L’assessora Palone: “Basta fango sui nostri vigili, non esistono atti ufficiali”
Il ritiro dell'arma di servizio sarebbe una facile semplificazione dopo gli altri provvedimenti, per di più in assenza di atti notificati agli agenti interessati. Nel frattempo, i sindacati pensano a gesti clamorosi, come la consegna spontanea delle armi di tutti i vigili urbani baresi

Fari ancora accesi sulle aziende comunali baresi, a cominciare da quella deputata al trasporto urbano con l’Amtab sotto osservazione oramai da mesi e con giudici, ministri e prefetti interessati a tenere gli occhi aperti su assunzioni e provvedimenti riguardanti appalti e personale. Intanto il Tribunale di Bari ha prorogato l’amministrazione giudiziaria di Amtab/Bari per altri centoventi giorni, misura disposta un anno fa dopo l’inchiesta ‘codice interno’ approdata nelle aule penali con oltre cento imputati. L’azienda ai trasporti barese era stata già sottoposta a provvedimento il 26 febbraio d’un anno fa in seguito-come detto – all’inchiesta ‘Codice interno’ che, oltre a svelare i presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria cittadina, ha anche smascherato i legami tra dipendenti delle aziende municipalizzate e i clan. La decisione è stata presa ieri dalla sezione misure di prevenzione del tribunale, ma anche la Direzione distrettuale antimafia di Bari aveva chiesto la proroga del provvedimento. Nel corso dell’udienza tenutasi ieri mattina, l’amministratore unico dell’azienda Luca D’Amore ha presentato una lunga e dettagliata relazione in cui, oltre a sottolineare le misure di risanamento avviate nell’ultimo anno, ha sottolineato alcune criticità ancora vigenti. Tra queste, la presenza di alcuni lavoratori interinali ancora legati ai clan (in quattro, ritenuti appartenenti al clan Parisi del quartiere Japigia, sono stati già licenziati), ma anche la mancanza di un direttore generale, la mancanza di un modello organizzativo e un piano carente sulla sicurezza sul lavoro. Si tornerà in aula per un’eventuale ulteriore proroga del provvedimento il prossimo 25 giugno, mentre D’Amore era stato nominato amministratore giudiziario dell’Amtab in seguito ai centotrenta arresti dell’inchiesta ‘Codice interno’, Il giudice Giulia Romanazzi – accogliendo la richiesta della procura, rappresentata in udienza dal pubblico ministero Buquicchio, ha dunque deciso di aderire alle indicazioni già emerse dalla relazione ministeriale che, pur non approvando lo scioglimento diretto e conseguente commissariamento rispettivamente del Consiglio e dell’Ente Comunale, mentre ci sarebbero ancora lavoratori assunti tramite le agenzie interinali in qualche modo collegati ad ambienti malavitosi, senza contare i dipendenti ritenuti vicini alla malavita che, in ogni caso, non hanno esitato a impugnare il loro licenziamento. Nel frattempo sotto osservazione, oltre alle aziende comunali, ci sarebbe anche il servizio di Polizia Locale, con una vigilessa sospettata di contiguità ai clan in quanto alcuni anni fa, dopo aver fermato un’auto guidata da un minorenne, non provvide ad applicare le sanzioni previste dal codice; anche questo un episodio che dimostrerebbe la “significativa vicinanza” nei confronti della criminalità organizzata locale. Ma nel frattempo non è stato difficile assimilare ai controlli all’interno del Corpo il ritiro dell’arma di servizio a una trentina di vigili che però, oltre a essere regolarmente in servizio, non risultano né sotto inchiesta e tanto meno a rischio licenziamento o procedimento disciplinare. Il problema, come dice subito l’assessora comunale alla Polizia Locale Carla Palone, è che in questi giorni su giornali e tv locali si sta parlando di persone, uomini e donne dipendenti della pubblica amministrazione che, ogni santo giorno, fanno il proprio dovere al servizio dei cittadini e ora sono terminati sotto i riflettori dei mass-media, ma senza ragioni evidenti. “Guardi, non ci sono atti ufficiali e mi risulta, se parliamo del ritiro dell’arma ad alcuni agenti, che periodicamente al Comando provvedano alla pulizia delle armi. E comunque, fino a quando non ci saranno atti ufficiali nei riguardi dei diretti interessati, mi sembra frettoloso e assolutamente ingiusto infangare l’intero Corpo di Polizia Locale del Comune di Bari. Proprio per questo stiamo pensando di licenziare al più presto un comunicato ufficiale per ristabilire la verità e fare chiarezza”. Bene, però resta il fatto che l’aria che si respira al Comando dell’ex Municipale a Bari/Japigia è pesante e molti rappresentanti sindacali, anch’essi indignati per dubbi e sospetti di contiguità coi clan malavitosi che circolano in questi giorni su alcuni vigili baresi, stanno decidendo anche loro di uscire allo scoperto con manifestazioni e gesti eclatanti. Insomma, il silenzio, anzi la quiete, prima della tempesta…
Francesco De Martino
Pubblicato il 27 Febbraio 2025