Cultura e Spettacoli

Le arpie non nuotano

Ubicato in Barrio de Salamanca a Madrid, all’interno di in un imponente edificio in stile neoclassico, il Museo Archeologico di Spagna ospita una collezione i cui primi pezzi risalgono all’inizio del Seicento, periodo in cui a questa raccolta diede impulso l’allora re Filippo III. Quattro i pezzi più pregiati : il Tesoro di Guarrazar, la Pisside di Zamora, la Dama di Elche e la Sirena di Canosa. E’ quest’ultima una statuina che faceva parte del corredo funebre rinvenuto all’interno di una sepoltura del IV secolo avanti Cristo nell’area archeologica della città pugliese. Chi ne abbia solo sentito parlare, resterà ‘deluso’, vedendola, nel constatare che essa non riproduce affatto la leggendaria creatura acquatica metà donna e metà pesce a cui ci ha abituati certa iconografia affermatasi nell’era post-classica e sulla base di un equivoco semantico. La sirena canosina, ha sì sembianze femminili, ma ali le spuntano dalle spalle, che all’altezza della vita evolvono in una coda piumata. E dal di sotto della veste non si dipartono gambe raccolte in un unico involucro squamoso, bensì zampe che terminano in poderosi artigli da rapace. Insomma, nulla che faccia pensare all’immagine intrigante e sensuale in cui si è compiaciuta tanta pittura rinascimentale. Le sirene così intese non appartengono al mondo classico, il quale invece concepiva un diverso ibrido donna-animale, ovvero un corpo femminile innestato in quello di un uccello rapace. Gli antichi parlavano a tale proposito di arpie, esseri di origine divina che personificavano il vento di tempesta e che in tutte le versioni del mito che le riguarda vengono scacciate perché dannose. Dunque, per quanto chiamate sirene, sono in realtà arpie quelle che provano ad ammaliare Ulisse e compagni. Non nuotano, infatti, ma sedute sugli scogli della loro “isola arida e rocciosa”, stanno lì in attesa di naviganti da sedurre con la loro irresistibile “voce dal suono di miele”. Una volta che i marinai, abbandonata la nave, abbiano raggiunto la riva, spiccano il volo e piombano loro addosso letali come falchi (ecco perché quegli scogli “biancheggiano di ossa”). D’altra parte, potevano creature senza artigli, come le sirene appunto, fare strazio di uomini? Pur inquietante, la Sirena di Canosa non ha alcuna valenza sinistra o intimidatoria. In coerenza con la sua natura geneticamente ambigua, qui funge piuttosto da psicopompo, entità intermedia tra il regno della luce e quello delle tenebre, incaricata di accompagnare i defunti dall’una all’altra dimensione. A confermarlo sarebbe quel braccio destro sollevato oltre il capo in un tipico atteggiamento di lamentazione.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 12 Luglio 2017

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio