Cultura e Spettacoli

Le colpe dei padri, il sangue dei figli

Senza l’overdose scespiriana che assilla i cartelloni teatrali non si avvertirebbe la necessità di dire a tutti i costi qualcosa di nuovo a proposito del Maestro. Preso dalla vertigine di ‘Romeo e Giulietta’, Francesco Niccolini strappa la tragica vicenda all’elegante Verona cinquecentesca e la sposta in un ideale paesetto del nostro Mezzogiorno, una specie di Macondo sospesa in cima a qualche vetta dell’Appennino ma non esclusa dall’ansia competitiva di clan malavitosi. Trapiantati in mezzo a luminarie e bancarelle, Santi portati in processione, casse armoniche e fuochi pirotecnici, Montecchi e Capuleti perdono ogni charme e pigliano a odorare di sgagliozze e nocelle. Ma siccome l’odore di sagra non basta a cancellare quello del sangue (di figli che pagano per genitori in etti),dai e dai alla lunga il testo riprende il sopravvento e allora non fai più caso a indumenti e contaminazioni linguistiche di gusto contemporaneo. Come nella previsioni, Shakespeare si rivela più forte di tutto e tutti e anche questo ‘Romeo e Giulietta’ prodotto da Factory Transadriatica e andato in scena al Kismet per la regia di Tonio de Nitto finisce con l’andare a collocarsi nella dimensione che più gli è congeniale, ovvero fuori dal tempo e dallo spazio. In tutto questo, comunque, l’impronta impressa da Niccolini non svapora. E l’impronta è quella di un’ironia leggera, qualche volta pungente, mai dissacrante (il ballo di gruppo, il celebre dialogo del balcone ridotto a una gag da ‘scala’…). Senza maltrattare il verbo del Maestro (interessanti alcuni soluzioni linguistiche in rima), Niccolini prova a stemperare la carica tragica esaltando l’aspetto ludico-giovanile. Dal canto suo la regia tende a rendere frizzante l’azione (addirittura frenetico il ritmo in alcuni frangenti, mentre in altri momenti il movimento tracima in platea). Nell’insieme, una messinscena ‘gustosa’. Apprezzabili scene, luci e interpretazioni  (Lea Barletti, Dario Cadei, Ippolito Chiarello, Angela de Gaetano, Filippo Paolasini, Luca Pastore e Fabio Tinella. – Prossimo appuntamento Kismet, sabato 22 e domenica 23 con Gianrico Carofiglio in ‘La manomissione delle parole’. Il seminario, diretto da Teresa Ludovico, si avvale di musiche eseguite dal vivo dal maestro di fagotto Michele di Lallo e delle luci e dello spazio scenico disegnati da Vincent Longuemare. “ Le nostre parole sono spesso prive di significato, scrive Carofiglio. Ciò accade perché le abbiamo svuotate con un uso eccessivo… Per raccontare dobbiamo rigenerare le nostre parole”. La strada indicata dallo scrittore barese consiste nello smontare le parole e ricomporle affrancandole dai vincoli delle convenzioni verbali e dei non significati. “Solo dopo la manomissione possiamo usare le nostre parole per raccontare storie”.

Italo Interesse


Pubblicato il 19 Dicembre 2012

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