Cultura e Spettacoli

Le torri dei lapilli

Regione singolarmente ‘turrita’, la Puglia riserva le cose più belle in riva all’Adriatico e allo Jonio. Lungo la costiera di Porto Cesareo svetta a diciassette metri d’altezza una delle più imponenti torri costiere erette nel Cinquecento da Carlo V per difendere gli insicuri confini orientali del Regno di Napoli dalle incursioni saracene (vedi immagine). Recentemente restaurata, la Torre di San Tommaso presenta una struttura a base quadrata di sedici metri di lato e una scalinata di accesso con tre archi sottostanti ; in origine la scalinata aveva termine con un piccolo ponte levatoio. La Torre di San Tommaso è nota pure come Torre Lapillo (‘lapiddhru’ nel dialetto locale), e come tale dà nome all’omonima frazione. Perché ‘Lapillo’? I lapilli, si sa, consistono in frammenti di lava rappresa delle dimensioni di un pugno. Viene da pensare che quella torre venne sia stata elevata sfruttando una larga quantità di lapilli disponibili in loco. E’ assai probabile, tenuto conto che eruzioni vulcaniche particolarmente violente e avvenute in condizioni di vento favorevole possono proiettare materiale vulcanico anche a distanza di centinaia di chilometri. Non poche volte, come testimoniato dalle più remote cronache, ceneri vulcaniche provenienti dal Vesuvio si depositarono sul suolo pugliese. In epoca preistorica eruzioni ancora più rovinose potrebbero aver lasciato cadere qualcosa di più d’innocua polvere nera (senza dimenticare che sino al Pleistocene superiore, ossia fino a circa 130mila anni fa, a trenta chilometri da Gravina era attivo un altro enorme vulcano, oggi corrispondente al ‘quieto’ Monte Vulture). La tesi piroclastica alla base del toponimo Torre Lapillo trova conferma nell’origine del nome di altra coeva torre d’avvistamento, quella di Torre a Mare. Fino alla prima metà del Novecento, l’ex frazione barese, oggi estrema propaggine sud del capoluogo, aveva altro nome : Torre Pelosa, toponimo derivato per corruzione popolare dal precedente ‘Torre Lapillosa’… Ancora i lapilli, dunque. A questo punto si potrà obiettare che l’aspetto esterno delle due torri non rivela alcuna presenza di lapilli. Giusto, ma chi ci dice che detti lapilli non siano semplicemente ‘nascosti’? In altre parole, allo scopo di risparmiare materiale, una grande quantità di lapilli fu forse impiegata per fare da ‘intercapedine’ fra muraglie parallele elevante sfruttando consistenti e squadrati blocchi di tufo marino.  L’eccezionale presenza di ‘giacimenti’ di lapilli a poca distanza dai siti di Bari e Porto Cesarea è probabilmente alla base di una scelta di carattere economico. Un’intercapedine ricavata con sassi raccattati qua e là avrebbe richiesto più personale e più giornate di lavoro.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 17 Febbraio 2022

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio