Cronaca

Le armi sulla città di Bari

E’ stata solo una questione di tempo, poco più di un mese dall’ultimo agguato mortale e poi il sibilo sinistro dei proiettili ha nuovamente insanguinato i rioni cittadini. Mezzogiorno di fuoco la scorsa domenica al  San Paolo ,popoloso quartiere periferico a nord di Bari . A finire sotto i colpi di killer  spietati sono stati 3 giovani, tutti con precedenti penali: il 22 enne Vitantonio Fiore  , il  30enne Antonio Romito e Claudio Fanelli di 31 , questi ultimi due purtroppo deceduti poco dopo l’agguato nel locale nosocomio. Una pioggia di proiettili li ha investiti verso le 12,15 in via Piemonte, a sparare sicari  giunti in zona a bordo di moto. A nulla è valsa l’accortezza da parte di Fiore, figlio di Giuseppe, un  nome di peso nell’ambito della mala locale detenuto per duplice omicidio, di indossare un giubbotto antiproiettile . La cadenza delle pallottole sparate dal fucile d’assalto Kalasnikov , l’AK 47, non ha data scampo al giovane. L’arma automatica di fabbricazione russa ( camerata con proiettili 7,62 x 39 mm), è utilizzata dai criminali anche locali  poichè facilmente reperibile sul mercato clandestino a seguito delle guerre che hanno insanguinato la ex Jugoslavia. Un fucile – il kalasnikov – che ha fatto pure la sua triste “comparsa” anche nel film tratto dal libro di Saviano “Gomorra”. Nel triplice omicidio sarebbe stata impiegata dai killer pure una pistola cal.9 . Intanto continuano febbrili da parte degli investigatori della squadra mobile barese le indagini , con l’acquisizione  a tutto campo di ogni possibile indizio (ascoltate persone e raccolte immagini di videosorveglianza dagli esercizi commerciali della zona in cui è avvenuto il triplice omicidio)  al fine di assicurare alla giustizia gli autori di questa ulteriore mattanza. Ieri mattina c’era comprensibile fermento negli uffici della Questura barese , ed il massimo riserbo sulle indagini  da parte degli investigatori ,è per certi versi d’obbligo. Tra le ipotesi più suffragate circa il movente del triplice omicidio si vaglierebbe quello della  ritorsione dopo l’agguato mortale compiuto, sempre da sicari armati giunti a bordo di motociclette, ai danni del 32enne sorvegliato speciale Giacomo Caracciolese , personaggio emergente della criminalità cittadina, avvenuto in via Dei Mille , al rione San Pasquale, nei primi giorni di aprile scorso. Ma secondo indiscrezioni non si escludono anche altre piste. Un’altra  mattanza ,dunque ,l’ennesima e per certi versi annunciata carneficina avvenuta nella  impotenza (forse sarebbe cinico parlare alle volte di indifferenza) delle istituzioni, in una città da tempi immemorabili in piena emergenza criminale , offesa,umiliata , mortificata e che si lascia mortificare , tenuta sotto scacco da un manipolo di pericolosi , decerebrati, ottusi e incalliti delinquenti a vocazione gangheristica che definire pitecantropi sarebbe un’offesa alla scala evolutiva umana. Gli equilibri di potere tra i clan , con le nuove leve che tentano di emergere e l’enorme business a sei zeri dello spaccio di droga in primis , sia in città che nel suo hinterland, rappresentano la miscela esplosiva che ha come epilogo  carneficine come quelle della scorsa domenica. Come dato drammaticamente statistico,oltre alla ciclicità  degli agguati succedutisi nel corso dei decenni,  si registra un particolare per certi versi singolare: prendendo in esame solo l’ultimo decennio , buona  parte dei ferimenti, agguati ed uccisioni in linea di massima si sono registrati  nell’arco del periodo estivo ; lo scorso settembre,ad esempio, come riportato dalle cronache locale, si ricorda come un fine estate estremamente “bollente”, con  morti (al Modonnella ed al rione San Girolamo) e numerosi feriti. Al recente e ferocissimo agguato seguiranno serrati controlli del territorio da parte delle forze dell’ordine, che passeranno al setaccio una masnada di pregiudicati e sorvegliati speciali ,potendosi facilmente prevedere che  poi  la situazione ritornerà purtroppo allo  status quo ante. Cose già viste e vissute dai baresi – le tante persone per bene – nell’arco dei decenni. Anche in questa occasione , data la drammaticità degli eventi, preferiamo volutamente non commentare il patetico e mortificante teatrino fatto di dichiarazioni , repliche e controrepliche ed ipocrisia cantando da parte di chi avrebbe avuto il compito di impegnarsi per l’ordine pubblico cittadino, ma è stato inadempiente. Anche qualche parlamentare barese  farebbe,a nostro sindacabilissimo giudizio, miglior figura a tacere a seguito di simili episodi criminali piuttosto che ripetere consunte considerazioni circa l’emergenza ordine pubblico prive di alcun reale costrutto propositivo   . L’interessamento “ad hoc” suona proprio di ipocrisia e di presa in giro. Data l’insostenibile situazione, forse adesso qualcuno – c’è da scommetterci –  si prodigherà nel portare nella massima assise cittadina al primo punto all’ordine del giorno la discussione sull’emergenza criminalità a Bari; sarebbe la prima volta , dopo qualche tentativo “abortito” , in  più di 8 anni di amministrazione Emiliano. Perchè non si sia mai affrontata concretamente una simile drammatica  emergenza (l’amministrazione Di Cagno Abbrescia fu accusata di aver sottovalutato il fenomeno ) resta un altro dogma amministrativo. Evitiamo di annoiare i nostri lettori ripetendo come un disco incantato sempre le stesse cose, ovvero che  la gran parte dei nostri eletti dal popolo,senza distinzione di tessera di partito,   ha avuto e continua ad avere  interessi molto, ma molto personali  da curare.   Forse ci sono spiegazioni più recondite, più sconvenienti , più stravolgenti che a “qualcuno” (qui potest capiat caperet)  non conviene affrontare. Si rischierebbe lo tsunami non solo politico- amministrativo, ma anche giudiziario.

 

Piero Ferrarese


Pubblicato il 21 Maggio 2013

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