Cultura e Spettacoli

L’Ercole ‘libico’, la grotta di casa nostra

Lungo la costa intorno a Santa Maria di Leuca si aprono decine di grotte carsiche e dai nomi curiosi : Porcinara, del Diavolo, del Presepe, della Stalla, del Drago… Tra le più grandi e belle spicca quella Dei Giganti, così chiamata per il rinvenimento di resti di pachidermi (ed anche ossa umane, un vasetto di vetro, cocci bizantini e cinque monete di bronzo dell’era degli imperatori Costantino VII e Romano I). La leggenda – e questo lo riporta la Rete – vuole che in essa siano stati sepolti i corpi dei “giganti uccisi da Ercole Libico”. Un Ercole venuto dalla Libia? Eppure il mito ellenico vuole che il figlio di Zeus e Alcmena sia nato a Tebe…. Esiste però una leggenda nordafricana (quello di Makeris-Melqart) del tutto assimilabile a quella di Eracle. Quanto al ‘territorio di pertinenza’ di questa divinità, i grandi autori del passato (Sallustio, Pausania, Silio Italico) tramandano che il dio dei sardi (Sardus) era figlio di Makeris-Melqart, a sua volta capo di un popolo indigeno dell’areale libico… Eracle- Ercole e Makeris-Melqart, dunque, altro non sono che due dei molti nomi che il mito pre-globale e protostorico assegnò a un semidio dalla prodigiosa forza muscolare, protagonista di epici e vittoriosi cimenti. Ad Ercole sono attribuite le morti dei giganti Caco, Anteo, Alcioneo, Porfirione… E all’Ercole di Libia? A poter attingere alle fonti giusti, ci troveremmo innanzi a nomi non meno esotici, tutti legati a vicissitudini che ‘mutatis mutandis’ traggono alimento dalla stessa e inafferrabile radice. Ma come spiegare questa presenza di Makeris-Melqart in un territorio come quello di Leuca intriso di cultura ellenica? L’espressione ‘Ercole Libico’ fa pensare ad una di quelle forme di contaminazione culturale che, stratificandosi, hanno dato origine al Mito. Forse colonie di Sardi più antichi dei Messapi vennero da noi in cerca di fortuna. Qui si mescolarono a genti indigene dalle origini ancora più oscure pur restando capaci di lasciare sul territorio tracce della tradizione della terra-madre. In questo modo una grotta di grandi dimensioni potette suggerire l’idea che lì un forzuto semidio di origine libica avesse seppellito certi giganti uccisi con le proprie mani. Qualche millennio dopo arrivarono i Greci a imporre la loro ‘versione’ dell’universale ammazza-giganti. Allora Makeris-Melqart fu costretto a cambiare identità e divenne Eracle, pur restando in diritto di fregiarsi dell’appellativo d’origine : ‘libico’. Infine vennero i fasti di Roma ed Eracle divenne Ercole. Un Ercole tuttavia ancora libico, a dimostrazione di come la virulenza del richiamo ancestrale può farsi beffe dei sedimenti che la Storia stende a palate.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 20 Giugno 2014

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