Cultura e Spettacoli

Le due torri scomparse

Cresce la temperatura del pianeta, la Terra ha la ‘febbre’ e tutto quello che l’Uomo sa fare è climatizzare case, mezzi di trasporto, luoghi di lavoro e svago. Per fare questo, necessitando di energia elettrica, produce anidride carbonica, che contribuisce al surriscaldamento planetario… e il cane si morde la coda. Anche gli Antichi avevano caldo, ma sapevano come ricavare il fresco senza alterare nulla attorno. E questo già molto, molto prima della rivoluzione industriale. In passato, per esempio, nelle zone torride si erigevano le ‘torri del vento’… Esse consistevano in costruzioni piuttosto elevate che in cima recavano ‘bocche’. Funzione di queste aperture era catturare l’aria calda, incanalarla in condotte e spingerla nel sottosuolo. Lì l’aria scorrendo al di sopra di un canale d’acqua, che poteva essere artificiale come naturale, perdeva calore e, così raffreddata, veniva convogliata in altre condotte che la riportavano in superficie a rinfrescare gli ambienti desiderati. Tipiche dell’antica cultura orientale, specie iraniana, le torri del vento sono sempre state rare in Europa. Eppure, una di queste costruzioni svettava proprio da noi….  Quello di Bari ci appare oggi come uno dei più imponenti castelli d’Italia. Ma ben più imponente doveva apparire in passato quando le torri che si levavano al suo interno erano quattro, invece che due come oggi si vede. Sopravvivono integre la Torre dei Minorenni e la Torre del Semaforo. La prima deve il nome al fatto che quando il Castello venne radiato dal novero delle fortezze borboniche, fu adattato a carcere, come tale funzionando dal 1832 al 1931. A differenza degli adulti, costretti a marcire nelle segrete, i minori erano rinchiusi nella Torre che da essi prese nome. La Torre del Semaforo, detta anche ‘della Marina’, ospitava una stazione radio telegrafica che regolava il movimento delle navi in porto. Le cronache parlano pure di una Torre del Monaco, disposta a nord ovest. Detta anche Torre di San Francesco per aver ospitato – stando alla leggenda – il Poverello d’Assisi, questa costruzione, era adibita ad arsenale. Colpita da un fulmine il 9 giugno 1525, esplose. Ciò che avanzò venne abbattuto. Resta una torre, a nord est. E siamo alla Torre del Vento. Chi volle quella torre, lo stesso Federico che in tanta considerazione ebbe la cultura araba? O fu piuttosto un capriccio di Bona Sforza, la duchessa di Polonia che del nostro Castello fece la più lussuosa e colta corte dell’Italia orientale? Nel corso della sua esistenza la Torre del Vento dovette conferire al Castello un aspetto architettonicamente anomalo. Si pensi ad una costruzione dal disegno gentile, affatto militare per la presenza di ampie e forse eleganti ‘bocche di vento’, in mezzo a torri dall’aspetto rude, cupo, minaccioso. Peccato che le torri del vento necessitino di grande manutenzione. Trascurata dagli eredi dei grandi signori che la vollero, la Torre del Vento del nostro Castello dovette andare incontro ad un rapido degrado. Divenuta pericolante, venne abbattuta. Ne resta il basamento. – Nell’immagine, torri del vento a Yadz, in Iran.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 11 Dicembre 2019

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio