Cultura e Spettacoli

L’eccidio di Amristar

Nel parco di Jalianwala Bagh ad Amritsar (India), accanto ad avanzi di mura che recano segni inequivocabili di proiettili, si leva un monumento a forma di fiamma (vedi immagine). Esso ricorda che in quel punto, centodue anni fa, centinaia di indiani furono gratuitamente massacrati da un contingente di soldati britannici integrato da uomini della Brigata Gurkha, composta da uomini arruolati tra la popolazione Gurkha del Nepal e dell’India settentrionale. Il 13 aprile 1919 ad Amristar vigeva la legge marziale che vietava qualsiasi assembramento (il provvedimento era stato emanato a seguito di reiterati attentati contro l’amministrazione coloniale del Regno Unito). Ugualmente, quel giorno migliaia di indiani non vollero rinunciare a darsi convegno al Jalianwala Bagh in occasione della festività Sikh di Baisakhi, ancora oggi in auge e motivo d’incontro per celebrare l’avvento della primavera. L’adunanza era del tutto pacifica e tra la folla numerosi erano bimbi, anziani e donne. Informata di quella che era stata interpretata come una provocazione, l’Autorità Coloniale fece pervenire sul posto un forte contingente al diretto comando di Reginald Dyer, generale di brigata  e veterano della prima guerra mondiale Dyer aspettò che la folla si raccogliesse del tutto all’interno del parco – totalmente avvolto da un muro – prima di sistemare il suo reparto davanti all’unica via di fuga e ordinare il fuoco ad altezza d’uomo. L’ordine non fu preceduto da alcuna forma di avviso come richiami al megafono o colpi sparati in aria. Il tiro degli uomini di Dyer (furono sparati un totale di 1650 proiettili) continuò sino all’esaurimento delle munizioni. La gente tentò di scappare arrampicandosi sui muri, alcuni si gettarono in un pozzo per sfuggire ai proiettili, molti altri persero la vita calpestati. Vi furono ufficialmente almeno 379 morti e oltre 1.200 feriti. L’indignazione fu unanime a livello globale. La stessa Londra se ne indignò. Il danno d’immagine che ne derivò al Regno Unito fu tale che a detta di molti storici il massacro di  Jalianwala Bagh  fece da acceleratore all’opera di Gandhi, l’uomo che nel 1947 portò alla nascita dell’India come Stato libero. Quanto all’’eroico’ generale,  Dyer venne costretto a dimettersi ufficialmente. Sottoposto in seguito a provvedimento disciplinare. A seguito del verdetto di condanna, Dyer fu dimissionato dall’esercito britannico. Tornato in Gran Bretagna, vi rimase fino alla morte, avvenuta il 23 luglio 1927. Non si pentì mai.  A proposito di quel giorno nefasto ebbe a dire  : “…Per me il campo di battaglia di Francia o di Amritsar è lo stesso. Sono un militare…”

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 13 Aprile 2021

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio