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Le candidature privilegiate del Pd sono quasi tutte appannaggio di Emiliano

Quanti delusi nelle fila dei “renziani” pugliesi “doc” dopo l’ufficializzazione da parte del segretario del Pd, Matteo Renzi, delle candidature alla Camera ed al Senato in Puglia. Infatti, a restare a bocca asciutta nella tornata elettorale delle prossime politiche saranno quasi sicuramente i fedelissimi dell’ex premier in Puglia che speravano in una candidatura sicura, ossia con possibilità certa di elezione a Montecitorio o a Palazzo Madama. E, quindi, in un posto da capolista in uno dei sei listini del proporzionale (quattro alla Camera e due al Senato) presenti in Puglia o quantomeno in un secondo posto sempre dell’elenco dei candidati bloccati del proporzionale. Invece, quasi tutti gli esponenti pugliesi più fedeli a Renzi (di quelli che sono stati candidati) si dovranno accontentare di fare la battaglia per un seggio a Roma nei collegi pugliesi dell’uninominale ad essi assegnati e sperare che, al di là degli sforzi elettorali e delle forze che potranno mettere in campo, nei rispettivi collegi la coalizione di centrosinistra che li sostiene venga colpita da improvviso benessere. E questo perché, stando ai sondaggi, in Puglia il vento che spira è ampiamente a favore del centrodestra se non, in molti casi, del M5S. Infatti, l’unico renziano che quasi certamente può preparare le valige per Roma è il segretario del Pd pugliese, Marco Lacara, che è stato il solo ad essere accontentato con il posto da capolista alla Camera nel listino del proporzionale del collegio Puglia 1 (Bari-Altamura) che gli garantisce con matematica scurezza l’elezione a Montecitorio alle politiche del 4 marzo prossimo. L’altro pugliese “in quota Renzi”, garantito con una candidatura sicura al Senato, è stato – come è noto – il senatore salentino uscente Dario Stefano, ma questo (come fanno notare alcuni degli stessi renziani pugliesi infuriati) non può essere di certo etichettato come un “Dem renziano” della prima ora, perché – come e altrettanto noto – un aggregato al Pd di Renzi, in quanto nel 2013 è stato eletto a Palazzo Madama nelle fila dei vendoliani di Sel e non nel Pd. Ma c’è di più. Stefano – a detta dei renziani pugliesi delusi – dopo aver abbandonato nel 2016 l’area politica con cui era stato eletto al Senato non transitò neppure nel Pd, ma aderì al gruppo Misto, perché nel dicembre del 2016, pur votando la fiducia al governo Gentiloni, non fu accontentato con un posto da sottosegretario ad Dicastero delle Politiche agricole e forestali. Ora, però, Renzi lo ha ripagato con la candidatura da capolista nel proporzionale per il Senato nella circoscrizione pugliese di Lecce-Brindisi e Taranto. Quindi, in sostanza, il segretario nazionale del Pd, in Puglia, agli uomini della sua corrente ha assicurato un solo posto ad elezione praticamente certa ed è quello riservato al barese Lacarra. Ma, anche su quest’ultimo nome, alcuni dei renziani pugliesi scontenti delle candidature del Pd nella regione hanno da ridire. Infatti, obietta uno di loro, il segretario regionale Lacarra si spaccia per “renziano doc”, ma in realtà è più amico del leader di “Fronte democratico”, Michele Emiliano, che dell’ex premier Renzi, a cui si dichiara aderente. E la prova di questa loro tesi sarebbe il fatto che Lacarra sia da consigliere che da segretario regionale del Pd non ha mai preso una posizione netta nei confronti del governatore Emiliano, neppure quando quest’ultimo ha preso posizioni, in varie occasioni, contro la linea nazionale del partito, e quindi del segretario, o del governo da egli all’epoca guidato. Anzi, fanno notare sempre da alcuni ambienti renziani pugliesi, “il pseudo renziano Lacarra, da segretario regionale, non è stato in grado neppure di tutelare la componente dell’ex premier presente nell’Aula di via Capruzzi, tanto che i renziani in Regione pur essendo 5 su 9 nel gruppo del Pd, e quindi la maggioranza, sono stati finora tenuti sempre ‘alla porta’ da Emiliano, come attesta il fatto che nell’esecutivo pugliese non c’è alcun esponente di area renziana”. Ora, però, secondo quanto emerge dal posizionamento dei nomi indicati da Emiliano nei listini del proporzionale (ma alla fine scelti da Renzi, per i posti privilegiati in lista per Camera e Senato), verrebbe quasi da pensare che il segretario del Pd le candidature pugliesi del partito, contrariamente a quanto è avvenuto in tutte le altre regioni, le abbia fatte quasi esclusivamente per non dispiacere ad Emiliano. Ed a fare da “cavallo di Troia” con Renzi – sempre secondo quanto sostengono alcuni bene informati all’interno della stessa corrente del segretario – sarebbe stato “un altro esponente Dem pugliese che si spaccia per fedelissimo di Renzi, ma che in concreto si dimostra essere più vicino ad Emiliano che al leader a cui si dichiara di appartenere”. Ossia il sindaco di Bari, Antonio Decaro, che da Renzi nell’ottobre del 2016 riuscì ad ottenere il via libera alla presidenza dell’Anci a danno di un altro sindaco renziano, Matteo Ricci, che pur aspirava a quel prestigioso incarico. In definitiva, concludono alcuni Dem pugliesi che almeno per una candidatura in Parlamento speravano in una maggior tutela da parte del loro leader di riferimento, vale a dire Renzi, “il segretario del Pd in Puglia per le candidature di Camera e Senato si è affidato per le elezioni di marzo prossimo quasi esclusivamente a Decaro ed Emiliano. Invece, per i voti,  spera forse che siano tutti gli altri a tirare la carretta”. E, quindi, se il Pd farà risultato i meriti saranno verosimilmente del Primo cittadino di Bari e del governatore pugliese. Se, invece, farà un flop le colpe saranno altrettanto verosimilmente ripartite con tutti gli altri esponenti che sono stati tenuti ai margini della partita. Vedremo. Il 4 marzo è ormai vicino ed i renziani pugliesi delusi di certo non staranno a guardare anche dopo le elezioni. A meno che nell’accordo per le candidature che si è consumato tra Renzi ed Emiliano con la mediazione di Decaro, il segretario del Pd non si sia anche concordato chi dovrà “tutelarlo” in futuro dai possibili voltafaccia che i “camaleonti” del Pd pugliese stanno forse già programmando.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 1 Febbraio 2018

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