Le finte “guerre” di Emiliano e Decaro
Sono ormai pochi, tra gli addetti ai lavori della politica, a credere che il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ed il sindaco di Bari, Antonio Decaro, entrambi del Pd ma all’interno del partito ufficialmente su fronti contrapposti, siano mai realmente entrati in rotta di collisione selle questioni politiche che li riguardano. Infatti, stante ad alcune indiscrezioni, il Primo cittadino barese da dopo le elezioni politiche dello scorso marzo non sarebbe stato più nelle grazie personali del presidente della Regione Puglia nonché suo predecessore al Comune di Bari, Emiliano, poiché – sempre secondo le stesse voci – si sarebbe reso conto che Decaro probabilmente non era stato leale con lui nella battaglia romana per le candidature al Parlamento e che invece era verosimilmente già d’accordo con Matteo Renzi per tentare di circoscrivere tutte le richieste di candidatura del leader di “Fronte democratico”, ossia lo stesso Emiliano, ai soli collegi elettorali pugliesi di Camera e Senato, in modo da ridurre all’interno del Pd la figura del governatore di Puglia a leader regionale e non più nazionale, come appariva invece Emiliano dopo le primarie per la guida del partito dello scorso anno, quando Emiliano riuscì ad ottenere il 10,5% dei consensi nei gazebo, contro il segretario uscente, Renzi per l’appunto, e l’allora ministro di Giustizia, Andrea Orlando. Insomma, il governatore pugliese, che delle rapide scalate di Decaro dal 2010 è stato sicuramente il maggior supporter all’interno del Pd pugliese, si sarebbe insospettito ed avrebbe cominciato a dubitare sull’effettiva affidabilità del suo delfino barese che, benché professatosi convinto renziano dall’estate del 2013 in poi, in realtà alla fine si è sempre rivelato prima emilianista e poi renziano anche quando si è trattato di fare battaglie come quelle referendarie, dove in ballo non c’era Emiliano, ma soltanto le tesi politiche di quest’ultimo contrapposte a quelle di Renzi ed alla linea ufficiale del partito. E, come si ricorderà, anche in tali circostanze (vedi referendum sulle Trivelle di Aprile del 2016 e quello sulla riforma costituzionale del 4 dicembre dello stesso anno) Decaro è sempre stato in sordina, almeno in Puglia, rispetto agli scontri politici spesso laceranti che Emiliano aveva con i vertici renziani del Pd. Difatti, mentre con quasi tutti gli altri renziani pugliesi i rapporti del governatore non sono mai stati idilliaci, con Decaro ed il segretario renziano del Pd pugliese, Marco Lacarra, invece Emiliano è sempre andato d’amore e d’accordo su quasi tutte le questioni politiche che li hanno riguardato. Non a caso uno dei più convinti sostenitori della doppia candidatura di Lacarra alle politiche di marzo, quindi sia nell’uninominale che in quella ultrasicura sicura del plurinominale, era stato proprio Emiliano che, come si ricorderà, insieme a Decaro fece quadrato lo scorso gennaio con l’allora segretario Renzi per garantire la presenza di Lacarra al primo posto nel collegio plurinominale di Bari. Però, alla luce poi dei risultati elettorali e di talune vicende interne, sia al Pd pugliese che al Comune di Bari guidato da Decaro, qualcosa si è probabilmente incrinato nei rapporti tra Emiliano ed i suoi due assessori del tempo in cui era sindaco di Bari e che, benché da sempre suoi presumibili fedelissimi, almeno a parole nel Pd stanno nell’area renziana dall’estate del 2013. Dubbi e sospetti che si sono intensificati proprio nel corso dell’estate che si avvia a conclusione e che hanno fatto ipotizzare a diversi addetti ai lavori della politica locale ad un possibile appannamento nei rapporti politici di Emiliano finanche con i presunti renziani pugliesi Decaro e Lacarra. Di certo il segretario del Pd pugliese da quando è stato eletto, lo scorso 4 marzo, a Montecitorio in quota alla componente renziana che fa capo al deputato del Pd Lorenzo Guerini ha cominciato ad essere più vago nei confronti del governatore pugliese ed agli “imput” politici di quest’ultimo. Decaro invece ha continuato a fare politicamente il “pesce in barile” con l’ex segretario del Pd, Renzi, che in teoria resta il suo capo corrente. Nonostante ciò, talune voci davano per certo un raffreddamento di Emiliano nei confronti di Decaro. Sarà vero? Stante ai “si dice” probabilmente sì. Però, stante ai “fatti” sicuramente no. Tant’è che Emiliano ed il suo “delfino” nell’area renziana, Decaro per l’appunto, non solo non hanno mai litigato su nulla nel partito e fuori, ma non si sono mai rivelati concorrenziali nel partito. Eppure c’è chi – tra gli addetti ai lavori della politica pugliese – stranamente parla tra loro di una possibile “guerra” come di una sopravvenuta “pace”. In realtà, potrebbe trattarsi solo di una reciproca diffidenza, che però a breve potrebbe anche rivelarsi l’ennesima solita “finta” politica tra i due, per continuare a fare ciò che hanno sempre fatto in passato. Ossia una furbesca messa in scena nel partito e nel centrosinistra, per continuare entrambi ad essere d’accordo su come tenere a bada i soliti malpancisti interni alla coalizione. E, soprattutto, per continuare a fare in modo di rastrellare ancora consensi all’insegna del “se vis pacem, para bellum”.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 15 Settembre 2018