Primo Piano

L’azione amministrativa di Decaro è un “bluff” per le vere periferie baresi

 

Tra le “voci” più significative riportate nel documento sulle linee di programma del Comune di Bari, a firma del sindaco Antonio Decaro, compare  il finanziamento Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) da 390 milioni di Euro per la realizzazione del progetto relativo al “nodo ferroviario” del capoluogo e 16 milioni di Euro, che saranno spesi per la riqualificazione dei quartieri Libertà e San Paolo, e rivenienti dai fondi strutturali attributi a Bari dal “Piano periferie” della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la cui convenzione è stata firmata lunedì scorso, a Palazzo Chigi, dal presidente del Consiglio dei Ministri, Paolo Gentiloni, e da tutti i sindaci delle 24 grandi città interessate da tale Piano, tra cui Bari. E, quindi, anche da Decaro. Il documento è anche una sorta di “libro” degli annunci dei “fiori all’occhiello” che l’Amministrazione barese realizzerà nei prossimi anni, a cominciare da quello in corso, sul proprio territorio, al fine di migliorare l’ambiente e, quindi, la qualità della vita dei cittadini, oltre che una dichiarazione programmatica su quelle che saranno le linee guida ed i principali obiettivi perseguiti. E tra gli obiettivi in esso contenuti si legge anche: “più centri e nessuna periferia non è solo uno slogan, bensì un principio guida. E il nuovo ponte Adriatico, inaugurato a settembre 2016, rappresenta per noi un manifesto programmatico di questo processo di ricucitura”. Ma è davvero così per tutto il territorio comunale? A porsi questo interrogativo sono soprattutto i residenti della estrema periferia nord barese, vale a dire quelli delle ex frazioni di Palese e Santo Spirito, che meno di un decennio fa hanno tentato di staccarsi da Bari, per rendersi amministrativamente indipendenti dal capoluogo con il conseguimento dell’autonomia comunale. Tentativo, poi, sventato dalle indebite e, forse, non ortodosse pressioni dell’allora Primo cittadino barese, Michele Emiliano, sul Consiglio regionale dell’epoca. Infatti, alla popolazione di questa estrema periferia barese, come pure a quella delle ex frazioni di Carbonara – Ceglie e Loseto, l’allora sindaco Emiliano aveva prospettato e solennemente promesso un futuro più roseo e proficuo, per le loro comunità, di quello loro riservato dalle tante Amministrazioni baresi succedutesi in oltre settant’anni di annessione al capoluogo, avvenuta nel 1928, con atto d’imperio unilaterale del governo fascista, verosimilmente più per fatto propagandistico che per oggettive esigenze espansionistiche della Città di “San Nicola”. Infatti, il “cavallo di Troia” utilizzato da Emiliano per cavalcare le illusioni allora prospettate a molti ingenui e, forse, sprovveduti cittadini delle realtà che chiedevano il distacco da  Bari fu la nascente “Città metropolitana” e le rassicurazioni di attuazione a breve di un effettivo decentramento comunale. La “Città metropolitana”, giunta a compimento alla fine del 2014, non è altro che una “brutta copia” della vecchia Provincia di Bari, dove i cittadini delle periferie baresi aspiranti all’autonomia comunale avevano almeno diritto ad eleggere i propri rappresentati in consiglio provinciale, invece nell’Assemblea della “Città metropolitana”, non avendo dignità comunale, non hanno neppure diritto di farne parte con il proprio sindaco, né partecipano alla elezione di secondo grado prevista per il Consiglio metropolitano, se non con i rappresentati comunali della Città di Bari, che decide chi far accomodare a tale tavolo consiliare, oltre al proprio sindaco. Quindi, per le ex frazioni baresi la rappresentanza in ambito metropolitano, a differenza di quella precedente alla Provincia, è non più diretta, ma mediata dal Comune di Bari, e quindi ancor più affievolita. Invece, per quanto riguarda il promesso “effettivo decentramento” la situazione attuale dei neo “Municipi” di “Emiliano invenzione” è ormai sotto gli occhi di tutti i baresi e non soltanto di quelli delle periferie aspiranti all’Autonomia comunale. Infatti, gli odierni cinque  “Municipi” di decentramento amministrativo barese sono addirittura peggiorativi rispetto alle vecchie nove Circoscrizioni, sia in termini di competenze che di servizi ad essi affidati. Il problema? Il Comune non dispone delle risorse economiche necessarie a farle funzionare e difficilmente le troverà in futuro, vista la situazione complessiva in cui versa il Comune di Bari. Quindi, per le due popolose periferie baresi che nel 2009 volevano staccarsi da Bari i problemi di gestione del loro territorio sono peggiorati e non, come paventato, migliorati rispetto al passato. E ciò – a detta di molti cittadini del posto – soltanto i ciechi, i sordi e coloro che sono in evidente malafede ormai lo negano. Infatti, il sindaco Decaro si vanta nella sua relazione al Consiglio comunale dei 390 milioni di Euro fatti assegnare al “nodo ferroviario” di Bari e dei 16 milioni di Euro per la riqualificazione del quartiere Libertà e del “San Paolo”. Però, in molti a Palese e Santo Spirito sanno bene che quei fondi straordinari per il “nodo”, di cui – sia ben chiaro – fa parte anche la tratta ferroviaria a nord del capoluogo, sono invece destinati unicamente all’eliminazione del fiume di ferro dei binari solo nella parte sud della città. Vale a dire alla rimozione della ferrovia dal quartiere Japigia, nella tratta tra Madonnella e Torre a Mare. Tratta in cui – come è noto – non ci sono, a differenza di Palese e Santo Spirito, passaggi a livello da eliminare, ma ci sono financo opere di sovrappasso o sottopasso già realizzate e che saranno poi soppresse, una volta rimossi i binari. Invece, a Palese e Santo Spirito al posto dei sette passaggi a livello Rfi si sta preparando ad innalzare muri, previo costruzione di qualche sottopasso ciclopedonale nella zona centrale di Palese e dei cavalcavia e sottovia alla “meno peggio” nelle zone più estreme delle due ex frazioni. E degli annunciati fondi straordinari della Presidenza del Consiglio da destinare alla riqualificazione delle periferie, quanti ne saranno destinati alle ex frazioni penalizzate dalla permanenza ormai definitiva di una ferrovia che spacca nettamente in due il tessuto urbano e poi anche dai muri che prenderanno il posto dei passaggi a livello? Nemmeno un Euro. Anzi, come ci ha ricordato qualche cittadino del periferico “Municipio 5”, financo per il rifacimento della centralissima via Sparano l’amministrazione Decaro si è avvalsa di fondi straordinari previsti dalla Presidenza del Consiglio per la riqualificazione delle “aree urbane degradate”, ma anche per questo genere di risorse dal Comune di Bari  non c’è un solo Euro per Palese e Santo Spirito. Evidentemente, stante allo slogan presente nella relazione programmatica, per il sindaco Decaro queste due ex frazioni, insieme a Carbonarea – Ceglie e Loseto, non sono delle “periferie” di Bari. E chissà se non ha pure ragione, se si considera che per dette comunità la “Città metropolitana” è stata un bluff e la riforma del decentramento amministrativo si è rivelato un totale fallimento. Quindi, come in tanti ancora auspicano, solo l’Autonomia amministrativa comunale potrebbe essere la soluzione concreta per un effettivo sviluppo socio-economico di questi territori, oltre che per un deciso miglioramento di tutti i servizi locali in zona.    

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 9 Marzo 2017

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio