Le locuste calarono in “truppe considerevoli”
Nel nuorese agricoltura e zootecnia sono in ginocchio dai primi di maggio. Si calcola che l’incubo cavallette avrà termine solo ad agosto. Si annunciano danni pesantissimi. A memoria d’uomo questo flagello è documentato dal XIII secolo avanti Cristo : l’ottava piaga d’Egitto corrisponde ad un’invasione di locuste (cavallette migratrici). Restando ai testi sacri, le cavallette previste dall’Apocalisse si annunciano anche più rovinose : “Queste cavallette avevano l’aspetto di cavalli pronti per la guerra, Sulla testa avevano corone che sembravano d’oro e il loro aspetto era come quello degli uomini. Avevano capelli come donne, ma i loro denti erano come quelli dei leoni. Avevano il ventre simile a corazze di ferro e il rombo delle loro ali come rombo di carri trainati da molti cavalli lanciati all’assalto. Avevano code come gli scorpioni e aculei…” Tornando alla storia documentata e concentrando l’attenzione alle cose di casa nostra, la più devastante invasione nel barese risale al 1595. Per contrastare la disgrazia vennero adottate misure così drastiche da multare le famiglie contadine che non avessero provveduto a raccogliere una quantità di uova di questi insetti proporzionata al numero di braccia di cui la famiglia poteva disporre. Quasi due secoli dopo il tormento ebbe a ripetersi. Scrive Giuseppe Maria Giovene che nel 1758 e nel 1759 le locuste calarono in “truppe considerevoli” sulla Capitanata, sulla Terra di Bari e su quella d’Otranto : “Divoravano oltre le biade, altre erbe, anche tutte le foglie e il frutto di viti e olivi…le si osservava, poi, ritirarsi in terre spoglie di piante dove nei terreni compatti scavavano picciole fosse per alloggiarvisi e lì le madri deponevano le loro uova”. I contadini si difendevano come potevano : “spargevano paglia sui terreni infetti e davano fuoco”. Ma dove in difesa dei raccolti non arrivava la scienza, veniva in soccorso la natura : “Nemici delle locuste sono certi uccelli chiamati gaine, oggi gaggiane (gazze – n.d.r.), onde veniva proibito toccare le loro uova”. Invasioni meno rovinose si registrarono negli anni che andarono da 1760 al 1782. Nel 1783 un non meglio specificato “morbo generale” mise fine alla calamità. Di cosa poteva trattarsi? Nel Quaderno del 7 aprile 1900 di Civiltà Cattolica un anonimo redattore annota quanto segue : “Un agricoltore delle colonie del Natal (un’antica provincia dell’attuale Repubblica Sudafricana – n.d.r.) scoprì che le locuste vanno soggette a una malattia infettiva che consiste in una specie di fungo che vegeta e cresce sul loro addome. Questo fungo, esaminato e coltivato dall’istituto batteriologico di Grahamstown (nel Capo Alto, un’altra provincia – n.d.r.) fu distribuito in migliaia di confezioni ai coloni del Capo e del Natal i quali gettandoli sui campi dove si posavano le locuste le infettarono”. Tornando ad oggi, si sta pensando di combattere le locuste diffondendo nelle coltivazioni il Metarhizium, un fungo che, non dannoso per uomini, animali e vegetali, è letale per zanzare, termiti ed altri insetti. E’ allo studio un Metarhizium geneticamente modificato in grado di sterminare anche le locuste.
Italo Interesse
Pubblicato il 12 Giugno 2019