Lecce, Matera e Taranto, la dorsale dell’ambizione
‘Capitale Europea della Cultura’ è designazione UE pensata nel 1985 per offrire ogni anno a una o più città l’occasione per mettere in mostra una significativa capacità di promozione culturale. Col sostegno economico europeo (quest’anno giunto a un milione e mezzo di euro) molte città hanno sfruttato l’occasione per potenziare la propria visibilità internazionale. In 28 anni di vita appena due volte il prestigioso riconoscimento è toccato a città italiane (Bologna nel 2000 e Genova quattro anni dopo) ; e nelle designazioni per i prossimi cinque anni l’Italia latita ancora. Ma nel 2019 il nostro sarà – con la Bulgaria – paese ospitante. E’ una data alla quale teniamo particolarmente, visto che tra le città candidate alla preselezione una è lucana (Matera) e due sono pugliesi : Lecce e Taranto. Ogni città preselezionata (in tutto, ventuno) avrà poi nove mesi di tempo per presentare un pacchetto di eventi e iniziative che incontri il favore di una Giuria composta, come si legge nel bando ministeriale, da tredici “personalità indipendenti e di provata esperienza culturale”. Domani si saprà il destino di Lecce, Matera e Taranto. Intanto si scommette. Il candidato più debole pare la città ionica per via dei gravissimi problemi legati alla diossina. A Taranto ostentano fiducia ricordando che nel 2010 Capitale Europea della Cultura fu Essen, città affatto ‘virtuosa’ per il sorgere nel cuore di uno dei maggiori distretti industriali del mondo : la inquinatissima Ruhr. Ma in Germania seppero avviare un programma che portò a una bonifica così scrupolosa dell’acciaieria Thyssen –Krupp che al presente quello stabilimento una volta mortifero è avvolto da un parco dove si tengono numerosi interventi culturali. E’ immaginabile tanto risultato anche a Taranto in appena sei anni? Lecce si fa forte non tanto del suo barocco quanto del pan-salentinismo che irradia, questo variegato fermento culturale tradottosi nel tempo in un rilancio esemplare del territorio (si pensi al clamore mediatico che c’è intorno a La Notte della Taranta). Ma attenzione a Matera, dove da più tempo che altrove si lavora per una candidatura storica (geniale la trovata di fare della maggiore risorsa turistica il contenitore di una tre giorni radiofonica – ‘Materadio’ – di elevato spessore culturale e a respiro internazionale). E Bari, i centri del barese? Questa assenza ci pare il segnale di una resa al degrado in cui il capoluogo e il suo territorio stanno scivolando. Una Taranto quasi ferita a morte prova a rialzare il capo in un impeto d’orgoglio ; un gesto esemplare. Lecce si mostra coerente con un ostinato e lungimirante programma di ridefinizione di identità in atto da una ventina d’anni. Dal canto suo Matera manifesta il desiderio di evadere il soffocante e sonnacchioso stereotipo di città dei Sassi per osare la carta dell’audacia. Lecce-Taranto-Matera… tre città disposte lungo una linea ideale. Su questa dorsale dell’ambizione ci pare il caso di riflettere.
Italo Interesse
Pubblicato il 14 Novembre 2013