Leccese nota scarsa trasparenza nella Stp, ma per il suo predecessore andava tutto bene
Per l'ex dg della Società provinciale di trasporti, Barbara Santeramo, dopo la destituzione si profila anche un procedimento disciplinare per presunte irregolarità gestionali, su cui indaga anche la Procura di Trani

L’ex direttore generale della Stp, ossia la Società di trasporto pubblico partecipata dal Comune di Trani, dalla Provincia Bat e dalla Città metropolitana di Bari, Barbara Santeramo, dopo essere stata esautorata dall’incarico a seguito del pressing che il neo sindaco metropolitano barese, Vito Leccese, ha esercitato nei mesi scorsi sui rappresentanti degli altri due partner della compagine societaria, ossia il sindaco di Trani, Amedeo Bottaro, e il presidente della Bat, Bernardo Lodispoto, ora è anche a rischio licenziamento per le presunte irregolarità amministrative commesse durante la sua gestione. Infatti, il presidente ed amministratore della Stp, Francesco Tandoi, a cui l’assemblea dei soci ha affidato la gestione dopo la destituzione della Santeramo da dg, ha avviato un procedimento disciplinare nei confronti della ex manager per alcuni affidamenti affidati in violazione del codice degli appalti e per altri presunti “strafalcioni” commessi durante la sua gestione. Contestazioni che – secondo i bene informati – sarebbero già all’attenzione della Procura di Trani, ma che ora sono finite in un fascicolo aziendale aperto dal presidente della Stp, Tandoi, nei confronti di Santeramo, poiché potrebbero costituire anche il presupposto per un procedimento disciplinare a suo carico, la cui sanzione estrema potrebbe essere il licenziamento in tronco della dirigente ex manager della società. L’allontanamento di Santeramo dalla gestione della Stp, su richiesta del neo-sindaco metropolitano barese, è avvenuta a seguito del fatto che la ex manager era considerata persona assai vicina al movimento politico “Sud al Centro” di Sandro Cataldo, marito della consigliera regionale Anita Maurodinoia, eletta nelle fila del Pd, e che – come è noto – ad aprile dello scorso anno si è dimessa da assessore pugliese ai Trasporti, dopo che il coniuge era stato arrestato per una presunta corruzione elettorale nei Comuni di Triggiano e Grumo Appula. Infatti, la Stp fino a settembre scorso, ossia fino a quando la gestione manageriale dell’azienda tranese di trasporto pubblico era affidata alla dottoressa Santeramo, era considerata una sorta di “feudo” del movimento politico facente capo a “Cataldo & Maurodinoia”, sui quali – come detto – si sono accesi prima i fari della Procura barese, per presunti voti di scambio alle elezioni, e poi quelli della Procura di Trani per la gestione della Stp, finita nelle mani di individui diretta espressione del movimento “Sud al Centro”. Però, alla luce di tali notizie, c’è chi si chiede: “Come mai il neo-sindaco metropolitano, Leccese, si è accorto che alla Stp qualcosa non quadrava nella trasparenza di questa azienda pubblica, mentre il suo predecessore, Antonio Decaro, che da Capo della Città metropolitana di Bari comunque aveva avuto un ruolo sia per le nomine dei vertici di quell’Azienda di trasporto che per il dovere di vigilanza sulla stessa, di ciò che accadeva da anni in quella partecipata non era mai venuto a conoscenza di nulla?”. Un interrogativo, questo, analogo a quello che per lo stesso Decaro si pone per l’Amtab, ossia l’Azienda di trasporto pubblico barese, che – come è noto – a fine febbraio dello scorso anno è finita al centro di un’inchiesta giudiziaria, per via di presunti condizionamenti della criminalità organizzata barese sulle assunzioni, e la conseguente nomina di un commissario del Tribunale in affiancamento al cda aziendale. Insomma, l’ex Primo cittadino barese ora europarlamentare, pur avendo da sindaco di Bari la responsabilità diretta sulle partecipate comunali perché la delega alla partecipate l’aveva mantenuta nelle sue mani, non solo non si era mai accorto di nulla all’Amtab, ma anche alla Stp, dove da sindaco metropolitano aveva verosimilmente contribuito a mettere nelle mani del gruppo politico “Sud al Centro” di Cataldo e Maurodinoia la gestione di quest’ultima azienda di traporto pubblico, la situazione gestionale gli risultava sconosciuta. “Come sconosciuta – ha esclamato qualcun altro – era per l’ex sindaco Decaro la situazione di irregolarità amministrativa e sanitaria delle signore di Bari vecchia che vendevano le orecchiette prodotte in strada!” Quindi, per dieci anni il Comune e la Città metropolitana di Bari per 10 anni hanno avuto un sindaco, Decaro per l’appunto, che in taluni casi non sapeva o non era in grado di accorgersi di ciò che accadeva in talune partecipate su cui aveva poteri nomina e controllo, come non sapeva degli obblighi a cui dovevano ottemperare le casalinghe che si cimentano nella produzione, vendita e somministrazione al pubblico di prodotti alimentari. Allora un interrogativo è d’obbligo: “In quante altri casi l’ex sindaco barese Decaro non si è accorto o non sapesse di ciò che, invece, pur rientrava tra i suoi doveri d’ufficio di Primo cittadino?” Interrogativo, questo, a cui è difficile dare una risposta, senza cadere nei “misteri” della politica. Però, con simili “lacune” non si può di certo definire “miglior sindaco” chi in taluni casi, nella più benevola delle ipotesi, si è mostrato per la sua funzione un ingenuo, oltre che “incompetente”.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 23 Gennaio 2025