“Le comunità parrocchiali hanno il dovere di pregare per i loro governanti”
“Le comunità parrocchiali hanno il diritto e direi anche il dovere di pregare per i loro governanti”: lo afferma in questa intervista al Quotidiano, don Marco Simone, parroco a San Carlo Borromeo, Libertà.
Don Marco, lei ha ha tenuto una catechesi su un testo di San Paolo nel quale si trattava del rapporto tra comunità cristiana e governanti. Una conversazione che ha destato qualche sorpresa, perchè?
“Sinceramente non capisco il motivo. Io non ho citato me stesso, ma la parola di Dio. San Paolo ci dice che le comunità cristiane hanno diritto e persino dovere di pregare per i loro governanti affinchè mettano rettamente a disposizione della gente le loro capacità. Pensi a Salomone, il quale chiedeva a Dio la saggezza di governare. Probabilmente la sorpresa deriva dalla delicatezza del tema scelto. Anche le comunità, dal canto loro, devono essere attente, oltre alla preghiera, al momento della scelta dei governanti, a chi mandano a gestire la cosa pubblica”.
E Bari?
“Senta, io non voglio fare polemiche con nessuno. Ma si può e si deve migliorare. A proposito. Ho visto in tv un servizio nel quale si parlava delle eccessive riunioni delle Commissioni al Comune di Bari. Sono certo della buona fede del Sindaco, ma mi domando: come fa a non sapere quello che accade attorno a lui e di questo spreco di soldi pubblici? “.
Che cosa possono fare i pastori?
“Sempre parlando per via generale, senza riferimento alla mia parrocchia o zona, devo sollecitare politica e governanti a fare il loro dovere. La gente ha diritto a vivere dignitosamente in città, senza cattivi odori, senza sporcizia, con buona illuminazione e in sicurezza”.
Prima del Natale in parrocchia lei ha fatto svolgere un eccellente concerto di canti della tradizione, che ha riscosso grande successo. Perchè?
“Intanto perchè erano molto bravi gli esecutori. Poi perchè i canti sono melodie che creano sensibilità verso il mistero, specie negli adulti che hanno il cuore indurito. La musica è un’arma potente per unire i vicini ai lontani facendoli vibrare per la bellezza dell’anima di Cristo”.
Qualche prete ha scelto di fare il presepe in modo stravagante o addirittura, pensiamo a don Farinella di Genova, di chiudere la chiesa la notte di Natale, come segno di opposizione a Salvini.
“Non condivido, il presepe non ha valore politico, ma è uno dei quattro segni dell’Avvento: presepe, corona di Avvento, calendario ed albero. Strumentalizzare il presepe o la messa di Natale a fini politici è un errore privo di senso”.
Bruno Volpe
Pubblicato il 28 Dicembre 2018