Cultura e Spettacoli

Le Grazie censurate

Nella mitologia romana le tre Grazie: Aglaia (lo splendore), Eufrosine (la gioia) e Talia (la prosperità) erano le dee della grazia e della bellezza. Figlie di Zeus e di Eurinone, le Grazie abitavano sull’Olimpo e Afrodite amava averle per compagne. Erano anche le dee del talento musicale e dell’arte. Per attributi avevano, oltre alle rose e al mirto, strumenti musicali. Si accompagnavano perciò anche ad Apollo e alle Muse. Tradizionalmente le Grazie erano rappresentate mentre si tenevano per mano, leggiadre e gioiose, oltre che nude per dimostrare che la loro bellezza non aveva bisogno di ornamenti. Il numero di raffigurazioni di questo trittico è incalcolabile. Una di queste raffigurazioni, in forma di mosaico, costituisce il maggior tesoro del Museo di Egnazia. Sfortunatamente di quel prezioso manufatto è sopravvissuta solo una parte, come l’immagine documenta, Il frammento in questione, la cui fattura è collocabile tra la fine del II e il IV secolo dopo Cristo, fu rinvenuto nel 1977 all’interno della basilica civile, ovvero quel tipo di edificio pubblico, spesso in comunicazione col foro, che nell’antica Roma veniva utilizzato come luogo coperto dove trattare affari, sanare controversie e amministrare la giustizia. In altri termini la basilica assolveva a quelle funzioni che durante la bella stagione si svolgevano all’aperto,  nel foro. Come tutte quelle dei centri più importanti (ed Egnazia lo era), la basilica egnatina occupava una superficie piuttosto vasta, a pianta rettangolare e suddivisa da più file di colonne. Il mosaico delle tre Grazie trovava posto al centro di una vasta sala di collegamento fra la basilica e l’acropoli. Con ogni probabilità, dopo l’editto di Milano del 313 d.C. ad opera di Costantino che riconosceva ai cristiani la libertà di culto, quella basilica venne destinata a usi religiosi. Per quanto ‘peccaminose’, guardando le cose dal punto di vista anti-pagano, come potettero sopravvivere le Grazie Egnatine? Che un tappeto steso da sacerdoti incantati da quel prodigio di bellezza le abbia preservate dal rigore integralista dei primi devoti? Ma in questo caso torna difficile spiegare come l’opera sia sopravvissuta monca. A meno d’immaginare ministri di culto tolleranti verso la parte superiore del mosaico (anche la Madonna fu tante volte riprodotta a seno nudo) e intolleranti verso quella inferiore, la più ‘piccante’, per cui armati di martello e scalpello… Ma no, dirà chi confida nella storia documentata. Quell’opera d’arte andò distrutta nel corso del saccheggio che Egnazia dovette patire nel corso della guerra greco-gotica tra Longobardi e Bizantini alle soglie dell’anno Mille.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 8 Gennaio 2019

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio