Le tre leggende di Castel Pagano
Su uno sperone del Gargano, a quota 545, nel territorio di Apricena si levano i resti di Castel Pagano. Già di difficile accesso, poi ben progettata, questa fortezza eretta nella seconda metà del IX secolo non fu mai espugnata. Ad averne ragione fu la forza della natura: Il 30 luglio 1627 un sisma di magnitudo 6,7 Richter fece tremare le propaggini nord-occidentali del Gargano e il Tavoliere ; ad Apricena perì il 45% dei residenti. Castel Pagano ne uscì pesantemente provato. La peggio però l’ebbe il villaggio che sorgeva intorno alla fortificazione. Con l’abbandono del piccolo centro abitato si accentuò la crisi di Castel Pagano, il cui ultimo passaggio di proprietà risale al 1768. Ma il Principe Cattaneo di Sannicandro, ultimo signore di ciò che già era un rudere, non vi mise mai piede. L’incuria del legittimo proprietario incoraggiò lo sciacallaggio dei pastori locali che alleggerirono la struttura di tutte le pietre utili a costruire i loro rifugi nella sottostante valle di Sant’Anna. Al presente dell’antica fortezza sopravvivono la cinta muraria, tracce di una torretta circolare e, nel punto più elevato, la torre maggiore a cinque facce (vedi immagine – lo scatto è di Michele Nardella). Intorno a Castel Pagano girano alcune leggende. In una di queste si racconta di uno scontro avvenuto nella sottostante valle di Stignano tra l’Arcangelo Michele e il Maligno, che nella circostanza aveva preso le sembianze di un gigantesco serpente ; alla vittoria del Bene rimasero del suo avversario due giganteschi ossi, successivamente portati al Santuario di Stignano… Si dice che ogni leggenda abbia un fondo di verità : E’ documentato che nel 1774 un capodoglio si arenò sulla spiaggia di Rodi Garganico i cui abitanti, impauriti dal “leviatano” corsero in chiesa ad invocare la Vergine. Rassicurati più in là dalla morte dell’innocente cetaceo, per ringraziare la Madonna i fedeli portarono al Santuario di Stigliano due ossi del “mostro” ; i due reperti, conservati nella sacrestia, furono poi rubati. Anche la seconda leggenda ha un riscontro storico e ha per oggetto lo stesso santuario : In un documento del 21 settembre 1231 tale Leonardo di Falco, un mendicante cieco della zona, sognò la Vergine che gli restituì la vista dopo avergli indicato un proprio simulacro su una grossa quercia, nelle cui vicinanze fu edificato il Santuario di Stignano. La terza ed ultima leggenda trae origine dal fatto che quando Federico restaurò quel castello vi installò una guarnigione dei suoi fidi Saraceni, da noi considerati ‘pagani’, da cui il nome della rocca : Il giovane principe saraceno che comandava quella guarnigione era innamorato di una fanciulla che viveva su un castello in cima all’immaginario Monte della Donna. I genitori della ragazza non volendola dare in sposa ad un musulmano escogitarono uno stratagemma: Finché il principe non avesse costruito un ponte fatto con pelli di animale che congiungesse la due alture non avrebbe avuto in sposa la fanciulla. Prodigandosi inutilmente, il povero innamorato impazzì.
Italo Interesse
Pubblicato il 24 Marzo 2021