Cronaca

Lecce dà il buon esempio e vuole i tribunali in periferia

Tornano all’attacco i comitati che si sono schierati dall’inizio di quest’anno contro il nuovo parco della giustizia previsto a Bari nelle aree ex militari occupate dalle caserme ‘Capozzi’ e ‘Milano’ in via Alberotanza. Ultimo atto, una lettera inviata direttamente alla ministra della giustizia Cartabia affinche’ riveda la localizzazione, appunto, della sede unica di tribunali e palagiustizia civile, penale, minorile e amministrativo nella città capoluogo pugliese. A firmare l’ultima missiva il coordinamento di cittadini, associazioni e comitati in difesa del territorio, mobilitati da marzo per bloccare il progetto. Le associazioni sono tornate all’attacco, dunque, dopo che a Lecce il “costruendo progetto” del parco giudiziario e’ stato spostato dal centro in periferia, con l’assenso del primo cittadino del capoluogo salentino. Ed è proprio quest’ultimo il passaggio che probabilmente verrà ripreso dai legali del Comitato per un parco verde e quindi rappresentato ai giudici amministrativi. Dinanzi ai quali, vale la pena ricordarlo, una dozzina di cittadini baresi hanno chiesto di respingere il progetto di occupare un’area che il Piano Regolatore Generale del 1976 prevede da sempre a verde e servizi “obbligatoriamente” a beneficio del quartiere Carrassi. I comitati e cittadini schierati contro Ministero della Giustizia, Agenzia del Demanio e Comune di Bari attendono fiduciosi la data del 5 luglio, allorquando il Tribunale Amministrativo Regionale si esprimerà, appunto, sul ricorso depositato contro le presunte illegittimita’ dell’opera pubblica. Per gli ambientalisti un vero ecomostro, annunciato e non previsto da quel Piano Regolatore che, come detto, nelle ex casermette – e in particolare sui suoli individuati per il parco della giustizia – prevede verde pubblico e non una colata di ferro e cemento. In particolare il Piano Regolatore Quaroni, del 1976, aveva tra i suoi punti di forza grandi assi di scorrimento e il cosiddetto “asse nord-sud” ritenuto strategico, incanalando il traffico commerciale pesante deviato dalla tangenziale, avrebbe collegato all’area portuale il cosiddetto “tondo di Carbonara”, mentre il nuovo progetto della “Cittadella della Giustizia” mette seriamente a rischio più di 300 alberi ad alto fusto piantati nel lontano 1940. Nato nel 2014, il progetto prevede la realizzazione delle aree destinate alla giustizia barese nelle due ex Caserme, ma per il PRG quelle stesse sono destinate a “Verde di Quartiere”, in una città come Bari già povera di verde stando all’ultimo rapporto Ispra, che vede il capoluogo di regione indossare una triste maglia nera, “tra le peggiori città d’Italia”, quanto a consumo di suolo e cementificazione. E nelle aree perimetrate sono presenti, appunto, “Aree Verdi”, per una superficie di oltre 40 mila mq, ospitanti una vegetazione arborea che comprende alberi di età quasi secolare. Tra le associazioni scese in campo, ‘Buona Destra/Bari’ sostiene che Il “Verde di Quartiere” delle intere aree delle Caserme Milano – Capozzi costituisce la parte principale e più importante del “Cuneo Verde” previsto dal PRG, e si pone in diretta connessione e continuità con le “Aree Verdi” già esistenti del “Parco 2 Giugno”. La Cittadella Giudiziaria che andrebbe ad occupare le aree delle Caserme Milano – Capozzi comporterebbe dunque una sottrazione di suolo di circa 150 mila mq, azzerando una corrispondente quantità di verde pubblico di quartiere. intende chiedere spiegazioni al Comune di Bari sul rispetto del PRG, chiedendo al contempo di individuare un’altra area per la destinazione del progetto, ritenendo impossibile destinare l’area in questione alla realizzazione del progetto della tanto famigerata Cittadella della Giustizia. Un problema sul quale Bari e Lecce sembrano proprio intenzionate a procedere a braccetto.

Antonio De Luigi


Pubblicato il 4 Giugno 2022

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