L’ateo nostalgico del canto e della liturgia gregoriana
Valga la Domanda del ventottesimo di Giobbe: ”Ma la Sapienza da dove viene? /L’Intelligenza dove trovarla? /Raffigurarsela l’uomo non sa /Sulla terra dei vivi non dimora /Dice l’Abisso in me non è /il Mare dice non la contengo.” (Gb, 28, 12-14). A dimostrazione che la Sapienza e l’Intelligenza, rare volte, hanno avuto Diritto di Cittadinanza sul Pianeta Terra e “in hominibus erectis paucis”, relativamente ai miliardi di uomini eretti che Lo hanno solcato e devastato sino ai nostri giorni, Parliamo della Bellezza Pura sommersa, ahiNOI, nel vortice della insipiente umana demagogia populistica. Per secoli e secoli la Lingua Latina è stata la Lingua della liturgia cattolica, degli atti ufficiali prodotti dai papi e dalla curia vaticana. Per secoli e secoli i candidati alla consacrazione sacerdotale cattolica dovevano sottoporsi a Studi severi, rigorosi sin dalla fanciullezza nei seminari minori, istituiti nelle sedi episcopali diocesane (abbiamo, Personalmente, Visto lo stesso Vescovo della diocesi bitonto – ruvo, Aurelio Marena, Esaminare in Italiano e Latino gli studenti di terzo ginnasio, quando nella medesima diocesi c’era il seminario minore) e, poi, nei seminari maggiori regionali, ove i futuri preti (oggi i pochi, quali bianche mosche, futuri preti italiettini, essendo nei seminari maggiori regionali stati dismessi il ginnasio superiore e il liceo classico per scarsità di italiche vocazioni, sì che si rastrellano presunti vocati e vocate tra i poveracci del terzo e quarto mondo, vengono sguinzagliati, per rubacchiare un diploma o una maturità, in tutti gli istituti superiori statali, senza troppo sofisticare se essi possano fornire a siffatti scolari una preparazione propedeutica agli studi di Teologia che abilitano al sacerdozio. Nei nostri 13 anni di Insegnamento nel fu magistrale “Vito Fornari” in Molfetta, riciclato in liceo linguistico, abbiamo avuto occasione, non poche volte, di LamentarCI dello scarso impegno scolastico dei chierici, registrando spersa nel deserto noncurante della curia vescovile la nostra Voce preoccupata) frequentavano il Ginnasio Superiore di due anni, il Liceo Classico di tre anni, i quattro anni di Teologia. Solo coloro che fossero stati Acculturati dalla Ponderosa, Augusta Classicità Greco – Latina avrebbero potuto fregiarsi della “cherca”, come segno, stigma del proprio “status” di ministri di dio. Dal semplice curato di campagna al papa il “Breviario”, contenente l’ufficio divino, che i religiosi dovevano, devono recitare ogni giorno, era Letto in Lingua Latina e, quindi, Decodificato, Interpretato nei suoi concetti pastorali e dogmi, direttamente, dalla Lingua Latina. E’ superfluo Dire che fino, quasi, agli albori della contemporaneità le scuole in Europa, e non solo, erano gestite dai preti cattolici, dell’ordine dei gesuiti, soprattutto: erano scuole dove si Studiava e gran parte dell’ “Intellighenzia” che fa bella Mostra di Sé nella Storia Intellettuale del vecchio continente è stata Forgiata in esse. Se la Parola Avvicina gli uomini; se ne Smussa le “doxai”, considerate, a torto, irrefutabili; se Emoziona i cuori induriti dall’essere stati abituati a inchinarsi agli “idola”, all’autorità del passato o, in generale, a qualsiasi “persona” o istituzione autocratica; se spazza via tutti gli steccati ideologici e religiosi, di classe, di censo, di nazionalità; se ci fa sentire tutti sbocciati dalla medesima zolla, ebbene, la Lingua Latina, diffusa per un millennio dalle legioni nel vasto impero romano e, in seguito, in tutto il mondo dal dilagare della confessionalità cattolica, poteva Diventare la Lingua Comune dei popoli della Terra e Realizzare l’Utopia Linguistica del “Doktoro Esperanto” (Dottore Speranzoso), pseudonimo del Medico Polacco L. L. Zamenhof (1859 – 1916), Inventore, con poco o scarso successo, dell’ ”Esperanto”. Invece, proprio la chiesa cattolica, che con le sue scuole, con il lavorìo certosino dei Monaci Impegnati nei Conventi, Sparsi in europa, a Salvare i Grandi Capolavori Letterari, Filosofici, Scientifici della Classicità (qualche volta, distorcendoLi “pro domo sanctae catholicae ecclesiae”. Ma sarà Affare di Lorenzo Valla e degli Umanisti Riportare all’ Originale i testi, ingenuamente, contraffatti), appiattendosi con volgare, insistita pervicacia sulla pigrizia intellettuale delle amorfe masse plebee, ha contribuito a mettere in ombra la illuminante, splendida Razionalità della Lingua Latina ché la liturgia cattolica è, sarà officiata nelle lingue nazionali e il Canto Gregoriano, spesso vittima di luoghi comuni, è stato, è, inspiegabilmente, considerato un ostacolo alla partecipazione attiva del credente al mistero dell’eucarestia. Il canto liturgico, ribadisce Ratzinger, deve nascere dalla Parola e mettersi al suo servizio. Per quanto riguarda il Canto Gregoriano la fonte alla quale si sono rifatti gli antichi compilatori è stata la “sacra scrittura” e tra i libri di essa è stato privilegiato il “salterio”, il “libro dei salmi”. La Parola, al cui servizio deve MetterSi il Canto Gregoriano, Convoglia in Essa le parole, la grammatica, la sintassi della Lingua Latina e questa Lingua, che, a mo’ di scrigno, contiene il Prezioso Tesoro del Canto Gregoriano (Musica come Arte vera, Santa, Universale), doveva essere Proposta a tutte le plebi cattoliche, più che mettere, rapidamente, in secondo piano, vista la difficoltà di rendere Universale il Possesso della Lingua Latina, il Canto Gregoriano, sì da farLo scomparire, quasi completamente, dalla scena liturgica. Infatti, nonostante i padri conciliari del “vaticano II” avessero prescritto (sesto capitolo della costituzione “sacrosanctum concilium) al paragrafo 116, intitolato ”Canto gregoriano e polifonico”: “La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana; perciò, a parità di condizione, nelle azioni liturgiche, gli si riservi il posto principale”, nella fase successiva al “concilio” le conferenze episcopali, demagogicamente, favorirono, nel tentativo di suggestionare, temporaneamente, i fedeli “per dovere civico” e, come intrattenimento superficiale, un guazzabuglio musicale con testi in lingue moderne con forme vicine al “pop”, al “rock” e alle squallide, banali “strimpellature” della cosiddetta “musica leggera”.”Contra”, il Canto Gregoriano è un Canto Liturgico, solitamente, Cantato da un Coro o da un Solista o, spesso, dallo stesso Celebrante con la Partecipazione di tutta l’Assemblea Liturgica. E’ Orientato a Sostenere il Testo Liturgico in Latino. Deve essere Cantato “a cappella”, cioè senza l’accompagnamento strumentale, ché ogni armonizzazione, pur discreta, altera la Struttura e le Finalità di questa Musica. Quale scandalo, quale delitto! Per le volte delle chiese, delle superbe cattedrali affrescate di Suprema Bellezza Concepita, Realizzata da Grandi Artisti la cui Fama ha Superato il logorio del Tempo, non più la Musica Inscritta nella Parola di cui, secondo Agostino, Cristo fu il Primo Cantore, “sed” rumori di chitarre, grugniti rockettanti di fanciulli e di vecchi, “una fhilistinorum facies”, per Parafrasare Giovenale, avidi di inanimati per imprigionarli con manette mentali e renderli sudditi della voce del padrone di turno. Specie, nell’italietta dove ”a dirsi non cattolici sono pochi e a non esserlo quasi tutti…(Di sicura fedeltà cattolica resta tuttavia, tra pentiti e irriducibili, la benemerita associazione “Cosa Nostra”). Così Parlò Guido Ceronetti! Comunque, una domanda dobbiamo Porci d’obbligo: come mai tanto ostentato ostracismo nei confronti del Canto Gregoriano e del suo Supporto Linguistico, cioè il Latino? Intanto, preliminarmente, è necessario Denunciare che, ormai, è impossibile Ripristinare, globalmente, la Liturgia Gregoriana in quanto i preti, non avendo più la Preparazione Classica dei “confratelli” del passato, non sanno di Latino, affatto, e, forse, neanche i capoccia della curia vaticana e, forse, neanche i papi degli ultimi tempi. In ogni caso, abbiamo, poco sopra, Accennato la Risposta al recente Quesito. La preoccupazione, Diremmo “di facciata”, che le classi popolari non fossero, non siano in grado di comprendere il Messaggio Contenuto nei Testi in Latino del Canto Gregoriano e di tutta la Liturgia Gregoriana nel suo Insieme. Preoccupazione da ”filistei”, in quanto non si trattava, non si tratta di spiegare agli ignari i punti fondamentali della religiosità cattolica (come non fanno, anche se sbandierano ai quattro venti che fanno, i privilegiati insegnantucoli di religione cattolica nelle presunte laiche scuole italiettine), ma di Creare con il Canto Gregoriano o la Liturgia Gregoriana un’Aura di Virile Spiritualità sì da Permettere all’ autentico uomo di fede di Innalzarsi ai Piani Superiori del Divino, essendo la fede la certezza che la nostra esistenza quotidiana Possa, Può Attingere Significati Ideali che Vadano, Vanno oltre l’”hic et nunc”, oltre la Morte per la Resurrezione. Tutto il cristianesimo nella versione cattolica, soprattutto, sta nelle fede certa che la speranza si verificherà; non per niente papa francesco ammonisce i giovani a “non farsi rubare la speranza”. Del resto, sono proprio sicuri i sepolcri imbiancati del sinedrio che la nonnina, analfabeta di ritorno, questuante dall’eterno l’elemosina del paradiso, fiduciosa di meritarlo per il semplice fatto di essere, domenicalmente, in chiesa per la santa (???) messa, nonostante imprechi notte e giorno contro renzi che non si decide a bombardare le carrette del mare zeppe di disperati; che la fantolina recitante giaculatorie con la bocca durante la messa domenicale, ma con la testa ansiosa che il prete sia corto nell’omelia, in quanto non vuole, non può far aspettare il fantolo, già pronto con il vespone nella piazza antistante la chiesa per raggiungere, ovviamente, con lei la disiata, già utilizzata infinite volte, alcova; che il laureato, non propenso alla frequentazione dei “busillis” del Teologico Filosofare, riescano a Decrittare il “credo” cattolico, sia in Lingua Latina o in lingua italiettina o francese o rumena o cinese o giapponese, quando proclama: ”… “Credo in un solo Signore Gesù Cristo Unigenito figlio di Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato dalla stessa (sbagliato, NOI Osiamo una Menda: dalla medesima sostanza) sostanza del Padre…”? Dei tre personaggi, testé catalogati, quale sarebbe in grado di puntualizzare la differenza semantica tra il verbo generare e il verbo creare, apparentemente, sinonimi? E quale sarebbe in grado di elencare, si fa per dire, le componenti della “sostanza del Padre” ? Di una qualsiasi lingua le parole, l’una all’altra giustapposta, hanno ciascuna un significato, “sed” il significato complessivo di una frase, che le comprende, ognuna affascinata dalla propria precipua logica funzione, travalica la semanticità singolare di esse, per dar luogo ad un Concetto che Si Chiarisce solo al diuturno Pensare. Nella Liturgia e nel Canto Gregoriano Testo e Musica sono Indistinguibili; pertanto, ribadisce Ratzinger, in ”Cantate al Signore un canto nuovo”, che durante la celebrazione liturgica bisognerebbe favorire “quella chiara ispirazione biblica che sappia esprimere, mediante l’accordo armonico delle parole e della musica, la bellezza della Parola divina…Penso in tal senso all’importanza del canto gregoriano”. Per Concludere, i nostri non innumeri Amici, “tamen”, Scelti ed eletti, possono Garantire che NOI da lunga pezza abbiamo Deplorato (e non Smettiamo e non Smetteremo di farlo) la delittuosa messa tra parentesi (da parte del pretume. reo di privilegiare il giovanilistico brutto pseudomusicale di moda alla Bellezza Condivisa dai millenni, durante i vari momenti ed episodi della liturgia cattolica) del Canto Gregoriano che i padri conciliari del “vaticano II” avevano, pur, definito: “… il canto proprio della liturgia romana”. Ancora, i nostri non innumeri Amici, “tamen”, Scelti ed Eletti, possono Garantire che abbiamo, ognora, Auspicato (e non Smettiamo e non Smetteremo di farlo) che siano il Canto Gregoriano e la Liturgia Gregoriana Ricollocati al centro della liturgia della chiesa cattolica, Conferendo ad Essi, quindi, un’altissima Qualità Ecclesiale. Ci siamo sentiti soli e irrisi, tacciati di incancrenito passatismo dai fan della robaccia “pop” e “rock”, introdotta, perfino, nelle chiese, sotto le non mentite spoglie di un’ininterrotta serie di testi menzogneri, in cui futili, scontate affermazioni di religiosità da caserma o da convento della ”monaca di monza” rompono i timpani della massa, finta credente, indifferente a qualsiasi prevaricazione che si possa perpetrare nei confronti della Bellezza e della Verità, all’unisono con note stonate emesse, quali scuregge, da una miscellanea, sempre cangiante, di improbabili strumenti musicali, quali le orrende chitarre elettriche. Per fortuna, in questi giorni, abbiamo Letto un Brano, che CI ha Confortati e che Trascriviamo, integralmente: ”…La Messa tridentina in latino, che cercò invano di rimettere in uso, con un motu proprio, Benedetto XVI. Di questa sconfitta liturgica fondamentale, che svegliava i furori di Cristina Campo, insieme ai miei, ai tempi della riforma conciliare, ho scritto il meglio delle mie deplorazioni. Quello fu un harakiri del sacro, come se una banda di talebani avesse mitragliato e frantumato la Pietà Rondanini. Eccola là, in frantumi, la Messa in latino con le sue ali di condor del Gregoriano, sostituito da cori e da coretti da pollaio. Ma tutta la latinità mi è patria spirituale, getto strida assistendo ai suoi sinistri arretramenti e disfatte”. Grazie a Gianluca Rossiello, Titolare della “Libreria del Teatro”, in Cammino, sempre, con le Novità Librarie, Sappiamo che così Sbottò con i suoi Maroni Gonfi Guido Ceronetti nel suo ”Tragico tascabile”, Editrice “Adelphi”!
Pietro Aretino. già detto Avena Gaetano
pietroaretino38@alice.it
Pubblicato il 1 Settembre 2015