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Leccese riconosce le criticità dei Municipi, ma ha ripristinato gli emolumenti al massimo

Alcuni cittadini stanno già pensando a un referendum comunale, per chiedere l'abolizione di questi ormai inutili e costosi istituti anacronistici

Di anni ne sono passati 15 da quando l’ex sindaco di Bari ora presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, bloccò la costituzione in Comune autonomo delle due grandi periferie baresi, ossia Palese e Santo Spirito da un lato e Carbonara-Ceglie e Loseto dall’altro, assicurando che la trasformazione delle vecchie 9 Circoscrizioni in 5 nuovi Municipi avrebbe risolto i problemi di mancato funzionamento del decentramento amministrativo a Bari. In realtà, nel capoluogo di anni ne sono trascorsi ben 43 da quando furono istituiti gli organi politici per l’attuazione del decentramento comunale, ma le funzioni da attribuire alla Circoscrizioni prima ed ai Municipi ultimamente non sono mai state assegnate. Anzi, con la riforma del Regolamento sul decentramento del 2013, ovvero quella che dal 2014 ha dato vita a cinque Municipi cittadini, il ruolo degli amministratori di quartiere è stato addirittura ridotto ulteriormente, mentre ad aumentare a dismisura dal 2000 ad oggi è stato solo il costo dei politici in essi eletti che, con gli aumenti concessi nel 2021 dall’ex governo Draghi alle indennità di sindaci, assessori e presidenti di Consiglio comunale, nel capoluogo pugliese si è al paradosso che i cinque presidenti ed i 76 consiglieri di Municipio presenti a livello barese percepisco compensi di gran lunga superiori a quelli dei sindaci e consiglieri di realtà comunali con popolazione compresa tra i 30 mila e 50 mila abitanti. Da ultimo, nel marzo del 2024, il governo Meloni con la legge n.38 ha tentato di mettere un freno a questo scandaloso spreco di risorse pubbliche, sospendendo il compenso obbligatorio per gli amministratori di quartiere e rendendolo facoltativo, con la possibilità per i Comuni ancora dotati di organi politici di decentramento (anche questi – come si ricorderà – facoltativi dal 2010 per le sole città con più di 300mila abitanti!) di riconoscere, eventualmente ed autonomamente, compensi a tali amministratori complementari da  rapportare possibilmente alle reali funzioni ad essi effettivamente affidate. Nonostante ciò, a Bari la neo amministrazione Leccese, pur in presenza di un decentramento di fatto inesistente, non più tardi di un paio di settimane fa, ha deciso di concede agli eletti dei cinque Municipi cittadini la remunerazione massima accordabile secondo il decreto attuativo del Viminale del 6 agosto scorso, ripristinando così gli stessi compensi previsti precedentemente alla legge  n.38/2024 dall’automatismo obbligatorio che parametrava la remunerazione degli amministratori di quartiere all’indennità del sindaco della città interessata dalla presenza di istituti elettivi di decentramento comunale. In altri termini, l’amministrazione Leccese ha vanificato lo spirito della norma introdotta dalla citata legge 38, ripristinando gli stessi compensi che i presidenti e consiglieri di Municipio percepivano a Bari prima della modifica normativa dello scorso marzo. In definitiva, il neo Primo cittadino barese, Vito Leccese, da un lato ammette le criticità di un falso ed inesistente decentramento, tanto che egli stesso, audito recentemente dalla speciale commissione consigliare sul tema, promette un “rilancio” istitutivo dei 5 Municipi cittadini, dall’altro invece gli ha già riconosciuto il massimo dei compensi per gli eletti in tali organi politico-amministrativi di quartiere. Una contraddizione che a molti baresi non è sfuggita e che fa arrabbiare ancor i tanti comuni cittadini che quotidianamente patiscono sulla propria pelle i disservizi di un Comune, quello di Bari per l’appunto, che da un lato aumenta le tasse locali (vedi Tari, ticket per gli orari prolungati nelle zone di sosta a pagamento), introducendone anche delle nuove (vedi “Tassa di soggiorno”), e quant’altro è necessario ad incrementare le entrate comunali (vedi multe a go-go, oneri urbanistici, aliquote Imu ed addizionali comunali al massimo consentito, etc.), dall’altro lato invece elargisce compensi facoltativi e superflui agli amministratori di un decentramento di fatto inesistente a Bari, da oltre quarant’anni. Un decentramento, tra oneri diretti ed indiretti, costa alla cassa comunale barese tra i due e tre milioni di euro l’anno, senza alcuna concreta utilità per i cittadini. Una spesa che l’Amministrazione barese avrebbe potuto impegnare per migliorare i servizi oppure per opere necessarie trascurate o non effettuate, od anche per evitare qualche incremento di tassa o imposta comunale. Difatti, dopo la scandalosa recente reintroduzione al massimo consentito degli emolumenti agli amministratori di quartiere, alcuni cittadini baresi stanno pensando di attivarsi per fare effettuare un referendum comunale (previsto dallo Statuto della Città di Bari) per chiedere l’abolizione dei 5 Municipi di decentramento e, quindi, conseguentemente, per far risparmiare al Comune gli inutili costi di questi organi concretamente inutili per i cittadini, come dimostratosi in oltre quarant’anni di finto decentramento comunale. E se già in città le critiche per i costi scandalosi del finto decentramento barese non mancano, in periferia (soprattutto in quella a nord di Bari, ovvero a Palese e Santo Spirito, dove le richieste di distacco dal capoluogo, per la costituzione in Comune autonomo, sono molto forti) i cittadini sono addirittura inviperiti per le tante cose che non funzionano a livello locale, per evidenti responsabilità del Comune di Bari. Infatti, se a Carbonara-Ceglie e Loseto il vento autonomista continua ad essere blando, nelle ex frazioni di Palese e Santo Spirito spira sempre più forte tanto che, visto che alla Regione Pugliano tutte le forze politiche nicchiano financo nel presentare il disegno di legge per l’istituzione di un Comune autonomo a nord di Bari, c’è chi pensa di lanciare a livello pugliese la proposta di un disegno di legge regionale di iniziativa popolare, che si concretizzerebbe con una sottoscrizione di almeno 15mila cittadini a livello regionale. E ciò, se accadesse, sarebbe forse la prima volta che in Puglia i cittadini presentano alla Regione un disegno di legge richiesto direttamente dal popolo. Un ulteriore inequivocabile segnale di quanto la politica ed i politici in Puglia sono distanti dai reali bisogni dei cittadini.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 15 Novembre 2024

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