territori che aveva sotto controllo. La collaborazione fu difficile sin dal primo momento, stante la doppiezza di Crocco e l’inadeguatezza delle sue pur cospicui forze. Poiché l’alibi politico gli serviva solo ad accumulare potere e quattrini, Crocco era restio a rischiare i suoi uomini – peraltro affatto inclini alla disciplina militare – in battaglie campali, contentandosi invece di piccole e facili azioni di disturbo. In una circostanza però Borjes riuscì a forzare la mano a Crocco, obbligandolo a impiegare tutte le forze di cui disponeva verso un obiettivo ritenuto strategico per la successiva conquista di Potenza : il paesetto di Pietragalla. Il 16 Novembre 1860, le avanguardie di Borjes e Crocco avanzarono su Pietragalla, alla cui periferia si scontrarono con una cinquantina di Guardie Nazionali in pattugliamento. La scaramuccia si concluse con la ritirata dei miliziani alle porte del centro abitato. Borjes allora invitò il comandante della Guardia Nazionale locale ad arrendersi. Per tutta risposta quello faceva innalzare il tricolore sul punto più alto del Palazzo Ducale e riprendere i combattimenti. Stretti da forze soverchianti, dopo poco i miliziani dovettero ritirarsi nel Palazzo Ducale, dove si diede asilo anche agli abitanti di Pietragalla di fede savoiarda, le cui case intanto venivano saccheggiate e date alle fiamme. La strenua resistenza degli assediati – favorita dalla indisciplina tattica e dallo scarso coraggio degli uomini di Crocco, cose che più avanti avrebbero dato vita a ulteriori ragioni di dissidio tra questi e Borges – obbligarono i lealisti a ritirarsi nel disegno di ritentare l’impresa il giorno appresso. Ma l’indomani in soccorso degli assediati giunsero rinforzi dalla vicina Acerenza. Dopo aver subito pesanti perdite (lo stesso Crocco venne ferito a un braccio), i lealisti si ritirarono una seconda volta. Provarono allora a cogliere di sorpresa i nemici intorno a mezzanotte, ma quelli, che evidentemente si aspettavano la mossa, seppero ancora respingere l’insidia. L’ennesimo rovescio indusse Crocco e Borjes ad abbandonare l’impresa. Con un bilancio di complessivi 43 morti e più del doppio dei feriti si concludeva così l’assedio di Pietragalla. Le conseguenze si fecero sentire tra i lealisti : Dopo qualche sfortunato tentativo di riscatto negli abitati di Avigliano e Bella, Crocco e Borjes si separano definitivamente. A differenza del suo ex sodale, che sarebbe morto in carcere 44 anni dopo, a Borjes restava poco da vivere. Giunto al confine tra l’Abruzzo e il Lazio, il generale e i suoi pochi fedelissimi vennero sorpresi dai bersaglieri tra le località casale Mastroddi e Sante Marie nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1861. Dopo un furioso conflitto a fuoco i lealisti alzarono bandiera bianca. Subito condotti nella vicina Tagliacozzo, patirono tutti la fucilazione senza processo. – Nell’immagine, un ritratto a stampa di José Borjes.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 16 Novembre 2022

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