Le avventure del Ciosporecchio
Recitava Grimilde, la crudele matrigna di Biancaneve : ‘Specchio, specchio delle mie brame…’. Alice un giorno varcò lo specchio e si ritrovò proiettata nell’opposto Altrove. Perseo pose uno specchio in viso a Medusa e la gorgone divenne di pietra. Dracula non ha ragione di specchiarsi. Anche specchiarsi nell’acqua può diventare emozione fatale (Narciso non annegò, rapito dalla propria immagine riflessa dentro una pozza?). Con gli specchi non si scherza. Romperne uno vuol dire tirarsi addosso sette anni di disgrazie. Superstizioni, s’intende, che però hanno il potere di radicarsi e allora… Per esempio in Puglia si usa coprire gli specchi presenti nella stanza dove si veglia un morto. E ancora, gli amanti usano non mettersi insieme dinanzi ad uno specchio nell’idea che ciò spezzerebbe il sentimento che li lega. Da noi poi si crede pure che negli specchi vadano a nascondersi i monacicchi o monacelli. Sarebbero costoro le anime di bambini morti che, mentre completano il percorso di crescita interrotto sulla Terra, ingannano la possibile noia dell’Aldilà giocando scherzi ai ‘vivi’ (cose che svaniscono e poi si materializzano nei posti più impensati, cose che sfuggono di mano, cadono, smettono di funzionare…). Creature innocue, i monacelli, allo stesso modo dell’Alice di Lewis Carrol, adoperano gli specchi come porte di comunicazione fra il nostro e il loro mondo. Per ingraziarseli, o almeno perché la piantino coi loro dispetti, si consiglia – per chi crede a certe cose – di ‘considerarli’, cioè trovare come rivolgere loro la parola, fare cose che li gratifichino, ovvero rapportarsi ad essi per quello che sono, entità invisibili con cui in qualche modo è possibile convivere ed interagire. C’è chi sostiene con questa condotta di avere voltato in vantaggio (non sappiamo di che natura) un danno iniziale. Se abbiamo affrontato – per meglio dire, sfiorato – l’argomento è per reazione alle suggestioni di in un certo volumetto trovato un giorno sulla scrivania di redazione. “Le avventure del Ciosporecchio” (Albatros) reca la firma di Tullia Farina, barese trapiantata a Novara, dove fa parte di una compagnia teatrale, ed oggi al suo esordio letterario. Ciosporecchio è una sorta di gnomo-folletto che vola di specchio in specchio tormentando gli antipatici. Quando però incappa in Allegra, una bambina che a dispetto del nome sta metabolizzando la perdita di Argo, il suo amato cane, il Ciosporecchio cambia atteggiamento. Sviluppatosi un rapporto d’amicizia fra i due, Allegra, dopo una serie di vicissitudini, aiuterà Ciosporecchio a ritrovare la sua gente. Narrato con leggerezza ‘rodariana’, ‘Le avventure del Ciosporecchio’ è lettura piacevole che segnala entusiasmo, sensibilità e apprezzabile sicurezza di scrittura.
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Pubblicato il 29 Gennaio 2011