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Le tre principali banche popolari di Puglia nell’occhio del ciclone

Il presidente di Adusbef  (l’Associazione difesa utenti servizi bancari e finanziari), l’avvocato Antonio Tanza, ritiene non rassicurante la situazione delle tre più grandi Banche popolari pugliesi, vale a dire la Popolare di Bari, la Popolare pugliese e la Popolare di Puglia e Basilicata, che – stante ai dati che li riguardano – potrebbero essere accomunate da analoghe difficoltà. Secondo Tanza, infatti, le tre maggiori Banche popolari pugliesi se da un lato appaiono destinate a futuri diversi sotto gli aspetti societari (a Bpb entro dicembre 2018 dovrebbe trasformarsi in Spa, in ottemperanza al decreto governativo n.3 del 2015 ed alle decisioni della Consulta e del Consiglio di Stato, le altre invece, non essendo costrette dalla legge, verosimilmente manterranno il medesimo assetto di società cooperativa a r.l.) dall’altro però appaiono accomunate da un destino simile, almeno nel presente. Difatti, per tutte e tre gli Istituti i titoli sociali, quotati solo sul mercato secondario Hi-Mtf, hanno registrato profondi cali e perdite di valore, raggiungendo nel caso della Popolare di Bari un decadimento del 75% rispetto al prezzo massimo di vendita praticato precedentemente. Ma vediamo nel dettaglio i valori ad oggi delle quotazioni Mtf delle azioni delle tre maggiori Banche popolari della Puglia: 2,38 euro (a fronte di un massimo di 9,53) con un perdita di circa il 75% per le azioni della Bpb;  1,50 euro (a fronte di un massimo di 5,45) con una perdita di circa il 73% per le azioni della Bpp ed  3,28 euro (a fronte di un massimo di 8,80) con una perdita di circa il 63% per quelle della Bppb. “Il palese ed evidente crollo del valore delle azioni – ha sottolineato il Presidente dell’Adusbef –  si è progressivamente manifestato a seguito della quotazione delle azioni sul mercato secondario del Mtf, in cui il valore originariamente assegnato dalle banche alle proprie azioni, alla prima prova su un mercato terzo , quindi esterno alle banche medesime, ha mostrato tutti i limiti delle procedure di valutazione interne, non riuscendo le azioni a trovare compratori in grado di mantenere inalterato il rapporto valore/azione”. Infatti, ha chiarito Tanza, “il mercato ha sancito inequivocabilmente il valore improprio delle azioni,  perché in passato le azioni delle banche venivano compravendute solo all’interno del mercato creato dalla banca stessa con i suoi registri di vendita, ordini cronologici e listino compratori”. Invece, a partire dal giugno 2017, in ottemperanza anche alla comunicazione Consob n. 0092492 del 18/10/2016, è divenuta obbligatoria la negoziazione dei titoli finanziari sul mercato secondario, che è esterna alla banca e, quindi, soggetto al generale principio economico della domanda ed offerta, che è sicuramente più trasparente e realistico rispetto ai precedenti sistemi.Ed in questo modo il problema della vendita di titoli illiquidi, ad alto rischio e soggetti al “bail in” (ossia a quel sistema di risoluzione di un’eventuale crisi della Banca emittente con  l’esclusivo e diretto coinvolgimento di azionisti, obbligazionisti, correntisti della banca stessa, introdotto in Italia nel 2016, a seguito – come è noto – della direttiva Europea Brrd 2014/59/UE (Bank Recovery and Resolution Directive) è scoppiato in mano ai circa 133.000 azionisti delle tre principali Banche popolari della Puglia, che ritenevano di porre al riparo i loro risparmi (Tfr, eredità dei genitori, premi lavorativi, risparmi dei nonni, indennizzi per infortuni etc…) acquistando i titoli azionari o obbligazionari (subordinati) di dette banche sulle rassicurazioni ricevute che trattavasi di un cassetto di risparmio che avrebbero sempre potuto usare, quando invece, a loro insaputa, si sono trovati ad essere azionisti e dunque possessori di titoli finanziari ad alto rischio. Ed è così chedal giugno 2015 i complessivi 133mila risparmiatori in possesso di azioni delle tre Banche popolari più importanti della Puglia non riescono più a vendere le azioni in loro possesso, essendo legati, peraltro a doppio filo alle sorti delle banche stesse, che non possono fallire altrimenti fallirebbero tutti i loro risparmi. E da tale data i risparmiatori assistono inermi alla continua perdita di valore delle azioni. Perdita che oggi ha toccato, come detto innanzi, circa il 75% di minusvalenza. Il presidente Tanza fa presente che sin da subito Adusbef, per fronteggiare tale situazione, insieme ad altre associazioni di consumatori ha costituito un comitato con il quale presta assistenza ai comuni cittadini risparmiatori. Infatti, ha ricordato inoltre il massimo rappresentante di Adusbef, sono state avviate nei confronti dei suddetti Istituti di credito istanze per accedere agli atti, visto che in passato nulla era stato consegnato ai risparmiatori, e subito dopo, palesandosi le irregolarità, si sono proposte le azioni davanti all’Acf (Arbitro delle controversie finanziarie) che in diversi casi, con motivazioni articolare ed emesse in contraddittorio con le banche, ha riconosciuto i diritti dei risparmiatori e condannato le banche a restituire il mal tolto. Ed è proprio in ragione di tali segnalazioni e della mole di ricorsi presentati che lo scorso settembre la Consob con due delibere, la n.20583/2018 e la n.20584/2018, ha sanzionato la Banca Popolare di Bari sui presupposti di: carenze procedurali ed irregolarità comportamentali riguardo le modalità di profilatura della clientela e dei prodotti,carenze in ordine ad un’adeguata tracciabilità degli ordini impartiti dalla clientela al di fuori del canale filiale,assenza di procedure per la formazione del prezzo delle azioni della Banca (cd. “procedure per il pricing dell’azione”);aver omesso di riportare nel Prospetto 2014 e nel Prospetto 2015 informazioni complete in merito alla determinazione del prezzo di offerta delle azioni BPB, così determinando l’impossibilità per gli investitori di acquisire notizie utili al conseguimento di un fondato giudizio sulle azioni offerte. E poiché le carenze procedurali ed irregolarità comportamentali riguardo le modalità di profilatura della clientela e dei prodotti sono le ipotesi più diffuse, non solo per la Bpb, Adusbef non solo ha invitato i cittadini e gli utenti delle banche popolari pugliesi a rivolgersi ai propri sportelli per avere giustizia di eventuali soprusi, ma ha anche chisto che le Autorità di Vigilanza creaino dei canali privilegiati ai risparmiatori, per segnalare tutti i casi in cui gli utenti ritengono di aver subito un abuso.L’Adusbef, infine, insieme al formato Comitato con altri sodalizi di tutela e difesa, al fine di spezzare questa catena di distruzione del risparmio privato, ha anche avanzato una proposta di legge al Governo dai seguenti contenuti: la facoltà di emettere prestiti non rimborsabili (oppure rimborsabili solo previa autorizzazione della Banca d’Italia) e dunque consentire ai portatori di azioni (illiquide, non quotate e svalutate) di convertirle in obbligazioni irredimibili, ossia non rimborsabili, che garantiscano però agli azionisti che oggi non riescono a vendere le azioni detenute: 1) sia un rendimento piccolo ma certo (non inferiore al 2% annuo) in quanto garantito anche da apposita polizza assicurativa ; 2) sia un titolo che sia appetibile e quindi scambiabile sul mercato, in quanto appetibile per le sue caratteristiche di strumento di risparmio e non certo di investimento a rischio. Proposta, questa delle associazioni, che il Governo non sembra forse voler cogliere, visti i continui rinvii degli incontri richiesti e promessi presso il Mef (Ministero dell’economia e finanza). Ma la problematica esposta da Tanza è solo agli inizi e forse passerà ancora molto tempo, prima che qualcosa si muova non solo a livello di Governo, ma anche giudiziario, che è sicuramente il principale problema in tal genere di vicende bancarie.

 

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 13 Ottobre 2018

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