Cronaca

L’atipicità di Emiliano da politico e magistrato

Se non fosse per il fatto che ai tempi della prima Repubblica era del tutto sconosciuto alla scena politica barese, l’ex primo cittadino di Bari, Michele Emiliano, più che ‘magistrato’ prestato alla politica (come lui stesso amava definirsi quando, nel 2004, si presentò la prima volta per la corsa a Primo cittadino),  sembra che in precedenza sia stato un ‘politico’ prestato alla Magistratura. Infatti, per Emiliano la fine del secondo mandato da sindaco non è coincisa con il rientro in servizio, ma con un’altra aspettativa dall’Ordine giudiziario, per motivi di natura amministrativa-istituzionale. Di certo, quindi, l’ex Primo cittadino barese conserverà la posizione di magistrato fuori ruolo, continuando a beneficiare della copertura previdenziale e della progressione di carriera, come se prestasse servizio effettivamente, invece continuerà a fare il segretario politico del Pd pugliese, sotto la copertura assessorile di un Comune medio-piccolo, San Severo, del Tavoliere di Puglia. Tutto regolare dal punto di vista formale e sostanziale per l’ordinamento normativo, salvo qualche dubbio (che finora, però, nessuno ha mai chiarito definitivamente) su una presunta incompatibilità di Emiliano per la sua posizione di magistrato fuori ruolo e dirigente politico. Un’incompatibilità che sussiste senza ombra di dubbio per i rappresentanti dell’Ordine giudiziario, quando sono in ruolo, ma che per quelli fuori ruolo si continua forse a nicchiare, nonostante qualche precedente per il quale si è già espressa affermativamente la Corte Costituzionale, confermando la validità del vincolo anche per gli esponenti fuori ruolo. Ma la questione che un ‘magistrato’ possa fare, se fuori ruolo, anche il capo politico è una questione, prima ancora che di ordine normativo, di compatibilità etica e morale. Infatti, volendo fare un raffronto con il mondo calcistico, verrebbe da chiedersi se è eticamente e moralmente accettabile che un ‘arbitro’ possa assumere anche il ruolo di dirigente di una società di calcio, senza cancellarsi dall’albo della categoria di appartenenza, ma togliendosi solo momentaneamente la divisa che indossa in campo? Di certo i dubbi sull’imparzialità di conduzione di una partita sorgerebbero qualora l’arbitro con velleità da giocatore ritornasse in campo a dirigere il gioco. Quindi, la permanenza sulla scena politica pugliese di Emiliano, dopo la fine della sua esperienza sindacale nel capoluogo, conferma che trattasi di un personaggio politico a tutti gli effetti, anziché di un esponente della cosiddetta società civile, come lo stesso voleva far credere al tempo del suo debutto nella vita amministrativa barese. Un personaggio politico atipico, perché finora ha sempre disdegnato di definirsi tale, vantandosi solo della toga che non indossa più da oltre dieci anni. Infatti, l’ex pm antimafia prestato alla politica nel 2004 in nome dell’anti politica finora, oltre ad aver fatto il sindaco a Bari, si è sempre autoproposto a tutto ciò che di rilevante è ai fini di una carriera politica. Da non dimenticare che ultimamente ha pure tentato la scalata ai Palazzi romani del potere, ma il capo nazionale del suo partito, Matteo Renzi, per il momento ha preferito lasciarlo in Puglia. Probabilmente l’ex sindaco di Firenze non ha dimenticato gli attacchi rivoltigli da Emiliano agli inizi del 2012, quando l’ex Primo cittadino barese prima partecipò alla convention  della Leopolda incoraggiandolo nella scala nazionale al Pd e, poi, invece tentò di erigersi ad antagonista, tanto che alle primarie di dicembre del 2012, per la scelta del nome da proporre alle politiche per Palazzo Chigi, Emiliano si schierò contro Renzi, sostenendo il nome di Pierluigi Bersani. Salvo rischiararsi al fianco di Renzi nell’estate dello scorso anno, quando aveva capito che l’allora sindaco fiorentino aveva ormai la strada spianata per conquistare la segreteria nazionale del partito. Ed anche questo tipo di comportamento denota in Emiliano un’indole da uomo politico prevalente a quella di magistrato. Peccato, però, che finora non abbia avuto ancora il coraggio di scegliere definitivamente tra la sua precedente professione e quella che svolge da dieci anni. Anzi, cerca di sfruttare ad effetto il suo ‘status professionale’ di magistrato, per accreditarsi ancor di più e meglio come figura politica. Questa, infatti, è anche la motivazione formale per cui approda al Comune di San Severo come ‘assessore tecnico’ alla Legalità, trasparenza e Polizia municipale. “Ma – si chiedono in molti – è ancora credibile la figura di Emiliano come tecnico, essendo lui pure segretario regionale del Pd?”. Sarebbe come voler motivare la presenza in campo di un giocatore per le sue competenze da arbitro. Invece, sarebbe forse meglio se ai cittadini si dicessero come in realtà stanno i fatti politici pugliesi. Diversamente si favorisce il divario tra politica e cittadini. Inutile continuare ad illuderli.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 25 Giugno 2014

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