Cultura e Spettacoli

Leta vestiva di bianco… ‘scarlatto’

Nel 2004 i fratelli Magrì scrissero, diressero e produssero ‘Bianco Scarlatto”. Girato a Mesagne e nello stesso comune ambientato, interpretato da attori non professionisti (ma con la partecipazione di Franco Nero), il film ha partecipato a numerosi festival raccogliendo una menzione e due secondi posti. Nonostante limiti vistosi, ‘Bianco Scarlatto’ merita attenzione per il fatto di trarre spunto dalla leggenda popolare della Signura Leta, una sapida storia che fa parte del patrimonio culturale del piccolo centro del brindisino. Il lungometraggio (73’) vede protagonista una modesta famiglia in cui uno dei due figli, Francesco, è un ragazzo diversamente abile. Francesco è il solo in casa a scorgere il fantasma della Signura Leta. Stando alla leggenda, in epoca imprecisata la figlia di un ricco possidente disonorò il suo sangue innamorandosi del figlio di un ciabattino. Nonostante l’opposizione della famiglia, Leta e il suo innamorato tentarono la fuga d’amore. Ma il padre li prevenne incaricando i due figli maschi di fare giustizia. Dopo una breve ricerca, questi sorpresero in due innamorati in una masseria di Mesagne. Il giovane morì per primo, accoltellato. Lei, che indossava l’abito da sposa della madre, cercò scampo nel forno. Ma nella concitazione della fuga una scarpa le cadde proprio davanti all’imboccatura del forno. Quando i fratelli scorsero la calzatura compresero. Allora, invece di snidare la sorella e riservarla la stessa sorte dell’amato, diedero fuoco alle fascine che stavano nel forno. Da quel giorno il fantasma della Signura Leta si aggirerebbe per le campagne di Mesagne indossando un abito nuziale e tenendo in mano una scarpetta bianca… Nel film dei Magrì la tragedia di Leta, che trova breve spazio all’interno dell’incubo vissuto da uno dei due protagonisti, fa da sfondo e motivo ispiratore di un’altra storia truce : La famiglia di Francesco vive nella stessa masseria dove avrebbe perso la vita la Signura Leta. Una casa maledetta, che non porta bene a chi la abita. E difatti il padre di Francesco (un prepotente manesco e arido) morirà suicida. In compenso, il suo ‘sacrificio’ placa il fantasma e restituisce a Francesco serenità e integrazione col prossimo… Venendo ora alla possibile genesi della leggenda, nel suo ‘Pregiudizi, superstizioni e fantasmi del popolo mesagnese, Enzo Poci riferisce quanto a suo tempo gli raccontò un tale M. Molti anni fa a Mesagne un medico viveva in una villa o masseria in contrada Calana con una “bellissima artista napoletana” (forse una ‘sciantosa’). I due evidentemente non erano sposati ; l’autore infatti parla di “convivenza” pesantemente ostacolata dalla famiglia di lui. Dinanzi a questo atteggiamento ostile i famigliari di lei vennero a prelevarla per riportarla a Napoli. Al momento di partire la donna, rimproverando al compagno d’aver fatto ben poco per trattenerla, lanciò una maledizione : Il fuoco avrebbe colpito la casa e il dottore sarebbe morto di morte violenta. Ebbene, quindici giorni dopo, un fulmine si abbatté sulla casa uccidendo il medico. A distanza di anni, sopraggiunse anche la morte della sciantosa. Fu allora che per la prima volta si manifestò il fantasma della Signura Leta. Ciò avvenne proprio in quella villa, nella quale era andato ad abitare il signor M. La fonte di Poci parla di una prima apparizione, di notte, all’esterno della casa : una signora vestita di nero e dal viso scheletrico. La seconda apparizione ha luogo all’ingresso del viale che conduce alla villa : alla vista della Signura Leta M. si segna e pronuncia in latino scongiuri imparati da un prete in precedenza chiamato a benedire la casa. Ma il fantasma lo rassicura : A lui non farà alcun male e da quel luogo non è intenzionata ad andare via. La terza e ultima apparizione risale ad alcuni giorni dopo : Un amico viene a trovare M. portandosi dietro le due figlie. Le bambine riferiscono d’avere visto una donna vestita da sposa che dall’alto di un balcone le osservava…. Si fermano qui le rivelazioni di M. che, evidentemente, dopo quell’ultima volta fece fagotto. Attualmente, quel fabbricato ospita un lussuoso ristorante chiamato, ma guarda un po’, Villa Leta.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 26 Settembre 2017

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