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Lavori fermi all’ansa di Marisabella, aspettando il grande terminal al porto

Una vicenda intricatissima, quella dei lavori all’ansa di Marisabella presso il porto di Bari, aggrovigliata da anni tra ritardi, contenziosi, ricorsi giudiziari civili e amministrativi, senza parlare dei presunti errori del committente pubblico, per cui l’appaltatore avrebbe già richiesto cifre astronomiche e il raddoppio dei tempi per completare l’opera e realizzare finalmente il terminal barese. La solita storia all’italiana di responsabilità dirette e indirette che non si accertano mai sui vari ‘stop’ ai lavori a spese del Pubblico Erario, mentre c’è chi attende all’infinito la svolta per l’infinito cantiere della Colmata Marisabella nel porto di Bari. E così, mentre s’ingrossano anche le fila dei pessimisti che all’orizzonte vedono profilarsi un allungamento dei tempi (l’opera sarebbe dovuta essere pronta nel 2020, invece che nel 2015) e un incremento di quasi il doppio dei costi (80 milioni di euro contro i 42 previsti) a carico dello Stato (al netto di quelli già sostenuti fino a tutti gli anni Novanta), c’è chi si augura l’intervento di qualche parlamentare che, con una bella interrogazione, faccia chiarezza sulla storia di questo grande appalto barese, all’infinito. La vicenda è estremamente complessa e gli ultimi passaggi, secondo quelli che hanno avuto la possibilità di visionare il denso carteggio in materia, sono  ricostruibili solo grazie alle corrispondenze intercorse all’inizio dell’anno, precisamente da gennaio ai primi di marzo, fra il Provveditorato alle Opere Pubbliche di Bari e l’appaltatore, vale a dire il  raggruppamento d’imprese fra Grandi Lavori Fincosit e Coedmar. La realizzazione di Marisabella, terminal da 300mila mq su cui dovrebbe spostarsi buona parte del traffico merci dello scalo onde lasciar spazio alle crociere, ha rappresentato il fiore all’occhiello di chi ha governato l’Autorità Portuale di Bari negli ultimi dieci anni, prima che si profilassero i soliti, maledetti imprevisti in grado di bloccare quasi sempre le grandi opere, in questa Città, che si tratti di ospedali, tribunali, caserme o impianti sportivi. Fatto sta che i lavori di Marisabella al porto di Bari sono sospesi da troppi anni, per non sospettare che il progetto da adeguare alle previsioni normative in tema ambientale sia stata solo una scusa. Dietrologia, fantasmi di mestatori sempre pronti ad approfittarne, dietro le quinte delle grandi opere? Chissà, anche se sul progetto di completamento delle strutture portuali nell’area “Pizzoli-Marisabella” del Porto di Bari che, secondo le previsioni, doveva concludersi due anni fa, si sono addensate nuvole, come confermano i tecnici dagli uffici portuali del capoluogo. Un’opera imponente, quella che a Bari si attende da oltre trent’anni tra una sospensione e l’altra, aggiudicata a un anno e mezzo ad un’associazione di imprese tra “GRANDI LAVORI FINCOSIT S.p.A.” (Capogruppo mandataria) con sede in Roma e “NUOVA CO.ED.MAR. S.r.l.” (mandante) con sede a Chioggia per 42 milioni e 258mila euro per lavori a corpo ed a misura, al netto del ribasso del 27,57%, e 100mila euro per oneri della sicurezza (non soggetti a ribasso). Ma entriamo nei dettagli. La colmata nell’area Pizzoli-Marisabella è un’opera prevista nel Piano Regolatore Portuale dal 1963 e i lavori per la sua realizzazione sono stati avviati nei primi anni novanta dal Ministero delle Infrastrutture; purtroppo poco dopo il loro avvio i lavori furono interrotti per il fallimento di una delle imprese appaltatrici ed il Ministero fu costretto a procedere con la rescissione del contratto di appalto e la chiusura del cantiere. Per completare l’opera restano ancora da realizzare circa 300mila metri quadrati di piazzali, il dragaggio dei fondali e soprattutto la costruzione di circa 1300 metri di banchine che consentiranno di dare piena operatività anche alle opere già realizzate. La colmata sarà realizzata al 90 per cento, come emerge dalle carte progettuali, con la roccia proveniente dal dragaggio dei fondali e consisterà in una specie di isola, collegata in alcuni punti alla terraferma, per effetto della realizzazione di un canale a cielo aperto di separazione con il lungomare direttamente collegato al mare. Per poter finalmente terminare questa “incompiuta” e sanare gli effetti di un cantiere improvvisamente abbandonato senza aver ultimato, per esempio, le opere di raccordo a mare degli scarichi della fognatura pluviale cittadina, solo nel 2000 è stato riavviato l’iter procedurale per giungere al riappalto del completamento ed è iniziata la caccia ai finanziamenti nel frattempo cancellati. Alla fine del 2008, sempre a cura del Ministero delle Infrastrutture, è stata espletata la gara d’appalto e solo nell’ottobre del 2012, al termine di un travagliato iter giudiziario sviluppato tra le imprese partecipanti alla gara, si è finalmente giunti alla consegna dei lavori al Raggruppamento Temporaneo di Imprese di cui sopra, sotto la guida dell’Ufficio di Direzione dei lavori composto da tecnici dell’Autorità Portuale di Bari. L’iter per il riappalto è stato molto travagliato ed ha scontato, secondo le nuove normative, le verifiche di compatibilità ambientale con il rilascio prima, da parte del Ministero dell’Ambiente, di un provvedimento che escludeva la necessità di eseguire la procedura di valutazione di impatto ambientale e poi da ultimo, da parte della Regione Puglia, delle autorizzazioni per l’esecuzione dei dragaggi e per l’utilizzo del materiale dragato per la costruzione della colmata non senza la verifica che l’opera non creasse danni o pregiudizi alla vicina prateria di Posidonia Oceanica presente a circa due miglia dall’imboccatura portuale. E adesso, ultimati i lavori di preparazione del cantiere, rimossi tutti quegli effetti dell’abbandono del cantiere del primo appalto, è stato necessario rimettere in galleggiamento e riposizionare in un’altra parte del porto tredici cassoni in cemento armato che erano stati costruiti per completare il profilo delle banchine ma non erano stati ancora utilizzati ed oggi non lo sono più per il loro stato di degrado. Il grande terminal del porto di Bari può attendere, mentre è cominciata la caccia ai responsabili di ritardi, errori e rinvii…

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 23 Giugno 2017

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