Cultura e Spettacoli

Le bitte di Monopoli

Volendo, se ne potrebbe fare il motivo di una domanda da telequiz : Cos’è la bitta? …Al pari di amantiglio, barcarizzo, grippale e pappafico, ‘bitta’ è termine nautico che indica una bassa e robusta colonna infissa sulle banchine dei moli per avvolgervi i cavi di ormeggio. Ha forma di L rovesciata, nel senso che nella parte superiore termina sempre con un ringrosso a forma di fungo, o di collare, o con altre forme che hanno tutte comunque la funzione di evitare che il cavo si sfili dall’ormeggio quando è in trazione. La bitta, può trovare posto anche sui ponti delle imbarcazioni ; in questo caso si parla di gallocce. La robustezza di una bitta è direttamente proporzionale alla stazza della navi. Ovvero : una bitta moderna è sempre in ferro e acciaio, mentre ai tempi di Roma poteva essere in pietra, quando non sostituita da un macigno o da uno scoglio predisposto per natura o per mano dell’uomo. Le bitte somigliano un poco agli iceberg. Per poter resistere a sollecitazioni che possono essere nell’ordine di migliaia di chilogrammi-peso, devono affondare nella muratura del molo assai più di quanto ne emergano. Ciò significa un rilevante impiego di materia prima. In passato, quando non esisteva la disponibilità di ferro di oggi, si ricorreva a ripieghi. Per esempio, nella costruzione del porto di Monopoli, che ebbe luogo tra il 1836 e il 1864, si pensò di utilizzare come bitte le canne di vecchie bombarde. Furono perciò richiesti quaranta “cannoni vecchi di ferraccio”, ma se ne ottennero solo venticinque, provenienti da Gallipoli e da Gaeta. Si parlava prima di bitte in pietra. In tempi in cui il calcestruzzo era ancora di là da venire, una bitta in pietra significava, scalpello alla mano, un lungo e paziente lavoro di modellamento di un blocco roccioso. A meno di colpi di fortuna. Una volta non era difficile nelle campagne pugliesi scovare ‘strane’ pietre simili a colonne infisse verticalmente nel terreno. Macigni slanciati come pinnacoli e lì da così tanto tempo che nemmeno gli anziani riuscivano a ricordarne il significato. Ad ogni modo, se dovevano star lì a intralciare i lavori agricoli, tanto valeva sbarazzarsene, no ? E se potevano tornare utili in un porto, tanto meglio. In altre parole, si può considerare l’idea che qualche menhir sia stato impiegato come bitta. Ovvero uno dei tanti modi in cui questi megaliti, una volta diffusissimi nelle campagne pugliesi, sono spariti. Quante di queste ‘pietrefitte’ sono state distrutte dalle ruspe, utilizzate come architravi, sepolte da muri a secco, impiegate come sedili naturali nelle grandi masserie-resort… A conti fatti, involvere in bitte è stata forse la profanazione minore per manufatti di carattere religioso.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 18 Dicembre 2020

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