Cultura e Spettacoli

Le giornate ‘rosse’ di Alliste

Alliste è un piccolo Comune del basso Salento prossimo allo Jonio che in periodi  diversi tra l’Ottocento e il Novecento ha vissuto momenti di grave tensione sociale legati a questioni demaniali. Il problema in precedenza non si poneva poiché la popolazione poteva liberamente usufruire del demanio comunale che costituiva il 70% del territorio di Alliste. Ma dopo l’emanazione delle leggi che prevedevano la spartizione delle terre demaniali, il processo di privatizzazione si tradusse in un aspro scontro tra proletariato agricolo e borghesia latifondista. La disparità di forze fu ragione di virulente reazioni da parte dei contadini, protagonisti di clamorose occupazioni nel 1831 e nel 1838 e addirittura di sommosse, come nel 1848. Le lotte ripresero all’indomani della Grande Guerra. Dopo il 1919 il Salento fu sconvolto da un’ondata di scioperi, occupazioni di terre e altre forme di lotta alimentate dalla massiccia presenza socialista nelle organizzazioni dei contadini. È in questo clima che s’inseriscno le giornate ‘rosse’ di Alliste. Centouno anni fa,  il 31 marzo 1921, in seguito al mancato accordo tra la lega dei contadini ed i proprietari terrieri allistini, i primi indissero lo sciopero per il giorno successivo. Fra il 2 e il 3 aprile lo sciopero si allargò alle vicinissime Racale, Taviano e Melissano. Il 4 aprile 1921, ad Alliste, il capolega Cosimo Panico si recò in municipio per consegnare al sindaco Vincenzo Vergari il testo del “concordato” da sottoporre alla firma dei proprietari. Poiché la massa dei contadini stazionava minacciosa davanti al municipio, di fatto il sindaco, l’assessore Pasquale Trianni ed il segretario comunale Giuseppe De Matteis rimasero sequestrati per l’intera giornata. Vergari, a nome dei proprietari, s’impegnò che il lavoro non sarebbe mancato per nessuno in Alliste e che i salari sarebbero stati equivalenti a quelli dei paesi vicini. Ma i contadini chiedevano che i proprietari si recassero in Municipio per la firma, all’occorrenza anche con la forza. Di fronte al tergiversare del sindaco, si minacciò  l’incendio del municipio. Si fece sera e tutto era ancora in alto mare poiché Vergari si era rifiutato di impartire l’ordine che gli agrari fossero «tradotti anche coi ferri» in municipio per la firma del contratto agrario. La tensione salì alle stelle ma la situazione, miracolosamente, non degenerò. Alle 19, ricevuta dal Sindaco solenne assicurazione che  l’indomani i proprietari  sarebbero stati convocati in municipio, i contadini  decisero di porre fine alla manifestazione. Un’ora dopo il sindaco inviava un telegramma al prefetto per comunicargli d’essere stato sequestrato dai contadini per circa dieci ore e, soprattutto, per richiedergli l’urgente invio di un contingente di soldati. L’indomani i contadini bloccarono le vie d’ingresso al paese, mentre gli amministratori comunali, pur tenendo chiuso il municipio, continuavano a tenere in vita i tentativi di conciliazione. All’arrivo di un plotone di regi carabinieri appoggiati persino da un’autoblindata prevalse il buon senso e le barricate furono rimosse mentre il Municipio veniva riaperto. Giunse allora la notizia che a Racale e Melissano era stato appena siglato il patto tra contadini e agrari. Sfaldatosi il fronte degli agrari, anche i proprietari terrieri allistini scesero a patti con i loro ‘avversari’ e il 7 aprile apposero la firma sul concordato che recepiva in toto le richieste contadine.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 31 Marzo 2022

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