Cultura e Spettacoli

Le belve non ‘dichiarate’

 
 
Tra i beni confiscati agli eredi del boss leccese Lucio Vetrugno, ucciso il 22 dicembre dello scorso anno, c’è una tigre di circa sedici anni.  L’animale è stato trovato in una delle masserie poste sotto sequestro e che furono di proprietà del defunto. Che se ne faceva di una tigre quel signore? Vi si specchiava. Lucio della Tigre era infatti il suo nome di battaglia. Una belva in gabbia fuori da uno zoo o da un circo può suscitare montagne di interrogativi. Per esempio, quel nomignolo venne appioppato a Vetrugno per il fatto di provare un amore così viscerale verso le fiere da procurarsi un giorno (contro la Legge, si capisce) un cucciolotto di tigre e crescerlo con affetto paterno?  Ma può essere pure che dopo essersi conquistato sul campo il suo truce soprannome egli abbia inteso suggellare la sanguinosa incoronazione assicurandosi una tigre già adulta (cosa tecnicamente ancora più difficile, a meno di trattarsi di un esemplare ‘scappato’ da qualche circo e mai più ritrovato…). Aveva un nome quell’animale? Ragioni d’affetto o di prestigio – non era la belva destinata ad essere ostentata come status-symbol a parenti, amici e ‘colleghi’? – dovevano imporlo. Tra i modi più opportuni di chiamare un tigre, considerando le caratteristiche del suo ‘padrone’, il minimo che ci viene in capo è un Sandokan o un’Eva Kant, a seconda dei sessi. Una tigre non passa inosservata, un ruggito nel silenzio della campagna è percepibile a distanza di cinquecento metri ; ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire… Una tigre non arriva facilmente a sedici anni. Ci vogliono veterinari da onorari a quattro zeri e muti come pesci, oltre che un’alimentazione di particolare qualità. E cosa di meglio per animali di quella indole della carne la più fresca possibile? Chi vive di brillanti, piscine e macchinoni non si pone il problema di cosa può costare una capretta, un coniglio o un porcellino da sacrificare (vivi) tutti i giorni. Una gabbia diventa così l’ara dove la più feroce filosofia del potere consuma il proprio rito quotidiano. E poi, vuoi mettere il piacere di assistere ad un pasto del genere quando nella vittima di turno si vuol vedere il nemico personale? Uno spettacolo edificante anche per i ‘picciotti’ al soldo del padrino (guarda che può succedere a te o a uno dei tuoi se fai l’infame…). Chissà quante altre bestie feroci vivono clandestinamente in Puglia. Non si creda che leoni, leopardi, giaguari e pantere piacciano solo ai malavitosi. Sarebbe imbarazzante per molti stimati professionisti e alti rappresentanti istituzionali vedere le forze dell’ordine fare un blitz nel ben recintato giardino di una villa fuori mano. Belve non ‘dichiarate’, proprio come certi immobili e certi altri redditi.
 
italointeresse@alice.it
 
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 27 Novembre 2011

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