Cultura e Spettacoli

Leucasia, sirena feroce

Come è noto le sirene ammaliavano col canto i marinai i quali, non potendo resistere al richiamo, si tuffavano trovando la morte. Il ‘Dizionario di  Mitologia’ Gislon/Palazzi cita solo tre di queste ninfe marine : Partenope, Ligea e Leucosia. Soffermiamoci su quest’ultima. Secondo alcuni il suo nome viene da Licosa, punta di un piccolo promontorio del salernitano davanti alla quale passò la nave di Ulisse. Secondo altri viene invece da Leuca e il vero nome della sirena sarebbe Leucasia. Intorno alle due località circolano leggende diverse. In Campania Leucosia, disperata per non esser riuscita a stregare l’eroe (che aveva fatto ricorso al celebre stratagemma della cera nelle orecchie dei compagni e delle funi intorno al proprio corpo) si pietrificò in scoglio. In Puglia il mito è più articolato : Leucasia un giorno si lascia attirare dalle note dello zufolo che Melisso, un pastorello, suona su uno scoglio. Emersa, la sirena si offre al giovanetto che però rifiuta per restare fedele alla sua Arìstula. Offesa dal rifiuto, Leucasia giura vendetta. Quando un altro giorno finalmente scorge i due innamorati abbracciati sullo stesso scoglio, scatena a colpi di coda una gran tempesta che risucchia in mare i due innamorati.  A tempesta finita i corpi di Melisso e Arìstula giacciono senza vita sulle punte opposte di una piccola insenatura. Impietosita, interviene Minerva che consacra all’eternità le due spoglie trasformandole in scogli (oggi Punta Meliso e Punta Ristola) ; anche Leucasia diventa scoglio, ma per effetto del rimorso. Quella di Leucasia non è l’unica leggenda pugliese a base di sirene. A Vieste si racconta la leggenda di Pizzomunno, che è anche il nome del monolite alto circa 25 metri che si leva all’inizio della spiaggia detta Castello. Pure qui un comune mortale (Pizzomunno, un giovane pescatore) osa fare il prezioso con le sirene per fedeltà all’amata (Cristalda). Pronta la vendetta delle ninfe che, una sera, mentre Cristalda sta ad aspettare l’amato su un uno scoglio, la rapiscono trascinandola nei loro nascondigli. Pietrificato dal dolore, Pizzomunno si tramuta nel celebre monolite. E infine la leggenda di una giovane sposa tarantina che un giorno, durante l’assenza del marito (il solito pescatore), si lascia sedurre da altro pretendente. Indignato, il marito carica la sposa sulla barca, la porta al largo e la spinge in acqua. Impietosite, le sirene accolgono la bellissima ragazza e la eleggono a loro regina col nome di Skuma (schiuma). Ma ecco il pescatore pentirsi del gesto e invocare il ritorno dell’amata. Vi riuscirà grazie all’intervento di una fata, che gli suggerisce come rubare alle sirene il fiore di corallo che adorna il loro giardino acquatico.
 
Italo Interesse
 
 


Pubblicato il 3 Gennaio 2012

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