Le promesse di decentramento sono un’ennesima utopia elettorale
Finora nessuno dei candidati a sindaco, tranne Mangano, ha avuto il coraggio di parlare delle rivendicazioni di indipendenza di Palese e Santo Spirito dal capoluogo
I candidati sindaci alle amministrative di Bari delle tre coalizioni più consistenti, Fabio Romito per il centrodestra (10 liste), Vito Leccese per il Pd, Verdi, Azione ed altre cinque liste satelliti e Michele Laforgia per le frange del centrosinistra (Si, + Europa, Socialisti) alleate del M5S, continuano a parlare, come è accaduto puntualmente in tutte le campagne elettorali comunali succedutesi dal 1981 in poi, di decentramento amministrativo da rendere effettivo, in quest’ultima tornata con riferimento ai 5 Municipi baresi dalla prossima consigliatura, pur sapendo che per una città come Bari, di certo per popolazione e dimensioni territoriali non paragonabile a Roma, Milano o Napoli e financo Palermo, detti istituti politici interni all’Amministrazione cittadina sono inutili, oltre che dispendiosi in ogni caso, e che dal 2010 esiste anche una legge nazionale che li rende non più obbligatori, come in precedenza, finanche per le realtà comunali per le quali sono ammessi, ovvero per i Comuni con popolazione superiore a 250mila abitanti. Per la cronaca, facciamo presente che il Comune di Milano, applicando con decorrenza immediata una recente legge, la n.38 del 2024, che il governo Meloni ha fatto approvare lo scorso fine marzo, ha sospeso i pagamenti degli emolumenti degli amministratori di quartiere (i gettoni ai consiglieri e le indennità ai presidenti), salvo una eventuale diversa interpretazione autentica della norma per gli amministratori incarica, atteso che, per i consiglieri e presidenti che verranno rinnovati con le amministrative dell’8 e 9 giugno prossimi, i predetti emolumenti sono stati certamente soppressi.
Quindi a Bari, nonostante sia opinione diffusa che i 5 Municipi siano stati finora istituti di un finto decentramento amministrativo, tanto che tutti e cinque i candidati a sindaco stanno promettendo ai baresi di voler rendere effettivo il decentramento in caso di elezione. Però, ciò che conferma sin d’ora che la promessa che tutti i cinque candidati a sindaco stanno facendo sull’attuazione effettiva del decentramento è un’ennesima illusione da dare agli elettori baresi, soprattutto delle periferie, è dimostrata dal fatto che i nomi scelti da tutti gli schieramenti, per la candidatura a presidente dei Municipi, sono di personalità prive di pregresse esperienze amministrative pubbliche e verosimilmente anche di dimestichezza in politica. Ma ciò che ancor più grave è che in taluni casi i candidati presentati per le presidenze dei Municipi baresi sono degli illustri o illustre sconosciute sul territorio, perché in qualche caso non sono neppure residenti nella realtà dei quartieri dove vengono presentati ed è quindi verosimile che conoscano ben poco o nulla delle problematiche e dei temi dei territori in cui sono candidati al Municipio. Non accenniamo, poi, alla qualità di gran parte delle candidature scelte per la composizione delle liste per i consigli dei 5 Municipi cittadini. Dove, a voler essere benevoli, molti dei candidati consiglieri verosimilmente non sanno manco cosa sia un atto amministrativo, o la differenza tra Comune ed organo di decentramento, Pertanto, con tali presupposti come è possibile credere ancora alle promesse di decentramento o ad una sua attuabilità concreta con istituti che dopo le elezioni saranno, come per il passato, composti da avventurieri della politica, candidati solo perché dovevano fare da portatori di voti alle liste per il Comune e per i rispettivi candidati a sindaco? Un’ulteriore conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che a Bari le vere intenzioni sul decentramento non sono di certo quelle che vengono dichiarate in campagna elettorale è data dal fatto che l’Amministrazione uscente non ha confermato (come è avvenuto anche per i precedenti quinquenni) alcuno dei presidenti di Municipio uscenti. Presidenti che pur potevano essere proposti per un secondo mandato e che comunque si erano fatti un minimo di esperienza sul capo e potevano essere utili per un eventuale inizio di effettivo decentramento. Così invece non è stato, perché evidentemente i presidenti di Municipio devono continuare anche in futuro ad essere sul territorio i “parafulmini” dell’Amministrazione centrale per i malumori dei cittadini dei quartieri. Ma nonostante la consapevolezza che a Bari i Municipi siano inutili, dispendiosi e non obbligatori e che sono gli stessi partiti politici a ritenere irrilevante, ai fini della conoscenza delle problematiche territoriali, il primo mandato svolto come presidente di Municipio, si continua a promettere ai baresi ciò che in realtà è inutile ed utopistico attuare, per una città di non grandi dimensioni, qual è Bari. La verità è ancora una volta che le liste per i municipi servono unicamente per il consenso e non altro. E poi si parla paradossalmente di etica della politica e di bene comune, quando invece la realtà è ben altra anche per questo genere di problematiche. Infatti, sia i candidati sindaci del campo largo di centro sinistra che di quello di centrodestra, finora non hanno accennato minimamente della richiesta dei cittadini del Municipio 5 di Bari di diventare “Comune autonomo”, per cui sono state presentate circa 4000 firme alla Regione Puglia, affinché venga avviato iter legislativo necessario. Ne ha parlato pubblicamente soltanto il candidato sindaco di “Oltre”, Sabino Mangano, in un’intervista televisiva, dicendo di essere propenso ( ma forse solo per ragioni di opportunismo elettorale!) a dare supporto a chi da tempo chiede di diventare Comune Autonomo e per cui è già stato effettuato un primo referendum. A Bari abbiamo avuto per decenni chi puntualmente, come oggi, in campagna elettorale prometteva il decentramento amministrativo e altrettanto puntualmente non lo ha mai attuato definitivamente, risultando inadempiente a qualcosa voluto e proposto da loro stessi. A Bari abbiamo avuto anche chi ignorava il fatto che i Municipi non fossero obbligatori per una città piccola come Bari e, nonostante ciò, li ha portati avanti senza funzioni proprie e facendone pagare i costi ai cittadini contribuenti. Quindi, oltre al danno anche la beffa per i cittadini-contribuenti. Ma a Bari la cosa più grave è stata la mancata trasparenza, perpetuata per decenni, in riferimento alla mancata pubblicazione dei dati delle entrate e delle uscite suddivise per i singoli 5 municipi. Continuano a scrivere i programmi elettorali senza che i cittadini possano individuare come siano state assegnate le priorità delle opere e dei servizi realizzati e da realizzare, senza che i cittadini possano capire il peso economico che ha il Municipio in cui si risiede, in base a quanto versano nelle casse del Comune di Bari i cittadini contribuenti residenti in quel determinato territorio, ed in base a quanto hanno versato, quanto ha poi speso il Comune di Bari fino ad ora, in proporzione rispetto agli altri 4 Municipi. Non è mai stato possibile sapere, in base a quali parametri oggettivi, siano state individuate le priorità delle opere da realizzare e dei servizi da offrire. I dati non sono mai stati resi pubblici e di facile accesso per i cittadini e di questo in primis ne rispondono i partiti dell’Amministrazione uscente, insieme a chi oggi va sui territori a promettere l’attuazione di un concreto decentramento in caso di elezione. E cosa ancor più buffa è che nel V Municipio a paventare ora di essere favorevoli all’Autonomia comunale di Palese e Santo Spirito sono anche quei politici che da anni siedono sulle poltrone sia di maggioranza che di opposizione, e che non hanno mai fornito i dati ai cittadini che chiedevano di essere eruditi sulla situazione reale della capacità di autodeterminarsi del proprio territorio. Una situazione tragicomica, perché prima dei programmi e prima del voto, i cittadini chiedono trasparenza. Pertanto, finché non verranno resi pubblici i dati suddivisi per Municipi è inutile parlare e confrontarsi soprattutto con chi ha avuto tutto il tempo per farlo e non lo ha mai fatto. La trasparenza e la correttezza amministrativa, infatti, viene prima di qualsiasi promesso od enunciazione.
Giuseppe Palella
I prossimi Consigli di Municipio senza più emolumenti
La recente disposizione normativa varata dal Governo (legge n. 38/2024) relativa tra l’altro al blocco dei compensi dovuti agli organi sub comunali (circoscrizioni, municipi, ecc.) al di là delle valutazioni politiche, accende comunque un osservatorio su tali organismi e sui prelativi costi.Non è chiara la volontà politica della norma in questione, ovvero se il Governo intenda comprimere in un certo qual modo i diritti democratici o se, invece, abbia inteso mettere mani ad un intervento volto a limitare sperpero di pubblico denaro nell’ottica di una sana amministrazione come voluta dalla nostra carta Costituzionale. Preferisco pensare che lo scopo sa stato quest’ultimo e non quello di limitare una forma democratica di partecipazione popolare.In tal caso, però, l’esempio politicamente apprezzabile, dovrebbe provenire dall’alto incominciando da una sana revisione delle fonti di spesa ad opera di premier, ministri e organi regionali.Tornando nell’argomento specifico che qui interessa, la nuova disposizione stabilisce il blocco della erogazione di compensi agli amministratori sub comunali riservandosi di intervenire con linee omogenee di trattamento a cura del Ministro competente.Non è chiaro se tale blocco debba aver effetto dalla data di entrata in vigore della norma e quindi bloccare i compensi maturati a tale data, o, invece, valere per le successive partecipazioni alle attività di tali organismi,Da quel che si sa, taluni Comuni hanno comunque liquidato i compensi maturati, altri si sono astenuti aspettando direttive chiarificatrici.Personalmente, in diverse occasioni, pur riconoscendo la validità di una attività politica diffusa sul territorio per ascoltare in loco le lagnanze e le problematiche delle comunità interessate, ho ripetutamente osservato per quanto riguarda nello specifico il Comune di Bari e i suoi municipi l’inutilità dimostrata dagli organismi periferici, circoscrizioni, prima, e municipi, dopo, per non disporre gli stessi di alcun potere decisionale in tema di opere pubbliche e relativa manutenzione.Di qui sommessamente le proposte praticabili:Mantenere l’attuale assetto organizzativo con i municipi periferici ma concedendo loro effettive funzioni di governo come peraltro previsto e non attuato dal relativo regolamento;Abrogare l’istituzione di tali organismi con apposita deliberazione del Consiglio Comunale. Rammento che l’articolo 83 del citato Regolamento impone al Consiglio su proposta della Giunta Municipale, una valutazione ex post di tale forma organizzativa.In attesa che i Governo si esprima in ordine alla misura dei compensi a erogarsi, secondo chi scrive, è necessaria una approfondita riflessione sulla utilità e funzionalità di tali organismi di partecipazione politica e sulle possibili alternative come quella da altri avanzata di un consigliere di fiducia del Sindaco incaricato di coordinare il lavoro degli Uffici periferici in ciascun ambito territoriale. Se ne ricaverebbe un notevole risparmio di spesa magari utile per ridurre la tassazione dei cittadini in tema di Tarsu e Imu.Ma che fare, oggi, alla vigilia delle consultazioni elettorali amministrative di giugno?Credo sia tradi e quasi impossibile intervenire da parte del Consiglio Comunale in seduta straordinaria e inviare l’eventuale delibera di soppressione dei Municipi al Ministro degli Interni per le necessarie modifiche alla legge di indizione delle consultazioni.Occorre una decisione politica, forte, che allo stato non appare praticabile e allora sta alla nuova amministrazione comunale, nell’ottica di quanto fissato in sede governativa, trovare misure armoniche che sappiano conciliare la spesa del decentramento con i risultati operativi dello stesso.
Giuseppe Anaclerio
(ex dirigente comunale a Bari)
Pubblicato il 15 Maggio 2024