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L’Autonomia differenziata ora andrà bene ai vertici romani del Pd?

La dissoluzione nelle corse settimane del governo “giallo-verde” e l’attuale costituenda nuova maggioranza “giallo-rossa” tra M5S e Pd probabilmente non comporterà di conseguenza anche un dissolvimento del progetto di “autonomia differenziata”, tra le diverse Regioni della Penisola, perorata a gran voce dal partito di Matteo Salvini. Infatti, tra i dieci punti programmatici che il nascente governo Conte-bis, tra M5S e Pd, sta mettendo appunto in queste ore, quasi sicuramente  sarà riconfermata l’Autonomia differenziata regionale, in precedenza – come è noto – contestata dal Pd, ma voluta fortemente dalla Lega nel programma dell’ex governo “giallo-verde”. Ora, invece, a confermare e portare avanti l’autonomia regionale differenziata sono i pentastellati di “Di Maio & C.”, che nel loro recente accordo con i Dem. di Nicola Zingaretti (ma che in realtà sono, forse, ancora maggiormente di Matteo Renzi, visto che è stato proprio l’ex segretario del Pd a spingere più di tutti nel partito per l’abbraccio con gli ormai ex rivali del M5S) hanno chiesto e probabilmente otterranno la presenza di detto punto programmatico. Ma se i vertici romani del Pd, pur di chiudere l’intesa con il partito di Di Maio, si stanno ingoiando il “rospo” dell’autonomia differenziata, per quanto annacquata questa potrà essere, di certo non va giù ad alcuni vertici periferici di tale partito che, come in Puglia, sulla questione non intendono affatto mollare con le contestazioni. Infatti, quattro consiglieri regionali pugliesi del Pd, Fabiano Amati, Sergio Blasi,Donato Pentassuglia e Ruggiero Mennea, che insieme ai colleghi Napoleone Cera dell’Udc e Gianni Liviano del Gruppo Misto hanno dato vita all’interno del centrosinistra all’Associazione “C-Entra il Futuro”, commentando i dati 2001-2018 sui contenziosi davanti alla Corte costituzionale sulle competenze tra Stato e Regioni, pubblicati di recente dal quotidiano economico-finanziario “Il Sole 24 ore”, con una nota hanno affermato: “La maggiore autonomia delle Regioni è una concessione al contenzioso, ai ritardi e alla vittoria finale della burocrazia mitomane. Basti pensare che negli ultimi 18 anni ci sono stati 1804 liti tra Stato e Regioni, di cui 111 in Puglia. E di queste la metà si sono concluse con la dichiarazione d’illegittimità costituzionale. E tutto questo alla faccia della crescita, che per avverarsi ha bisogno di meno autonomia e più libertà da un labirinto di regole prodotte da più autorità e sulle stesse materie”. Infatti, continuando nella nota con le dichiarazioni, i sei esponenti regionali della Puglia di “C-Entra il Futuro”, hanno spiegato: “A parte la questione dei soldi sottratti alle Regioni meridionali, la maggiore autonomia delle Regioni susciterà un’ovvia impennata del contenzioso costituzionale”, in quanto “già con l’attuale ordinamento il numero complessivo dei ricorsi negli anni 2001-2018 è stato pari a 1804, di cui 1131 conclusi con dichiarazione d’illegittimità costituzionale. E, quanto alla Puglia, il numero complessivo dei contenziosi nello stesso periodo è stato pari a 111, di cui 64 conclusi con dichiarazione d’illegittimità costituzionale”. “Per dato d’esperienza – hanno poi concluso i fondatori di “C-Entra il Futuro” – si può dire che l’incertezza normativa derivante dai contenziosi determina un maggiore attendismo della burocrazia nell’assunzione della decisione, anche quando la singola norma impugnata non riguarda il caso concreto”, rilevando che “tutto ciò porta come conseguenza clamorosi ritardi da burocrazia mitomane, cioè da quel senso di potenza che non riesce a vedere l’uomo celato dietro un’istanza, con le sue aspettative e i suoi dolori, ma solo carte e puntigli per decidere, portando al minimo la responsabilità”. Ma questo potrebbe essere solo un “assaggio” delle divergenze che all’interno del Pd forse sorgeranno tra centro e periferia con il nascente governo “giallo-rosso”. Infatti, in Puglia c’è già chi (come la consigliera Antonella Laricchia) dal M5S ha fatto sapere che “non cambierà nulla” nell’azione politica di opposizione al centrosinistra regionale guidato da Michele Emiliano. Peccato, però, che la pentastellata Laricchia non abbia anche detto come farà d’ora innanzi a contestare talune scelte del Pd pugliese qualora queste trovassero l’avallo del governo nazionale. E, tra queste, prima fra tutte ci saranno sicuramente quelle riguardanti la Xylella. Ma non è difficile neppure immaginare che su tale problematica pugliese le giustificazioni dei pentastellati locali, in linea di massima, non saranno tanto differenti da quelle già addotte nel recente passato per la Tap e per l’ex Ilva di Taranto dal ministro pentastellato  per il Sud dell’ex governo “giallo-verde”, la salentina Barbara Lezzi. “Mutatis mutandis”, con le dovute distinzione, la filosofia di fondo dei pentastellati pugliesi verosimilmente non cambierà di certo con la nuova alleanza romana.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 27 Agosto 2019

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