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Leccese è pienamente insediato nelle sue funzioni senza la proclamazione del nuovo consiglio

Il neo Primo cittadino barese alle prese per la formazione di una Giunta di politici, ma non si escludono sorprese con la nomina di qualche esterno

L’ufficio centrale elettorale del Tribunale di Bari ha provveduto alla proclamazione di Vito Leccese a nuovo sindaco di Bari, ma non ha ancora ufficializzato gli eletti nel nuovo Consiglio comunale. Nelle more che ciò accada il neo Primo cittadino barese si è insediato a pieno titolo nell’esercizio delle sue funzioni e, per procedere in tutto e per tutto nell’espletamento in modo compiuto dei poteri a lui assegnati, si è dotato anche di una “giunta di scopo”, nominando al completo la squadra assessorile in forza al suo predecessore, Antonio Decaro. Un modo, questo, per prendere tempo e trattare con tutti gli “attori” politici dell’ampia coalizione che ha sostenuto Leccese al turno di ballottaggio la spartizione dei posti in giunta e delle successive nomine di sottogoverno. Un puzzle difficile da comporre e far quadrare, considerato che entrambe le coalizioni che danno vita all’ampia maggioranza di 28 consiglieri su 36, (ossia quella che sin dal primo turno sosteneva la candidatura a sindaco di Leccese e quella che invece è confluita su quest’ultimo al ballottaggio, perché al turno precedente aveva appoggiato la candidatura di Michele Laforgia) hanno a loro volta problemi di equilibri interni da far quadrare, sia tra le liste che le componevano che all’interno di queste. Pertanto, se Leccese si limiterà a comporre la nuova giunta reperendo i nomi dei 10 assessori solo tra gli eletti in Consiglio comunale, allora non potrà che procedere con il “metodo Cencelli” per far quadrare i conti per lo meno tra le coalizioni citate e tra gruppi in Consiglio che di esse fanno parte. Ma non è detto, però, che il “metodo Cencelli” possa risolvere, poi, anche i problemi interni al maggior partito della maggioranza, il Pd, che nella propria compagine consigliare presenta nomi di veterani dell’aula “Dalfino” che, a prescindere dalla componente di appartenenza, scalpitano per ottenere un posto nell’esecutivo. Quindi, è possibile che Leccese ora dichiara e si adopera per tentare di mettere su una Giunta tutta di politici interni al Consiglio, ma poi, constatate le difficoltà a mettere tutti d’accordo, decida di far vale pienamente le sue prerogative di sindaco eletto direttamente dai cittadini ed accantoni il manuale Cencelli, nominando nel suo nuovo esecutivo anche una o più figure tecniche esterne al Consiglio. Infatti, così facendo, anche se ci sarebbero degli scontenti tra gli eletti di maggioranza, alla fine questi se ne farebbero una ragione dell’esclusione all’insegna del noto detto “mal comune mezzo gaudio”. Diversamente, il neo Primo cittadino potrebbe rendersi ostaggio sin da subito non solo dei consiglieri della sua maggiorana che non otterranno ciò che sperano, ma anche delle diverse anime politiche che la compongono. Per cui non è da escludere che Leccese ora porti avanti le trattative con tutti i rappresentanti della sua maggioranza lasciando credere di stare al loro gioco e, quindi, di volerli assecondare in tutte le loro richieste, ma poi, quando verrà fuori che la “coperta” è corta per accontentare tutti, allora si vedrà costretto a ricordare a tutti che chi deve scegliere la squadra di governo della città è lui e, quindi, potrebbe tirare fuori anche qualche sorpresa, giustificata dal fatto che diversamente il puzzle non era comunque possibile comporlo assecondando tutti. Una tecnica, questa, non nuova da quando è entrato in vigore l’elezione diretta dei sindaci e che, raramente, determina conseguenze dirette ed immediate su coloro che la attuano, poiché – come è noto – tra gli eletti difficilmente vi sono soggetti disposti a ritornare al voto, od a mettersi fuori dai giochi. E questo anche Leccese, come il suo predecessore Decaro, lo sa bene e lo farà valere a tempo debito.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 3 Agosto 2024

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